FOOTBALL PORTRAITS - Totti, Roma capitan mundi
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di CHRISTIAN GIORDANO ©
di CHRISTIAN GIORDANO ©
Guerin Sportivo © n. 27, 7 luglio 2009
IO E ROMA
Uno di loro. Francesco Totti non è solo il più grande giocatore, e l’uomo dei record, nella storia della Roma. È di Roma, è la Roma, è Roma.
Ha pagato, e paga, questa seconda pelle vincendo, e guadagnando, molto meno di quanto avrebbe potuto. Ma è anche, se non soprattutto, per questo che è diventato un simbolo, un emblema, un totem. Della Roma, di Roma, della romanità, che è, sopra ogni altra cosa, un modo di essere, di sentire, di vivere. Costi quel che costi.
Soldi, successo e fama non l’hanno cambiato. È rimasto lo stesso ragazzo di borgata di sempre: dice quello che pensa e non si è montato la testa. Ha la battuta pronta e un cuore grande così. Ogni tanto la fa fuori dal vaso, come quando, anziché dal più familiare Ponentino, si lascia trasportare dal “vento del Nord”; o da quello dell’appartenenza: «V’ho purgato ancora».
Tanta “romanità” però ha anche delle controindicazioni. L’ultimo gladiatore vive in una gabbia dorata. Fuori della tratta Trigoria-superattico in centro (a Casal Palocco, nella villa con piscina, ha i genitori), non può uscire, fare una passeggiata senza che questa si trasformi in evento.
Dopo la rottura con l’agente Franco Zavaglia, di lui si occupano il fratello Riccardo, col quale ha fondato la Number Ten (marketing e allestimenti), e il massaggiatore-confidente Vito Scala, uomo-ombra nella Roma e, ai tempi, in nazionale.
La sua Roma di bambino è il quartiere Appio Latino, via Vetulonia, nei pressi di Porta Metronia. Dove la capitale non è più centro e non è ancora periferia. È lì che nasce, il 27 settembre 1976, e cresce.
A dieci mesi già cammina e in spiaggia, a Porto San Giorgio, calcia un pallone di plastica. Quello di cuoio arriva a un anno. A cinque palleggia, «ma a casa non ha mai rotto niente» giura mamma Fiorella. Che è un predestinato si capisce quando papà Enzo, «per farlo divertire», lo accompagna a un torneo estivo a Torvaianica. “Checco” entra, fa due gol e si porta a casa la coppa per il più piccolo.
Nel 1983, a sette anni, la prima squadretta di quartiere (San Giovanni): la Fortitudo, sotto le cure di Trillò. Dall’anno dopo gioca centrocampista nella Smit Trastevere, guidata da Pergolati e Paolucci. A 10 anni è alla Lodigiani, dove lo formano calcisticamente prima Mastropiero poi l’esperto Emidio Neroni. Una stagione negli Esordienti, due nei Giovanissimi e poi il passaggio alla squadra del cuore. La Roma.
Leggenda vuole che la Lodigiani fosse già in parola con la Lazio, ma la Roma la spuntò grazie agli osservatori Lupi, Gildo Giannini e Maldera e ai buoni uffici di Bruno Ripani, mobiliere di via Vetulonia amico dei Viola, dello stesso Giannini Sr (padre di Giuseppe) e di Stefano Caira, oggi dirigente giallorosso e ai tempi in Figc.
Oltre al tifo della signora Fiorella e del campioncino non ancora 13enne: «Alla Lazio mai e poi mai». Nel calcio, perlomeno. Perché, come ha raccontato il vicepresidente biancoceleste Roberto Pressi, «Totti da ragazzino ha fatto nuoto per due anni nella polisportiva Lazio».
IO E LA ROMA
In giallorosso, passa dai Giovanissimi Romani di Franco Superchi ai Giovanissimi Regionali di Carnevali. A Natale del 1990, al presidente Dino Viola parlano tanto bene di quel «centrocampista biondino che segna gol a raffica» e stringendogli la mano il presidente gli dice: «Mi dicono che sei bravo, continua così e a sedici anni ti farò esordire in Serie A».
