FOOTBALL PORTRAITS - Io Balo da solo (2013)


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di CHRISTIAN GIORDANO ©
Guerin Sportivo © (febbraio 2013)

Un bambino. Mario Balotelli non ha potuto esserlo quando doveva, lo è ora che non può più. «Hungry e foolish» non per editto di marketing, ma per diritto naturale. Ancestrale. Non facili i suoi primi due anni. La metà in ospedale per interventi all'intestino il cui ricordo gli marca, oggi, la tartaruga scolpita; la povertà; l'abbandono da parte dei genitori naturali, ma anche l'amore infinito di quelli d'affido. Tutto, e molto altro, scoppiato in lacrime nell'abbraccio con “mamma” Silvia dopo la doppietta in semifinale alla Germania a Euro2012. Un pianto diverso da quello triste, solitario y final dello 0-4 con la Spagna. E già storia. Del calcio e di un potenziale fuoriclasse nato per dividere. Io Balo da solo.

NERO ITALIANO

Mario Balotelli non è un «nuovo italiano». È italiano. Di passaporto, dal 18° anno di età. Quando, per la legge 91 del 5 febbraio 1992, poiché l'affido non era stato convertito in adozione, ottiene la cittadinanza. Conferitagli il 13 agosto 2008 con una cerimonia ufficiale nella quale il sindaco di Concesio (Brescia), Diego Peli, gli consegna la carta d'identità. «Sono italiano, mi sento italiano, giocherò sempre con la nazionale italiana», dirà Mario, che due anni dopo, il 10 agosto, ci esordirà, assieme al Ct Prandelli, all'Upton Park di Londra perdendo 1-0 con la Costa d'Avorio.

PALERMO, GHANA

Mario Barwuah è nato a Palermo, quartiere Borgo Nuovo, il 12 agosto 1990 da immigrati ghaniani (non “ghanesi”) di Konongo. Ogni weekend, papà Thomas si fa le 12 ore di treno notturno per lavori manuali con cui mantenere Rose, la primogenita Abigail e Mario. Nato tre anni dopo, racconta papà Thomas, «con gravi deficienze intestinali. I dottori temevano per la sua vita e così lo facemmo battezzare in ospedale, nel caso non ce l'avesse fatta. Per un anno abbiamo avuto paura di perderlo. Eravamo così orgogliosi del nostro primo maschio, ma dovevamo considerare l'eventualità che potesse morire». 

Mario è un lottatore, e in due anni migliora. Intanto i Barwuah si sono trasferiti a Bagnolo Mella, il paese di Eugenio Corini e polo per tanti immigranti africani a 15 km da Brescia, dove avranno altri due figli, Enoch e Angel. Nell'autunno 1991 la vita di Mario svolta grazie alla famiglia di Francesco (Franco) Balotelli e Silvia Nostro, che l'anno dopo ne ottiene l'affido, poi rinnovato ogni due anni fino alla maggiore età perché i genitori naturali non daranno mai l'assenso all'adozione. «All'inizio non eravamo sicuri – continua Thomas – ma poi abbiamo deciso che forse era un bene per Mario. Lo vedevamo ogni settimana e andavamo tutti d'accordo».

NUOVA VITA

A Concesio, Mario trova una casa e altri tre fratelli: Giovanni, Corrado e Cristina. I Balotelli, soprattutto “mamma” Silvia che per lui avrebbe preferito il basket, si sono arresi all'unica passione di Mario. «Già dai sei, sette anni aveva richieste – ricorda Giovanni – Era venuta l'Atalanta (poi il Brescia e il Chievo, ndr), ma noi non ce la sentivamo di passarlo subito al professionismo». 

La seconda svolta arriva nel 2001 al Lumezzane, dove lo allena Giovanni Valenti, amico di Giovanni Balotelli. Valenti capisce subito che uno così passa una volta nella vita: «Non dicevo diventa un giocatore di sicuro, però facevo una domanda: se non diventa giocatore lui, chi diventa giocatore? Incontravamo l'Inter, il Milan, l'Atalanta, il Chievo, l'Hellas Verona. Nessuno aveva un giocatore forte come lui. L'unione delle capacità tecniche e atletiche lo rendeva unico. Si divertiva a provare tutto, anche in partita. C'è stato un periodo in cui gli era venuta la fissazione per la rovesciata. In ogni partita lui “doveva” fare una rovesciata. Se non capitava su un cross, si metteva a palleggiare fino a quando non faceva la rovesciata. Poi magari la palla andava in fallo laterale. E lui era contento ché aveva fatto la rovesciata». Fondamentale poi affinato, specie nei finali. Sua quella del 4-3 all'89' sulla Cisco Roma (doppietta dopo punizione all'incrocio al portiere Umberto Previti, figlio di Cesare) che trascinò l'Inter Primavera di Vincenzo Esposito ai quarti del Viareggio 2008. E sua quella appoggiandosi a John O'Shea, che ancora si sogna lo 0-2 al 90' di Italia-Irlanda all'Europeo.

