Non mollare, Andrew Howe


GIOVEDÌ 28 LUGLIO 2011

Quella rabbia di Osaka 2007, 8.47 e argento mondiale nel lungo, non l'abbiamo più rivista. Come non abbiamo più rivisto quell'Andrew Howe.  Forse il sorriso più bello e pulito della nostra atletica, di sicuro uno dei suoi talenti più puri. E sfortunati.

A un mese dai Mondiali sudcoreani di Daegu e a un anno da Londra 2012, si è chiuso, in allenamento a Rieti, il quadriennio nero di Andrew Howe.

Rottura subtotale del tendine d'Achille sinistro, lo stesso operato nel 2009, ma in un altro punto. 

L'ultima stazione di un calvario cominciato il 22 giugno 2008 ad Annecy, in Coppa Europa: sui 200, a metà rettilineo, un infortunio muscolare lo costringe a un 20"88 chiuso quasi al passo. 

Stop alla preparazione e, due mesi dopo, solo 7.81 nel lungo e finale mancata ai Giochi di Pechino. 

Il 2009 è l'anno più buio. A febbraio, nel lungo a Mosca, lesione al bicipite femorale destro e addio Mondiali di Berlino. Il primo settembre, a Turku, in Finlandia, il professor Orawa gli rimuove lo sperone osseo. 

In tempo ma non in forma per gli Europei di Barcellona: quinto posto nel lungo con 8.12.

Oggi, quel tendine, lo hanno rioperato a Perugia i professor Cerulli e Caraffa per restituirci il vero Howe. A 26 anni, decida lui con mamma Renée, che lo ha sempre gestito e allenato, se da ex promessa del lungo o sprinter ritrovato. Del mini-Bolt italiano è cresciuto il personaggio, non i suoi i tempi: il suo 20.28" sui 200 è del 2004.

Ora lo aspetta il salto più difficile. Jury Chechi ce l'ha fatta, adesso tocca a Andrew tornare a volare.

PER SKY SPORT 24 ©, CHRISTIAN GIORDANO ©
giovedì 28 luglio 2011

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