L’Ingegnere sarà buon profeta ma non farà in tempo a godersi la scena. Il 28 marzo 1993, a 5’ dalla fine di Brescia-Roma 0-2. «Scàldati», gli intima Vujadin Boskov, e Francesco niente: pensava dicesse a Muzzi. Invece, il suo sogno di bambino, e l’immediata convocazione nella Under 17, sono già realtà.
A lanciarlo da titolare, sempre contro la Sampdoria, è invece il romano e romanista Carlo Mazzone: il 16 dicembre 1993 in Coppa Italia (Roma eliminata ai rigori) e il 27 febbraio 1994 in campionato. Perché non si bruciasse, niente interviste: «A France’, vatte a fa’ ‘na doccia».
Il 4 settembre 1994, firma il primo contratto, a 60 milioni di lire l’anno. Il mal sopportato soprannome Pupone nasce allora. Dal campionato successivo ha il posto fisso. Nel ‘96 Giannini lascia la Roma e lo indica come suo erede. Quella però è anche l’infausta stagione di Carlos Bianchi, l’allenatore che vorrebbe prestarlo alla Sampdoria per fargli fare le ossa e farlo crescere in un ambiente meno protettivo e insieme oppressivo. O magari cederlo all’Ajax per Jari Litmanen. Apriti cielo. A Totti, che nel confronto diretto con il finlandese al Torneo “Città di Roma” segnò e fece esplodere l’Olimpico, Franco Sensi prolunga il contratto fino al 2003. E “Bianci”, in crisi di risultati e ancora oggi tacciato di lesa maestà, viene rispedito in Argentina.
Nel 1997 ecco Zdenek Zeman, per Totti - che con lui mette su muscoli - un altro maestro. Nel 4-3-3 del boemo diventa centravanti tattico, esperienza che gli tornerà utile anche da prima punta nel 4-3-2-1 cucitogli addosso da Luciano Spalletti. Ruolo che lo porterà a vincere, con 26 gol nel 2006-07, la Scarpa d’oro di miglior marcatore europeo.
Il 31 ottobre 1998, Aldair gli cede la fascia di capitano. Il 9 maggio 2001 rinnova fino al 2005 per 50 miliardi di lire netti, diritti di immagine esclusi. Il 17 giugno dello stesso anno festeggia lo scudetto, il terzo della storia giallorossa.
Nella primavera 2005 altro rinnovo: fino al 2010, a 5,8 milioni di euro a stagione, unico a sforare il salary-cup di 2,5 fissato dalla società.
Eccezione giustificata per il recordman del club per presenze (507) e reti (205) totali, in campionato (395 e 165), nelle coppe europee (66 e 22) e in azzurro (58 e 9) nonché il romanista con più derby giocati (24).
IO E LA NAZIONALE
Tutti ricordano, di Totti, l’addio alla nazionale e le relative polemiche, pochissimi quel che, in azzurro, ha ottenuto: Mondiale 2006, titolo europeo con l’Under 21 (1996) e due finali perse, con l’Under 18 (1995) e la selezione maggiore (2000), oro e premio di Miglior giocatore con l’Under 23 ai Giochi del Mediterraneo 1997. Scusate se è poco.
Nelle giovanili, sempre contro la Spagna, ha segnato nella sconfitta (4-1) dell’U18 e, l’anno dopo, il vantaggio nella vittoria, ai rigori, dall’U21. E nel 5-1 alla Turchia, ai Giochi del Mediterraneo, ha firmato una doppietta.
Senza tirar fuori i soliti rigori celebri - lo “scavetto” a van der Sar o quello al 95’ all’Australia -, e questo sarebbe il campione «mai decisivo» in azzurro? Per chi giudica dai numeri senza interpretarli, allora sì: 9 reti in 58 presenze sono briciole per il recordman, nella Roma, di gol e partite in campionato e nelle coppe.
Attaccato alla maglia purché giallorossa, le malelingue. Accusa risibile per uno che, per il Mondiale, ha recuperato in due mesi e mezzo dalla caviglia sinistra fratturata il 19 febbraio contro l’empolese Vanigli. Lippi lo ha aspettato, lui ci ha messo il resto. Fatti, non parole.