La “cilena” non l'unico colpo che Mario “rubava” ai campioni visti in tv. «Ci passava ore e ore – ricorda Giovanni – Al posto di vedere i cartoni animati, guardava le videocassette: van Basten, Ronaldo, Maradona, Platini. Le conosceva a memoria. Poi andava giù in garage o al parco e cercava di imitarli». Andrea Rolfi, con lui al “Lume”, non dimentica quella volta in cui «in un allenamento mi punta, facendomi l'elastico. Io non l'avevo mai visto e allora gli chiedo. E lui mi fa: “Lo fa Ronaldo e io mi ispiro a lui”». 

Come il Fenomeno, però, anche Mario spesso esagerava. «In doccia – prosegue Rolfi – iniziava a far pipì addosso a qualcun altro... Ecco, non è che fosse molto apprezzato questo scherzo. A volte non si accorgeva, non si rendeva conto del limite, e andava oltre».

SLIDING DOORS

Uno così non può restare al Lumezzane, all'epoca neanche la piccola provinciale di oggi. I Balotelli, imprenditori nel settore dell'energia solare e delle fonti alternative, non hanno bisogno che Mario li sistemi per generazioni e quindi paiono alieni nell'universo del calcio giovanile. Lo testimoniano le sliding doors che portano Mario all'Inter anziché al Barcellona, che a giugno 2006 lo terrà in prova nei Cadete B per il torneo organizzato dalla Penya Barcelonista Anguera; alla Fiorentina, cui il Lumezzane lo aveva già ceduto; al Bellinzona, nella vicina Svizzera, trasferimento che la famiglia aveva ormai definito nei dettagli.

Qui entrano in gioco Patrik Bastianelli, agente FIFA che per 380 mila euro lo porterà in prestito con diritto di riscatto all'Inter, e il suo avvocato Vittorio Rigo, specialista in diritto sportivo, che tutela gli interessi legali di Balotelli e di Mino Raiola, dal 2010 procuratore del giocatore. Nel 1992 il trentenne Rigo aveva tenuto una lezione forense a Bologna, e Corrado se n'era ricordato. Lo ha contattato, e su quell'empatia è nato un rapporto di fiducia che dura ancora oggi con l'intera famiglia Balotelli. Mario a Bastianelli era stato segnalato da Pierluigi Casiraghi e fu subito amore alla prima di Balotelli da pro: all'Euganeo, in C1, contro la capolista Padova, 2 aprile 2006. Con Mario che grazie alla deroga diventa, a 15 anni e 8 mesi, il più giovane esordiente nella storia della categoria.

Merito dell'allenatore Sandro Salvioni. Il giovedì era saltata per pioggia l'amichevole con una squadra locale, così «abbiam giocato un tempo contro la Berretti e uno con gli Allievi. Nel secondo, vedo 'sto ragazzo per cinque minuti. Ha fatto delle cose, quelle palle sopra, a scavalcare. E ho detto: “Ma chi è 'sto qua?” Son andato a chiedere al loro allenatore e ho detto: “Domani questo viene con me. Subito”. Tre giorni dopo, ha debuttato. È stato bravo, è entrato con grande personalità, con grande coraggio. Non ha avuto paura ad affrontare la situazione. Aveva 15 anni ma in campo ne dimostrava già 25, 26. Qualche settimana e ho dovuto metterlo fuori rosa: a scuola non andava bene, e aveva problemi di condotta. Era sempre il primo a uscire dopo l'allenamento. Tante volte veniva in bicicletta. Faceva 5-6 km e poi andava all'oratorio a giocare coi suoi amici. Perché se veniva suo fratello con la macchina, lo portava a casa a studiare. E a fine campionato è andato al provino col Barcellona».

SENZA BARÇA

Tutto nacque da un dvd inviato al club. «Ci sarebbe piaciuto far vivere a Mario un'esperienza all'estero già quando era molto giovane, un'esperienza di vita – spiega Giovanni – Ci siamo messi in contatto, abbiamo preso un albergo e fatto due o tre giorni a Barcellona. Mario in quei tre giorni ha dato spettacolo. È stato forse uno dei momenti migliori in cui l'ho visto giocare. C'era anche Thiago, il figlio di Mazinho. Mario era entusiasta. Poi non abbiamo mai capito la ragione per cui alla fine il Barcellona non era interessato. Pareva volessero puntare di più sui ragazzi spagnoli. E quindi dicevano: peccato che Mario non sia spagnolo». 

Era anche un minorenne extracomunitario in affido. E nonostante gli 8 gol in 3 partite, c'era stato il no del capo-scout Albert Benaiges, allora Coordinador del Futbol Base e oggi in Dubai: «Bravo, ma non un crack». Frase da titolo, da uno che ha scoperto e firmato Andrés Iniesta, ma vera: Balo era uno dei tanti, specialmente al Barça. «La realtà – ammette Corrado – è che dieci giorni dopo la nostra partenza Benaiges ci disse che Mario non interessava. Di soldi e contratti non si è mai parlato». Più impressionato era rimasto il Director della cantera, José Ramón Alexanco, ex capitano del “Dream Team” di Johan Cruijff: «Nella prima partita fu eccezionale, segnò cinque gol. Era un giocatore di livello, da Barça e potevamo prenderlo». 

