Fidel e la Revolución nello sport

“Hasta la victoria siempre”. Parlava di “patria o muerte” il suo amico Che Guevara. Ma Fidel castro che del Che fu amico e companero, il grido di battaglia l’ha applicato anche allo sport. Perché lo sprt c’è sempre stato. Un amore ricambiato, e non sempre disinteressato. Perché la Revolución, dell’educazione fisica, ha reso la sua Cuba un modello vincente nel baseball, nel volley, nell’atletica e nella boxe.

Il primo idolo del pueblo fu il peso massimo Téofilo Stevenson. “Cosa valgono 5 milioni di dollari quando ho l’affetto di otto milioni di cubani?”, così il tre volte olimpionico (a Monaco ’72, Montreal ’76 e Mosca ’80) restò dilettante. Con il contro-boicottaggio comunista a Los Angeles ’84, il padre della Revolución gli spezzò il sogno del quarto oro ai Giochi, ma poi lo nominò allenatore del programma statale di pugilato e gli donò una villa.

È sempre stato generoso con i campioni, Fidel. Purché la pensassero come lui. Con maradona, che il Che l’ha tatuato addosso, il feeling è stato immediato. Ed è a Fidel che Diego deve la vita. Castro gli ha messo a disposizione i migliori specialisti de L’Avana. E lo stesso ha fatto con il comune amico Hugo Chávez, il presidente del Venezuela con cui vide in tv la grande Copa América 2011 de La Vinotinto.

È stato invece un po’ meno cordiale con i tanti atleti cubani che hanno approfittato delle trasferte per non tornare più a Cuba. Tra questi la nostra Tai Agüero. Poco prima di pechino 2008 l’azzurra del volley rischiò l’arresto pur di rientrare nel Paese suo e della madre malata. Il visto d’ingresso alla fine arrivò, ma troppo tardi. Hasta la victoria, Fidel.
PER SKY SPORT 24, CHRISTIAN GIORDANO (2 dicembre 2011)


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