Quelle che più gli hanno dato fastidio, però, non le ha dimenticate: «Hanno detto che ero zoppo, che giocavo con la sedia a rotelle. Ricordo cosa mi è arrivato da certa stampa del nord. Quando hanno smesso (con l’azzurro, ndr) giocatori importanti come Maldini e Baggio, non mi ricordo un anno di critiche continue. Ormai ero un capro espiatorio».
Un amore finito male, forse mai realmente sbocciato, ma anche bello e litigarello. Sin dagli inizi.
Nel 1998, nonostante l’ottima stagione, Cesare Maldini non lo porta al mondiale di Francia. Con Dino Zoff invece debutta subito, il 10 ottobre a Udine per le qualificazioni europee, Italia-Svizzera 2-0. Il primo gol arriva il 26 aprile 2000, a Reggio Calabria, Italia-Portogallo 2-0.
La consacrazione internazionale coincide con Euro2000, e non solo per i gol a Belgio e Romania o per il leggendario «Mo’ je faccio er cucchiaio». Il primo mondiale è col Trap nel 2002. Avventura con finale tragicomico agli ottavi contro la Corea del Sud. L’Italia grida alla congiura, ma Totti sbaglia andandosi a cercare, all’italiana, un fallo che non c’è. Ingenuità che porta Byron Moreno – più inetto che corrotto – al secondo giallo.
Ancora peggio farà a Portogallo 2004, cadendo nel trappolone di Christian Poulsen. Un provocatore che a suon di calcetti, insulti e gomitate lo indusse allo storico sputo, è il caso di dirlo, in Eurovisione. E che ci fosse del marcio, in Danimarca, si capirà dopo, scoprendo che al fantasista un’emittente danese aveva dedicato una telecamera personalizzata. Come facevano a sapere che qualcosa l’avrebbe combinata? La spedizione, nata male con le incaute dichiarazioni di Giovanni Trapattoni che mai aveva caricato tante aspettative su un giocatore, finisce come peggio non si poteva: in appello, la Federcalcio affida la difesa all’avvocato Giulia Bongiorno. Totti prende tre giornate anziché le quattro richieste.
IO E L'AMORE
La sua prima ragazza, nel 1996, è Marzia Silvestri, pallavolista del Casal de’ Pazzi, serie B1. Restano fidanzati per un po’, con lui che va spesso a vedere gli allenamenti di lei. Il primo flirt “mediatico”, durato due anni e due mesi, è con Maria Mazza, 24 anni, napoletana, ex ballerina di Domenica in, oggi attrice al cinema e conduttrice tv sul satellite.
Prima di mettere su famiglia con Ilary Blasi, il suo amore più grande era la nipotina Giulia. Totti adora i bambini, ne ha due (Cristian, senza l’acca, e Chanel) e ne vorrebbe almeno quattro, un altro maschio e un’altra femmina. L’ex letterina di Passaparola per ora nicchia.
Francesco l’ha conosciuta in un disco-pub e le ha regalato un biglietto-omaggio per il derby. E a lei, laziale da sempre, dedicò la storica T-shirt con scritto «6 unica» esibita dopo un gol da lui segnato alla Lazio.
France’ & Ilary, i Beckham de’ noantri. Meglio di loro, nel glamour-business, solo gli inglesi: i Beckham originali, i Rooney, i Gerrard e i Cole (Ashley, non Joe). I coniugi Totti hanno fondato la linea di abbigliamento Never Without You, doppiato i Simpson e pubblicizzato la Comete Gioielli. Insieme, infatti, spopolano negli spot. Soprattutto quelli dove i due interpretano se stessi, non come superstar bensì come persone comuni occupate nelle faccende di tutti i giorni.
IO E L PUBBLICITÀ
La Nike, che per certe cose ha fiuto, sceglie il “brand” Totti già dal 1998. Al 2005 risale invece il passaggio alla Diadora, marchio per cui raccoglie il testimonial da Roberto Baggio. Nel 2002 la Fiat sceglie lui e non gli idoli di casa, i campioni juventini, per pubblicizzare il lancio della Stilo. Con stelle quali Beckham, Roberto Carlos, Ronaldinho e altri gira invece il celebre commercial dei gladiatori per la Pepsi e un video girato a Trigoria dal regista Gabriele Muccino. Appassionato di PlayStation, diventa ben volentieri l’uomo-copertina di Fifa Football 2002 della EA Sport.