NO VIOLA PARTY

Idem la Fiorentina. Pantaleo Corvino aveva chiuso col presidente del Lumezzane, Renzo Cavagna. «Fu il primo contratto quando arrivai, e posso dire di non aver visto male. Ma una volta fatto l'accordo con il Lumezzane a 800mila euro, mi incontrai coi familiari del ragazzo. La situazione era particolare, e volevano un contratto, un appartamento per farlo seguire dalla famiglia. Con il settore giovanile che andava ricostruito, non me la sentii. Non potevo presentarmi con un '90 che chiedeva tutte quelle cose. Mi resta il rammarico, ma anche il piacere, di essere arrivato per primo e sono contento per lui». A dirla tutta i Balotelli non ci stavano a situazioni tipo: tra un mese vai in ritiro a Firenze. Il 15enne Mario non era un pacco, e l'ultima parola sul trasferimento era la loro. Il club invece voleva che i ragazzi “forestieri” seguissero il sistema di tutoring interno, senza interferenze esterne.

Strada intrapresa, ma a un'ora da Concesio, anche all'Inter dal direttore del settore giovanile, Piero Ausilio: «Mario è stato inserito nella squadra Allievi perché volevamo che iniziasse il percorso dalla base, con ragazzi della sua età». Mario si sfoga chiamando Salvioni: “Mister, mi fanno giocare negli Allievi. E quello: “Stai tranquillo. Aspetta, dagli il tempo di conoscerti. Poi vedrai”». Gli daranno ragione prima l'allenatore Daniele Bernazzani: «Un attaccante completo come io, a quell'età, non avevo mai visto»; e poi lo stesso Ausilio: «Dopo solo sei mesi lo abbiamo proposto con la Primavera, dove giocavano ragazzi di tre anni più grandi di lui. E anche lì si è inserito subito con grandissima personalità e faceva la differenza. Un po' perché era bravo tecnicamente, un po' perché fisicamente era già sviluppato». All'improvviso. Perché, ricorda Rolfi, al “Lume” «non era altissimo, quando poi è passato agli Allievi dell'Inter è cresciuto fino a quasi uno novanta».

TurboMario sboccia e muore lì. Del successivo, presunto “Bad Boy”, invece, si sa pure troppo, spesso ma non sempre per colpa sua. Alla sua età, però, neanche Lionel Messi, ha vinto – incidendo – quanto lui. All'Inter anche “contro” Mourinho e una fetta di spogliatoio. Al Manchester City del suo padre putativo Roberto Mancini. Con l'Under 21 del suo mentore Casiraghi, s'è fermato in semifinale contro il muro Manuel Neuer, poi abbattuto con la doppietta nell'Euro dei grandi. Altro sogno finito in lacrime. Gli resta quello di bambino: vincere il Mondiale. Sarebbe bello. Perché i neri italiani esistono. Anche se non ci fanno vincere.
CHRISTIAN GIORDANO ©
Guerin Sportivo © (febbraio 2013)

La scheda di Mario Balotelli
Nato: Palermo, 12 agosto 1990
Ruolo: attaccante
Giovanili: Mompiano, San Bartolomeo, Mompiano, Pavoniana; Lumezzane (2001-2005), Inter (Allievi Nazionali e Primavera 2006-07)
Club: Lumezzane (Serie C1, 2005-06), Inter (2007-2010), Manchester City (Inghilterra, 2010-gennaio 2013), Milan (gennaio 2013-)
Esordio in Serie A: 16 dicembre 2007, Cagliari-Inter 0-2 (90' per David Suazo)
Esordio in Nazionale A: 10 agosto 2010, Upton Park (Londra), Costa d'Avorio 1-0
Presenze (reti) in Nazionale A: 16 (5)
Presenze (reti) in Nazionale U21: 16 (6)
Palmarès giovanili: scudetto Primavera (Inter, 2006-07), Torneo di Viareggio “Coppa Carnevale” (Inter, 2008)
Palmarès da pro: 3 scudetti (2008, 2009, 2010), Coppa Italia 2010, Champions League (Inter 2010), Supercoppa italiana (Inter 2008); FA Cup (Manchester City, 2011), Premier League (Manchester City, 2012), Community Shield 2012;
Riconoscimenti: capocannoniere Coppa Italia 2007-08 (4 gol; ex aequo con Vincenzo Iaquinta e Julio Ricardo Cruz); European Golden Boy 2010; capocannoniere Europeo (3 gol; ex aequo con Mario Mundzukic, Mario Gomez, Cristiano Ronaldo, Alan Dzagoev, Fernando Torres)



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