Per la Roma, a fine Anni 90, ha prestato la propria immagine per pubblicizzare la carta di credito AS Roma della American Express.
Con l’avvento di Sky, è protagonista con altri campioni dei promo per il mondiale tedesco e i campionati di Serie A. In occasione di Germania 2006 è stato testimonial Pringless e Vodafone. A settembre, dopo la vittoria di Berlino, negli spot della compagnia telefonica a Totti si è aggiunto il compagno di nazionale Gennaro Gattuso. Poi è toccato a Ilary.
Risale al 2007 il cameo nel film (uscito a gennaio 2008) “L’allenatore nel pallone 2”, remake in cui interpreta la parte di avvocato difensore. Nel 2008 è comparso nella seconda serie della fiction “I Cesaroni” di Canale 5.
Per Mediaset ha partecipato anche al programma “C’è posta per te”, al reality show Grande Fratello 8 e a una puntata di Paperissima.
IO E LA BENEFICENZA
Totti, però, non è solo pallone e show-biz. Anzi. Nel Gotha calcistico che spesso fa beneficenza più per immagine che per convenienza, lui è uno dei più veri. Ambasciatore Unicef, ha pubblicato due libri di barzellette (su di sé), una guida calcistica e per finanziare progetti Unicef e del Comune di Roma. Lo stesso è accaduto, nel dicembre 2007, con il libro (più dvd) “La mia vita, i miei gol”.
Il matrimonio con Ilary, celebrato il 19 giugno 2005, è stato trasmesso in diretta televisiva da Sky Tg24 e seguito da oltre 1.300.000 spettatori. I diritti tv pagati dall’emittente satellitare (circa 240.000 euro) sono stati devoluti al canile di Porta Portese per l’acquisto di un’autoambulanza per il soccorso dei cani e per altri progetti.
Su Topolino del 16 gennaio 2008 è uscita una storia in cui appare “Papertotti”, personaggio ispirato al campione che, come compenso, ha chiesto abbonamenti al settimanale di fumetti per migliaia di bambini.
Il 12 maggio 2008, era testimonial della Partita del Cuore giocata tra la nazionale cantanti e la rappresentativa Numeri Uno per raccogliere fondi da destinare alla costruzione di un Campus Produttivo della Legalità e della Solidarietà.
Il 29 maggio scorso ha partecipato a Stars for Charity, gara di poker fra vip in favore dei terremotati d’Abruzzo.
Nell’ambito del progetto «Il calcio adotta i bambini abbandonati», di cui è promotore, ha adottato a distanza undici bambini di Nairobi che verranno tesserati nella sua scuola calcio. Il Pupone è diventato grande. In campo, ma soprattutto fuori.
CHRISTIAN GIORDANO, Guerin Sportivo n. 27, 7 luglio 2009
La scheda di Francesco Totti
Nato: 27 settembre 1976 a Roma
Statura e peso: 1,80 x 80 kg
Ruolo: attaccante
Giovanili: Fortitudo (1983-84), Smit Trastevere (1984-86), Lodigiani (1986-89), Roma (1989-92)
Club: Roma (1992-)
Esordio in Serie A: 28-3-1993, Brescia-Roma 0-2
Primo gol in Serie A: 4 settembre 1994, Roma-Foggia 1-1
Esordio in nazionale :Udine, 10-10-1998, Italia-Svizzera 2-0
Primo gol in nazionale: Reggio Calabria, 26-4-2000, Italia-Portogallo 2-0
Palmarès giovanili: Scudetto Primvera (1990), campionato Allievi nazionali (1993), Coppa Italia Primavera (1994)
Palmarès nel club: Scudetto (Roma, 2001), 2 Supercoppe Italiane (Roma, 2001, 2007), 2 Coppe Italia (2007, 2008),
Palmarès in nazionale: Europeo Under 21 (1996), Giochi del Mediterraneo (1997), Mondiale (2006)
Riconoscimenti: capocannoniere Serie A e Scarpa d’oro europea (2007, 26 gol), 2 Guerin d’oro (1998, 2004)
Scadenza contratto: 2010
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