FOOTBALL PORTRAITS - Parabéns, Galinho! (2013)
Il Pelé bianco. O Galinho. Zico.
Nessuno lo ha mai chiamato davvero per nome, Arthur Antunes Coimbra.
Papà portoghese di Tondela, emigrato a Rio de Janeiro da bambino. Cinque figli, tutti maschi, tutti flamenguistas. Lui stravede per Dida, quello "vero".
Edu gioca già nell'América di Rio quando si porta dietro il piccolino, o Galinho, in prova per una settimana. Poi un radiocronista amico di famiglia, Celso Garcia, lo porta al Fla. E il Galinho, che da piccolo esultava ai gol dei fratelli facendo il verso del galletto perché quella parola, gol, non riusciva proprio a dirla, è già un fenomeno.
Del diminutivo - Arthurinho, o Arturzico - è rimasto il suffisso: Zico, per tutti, per sempre. È stato Maradona e Platini nell'èra di Maradona e Platini. L'idolo di Roby Baggio, cresciuto guardandolo tirare le punizioni. Ore e ore a mirare le maglie appese all'incrocio. Perfetto in tutto. L'unico vero diez della Seleção dopo Pelé.
Ha portato il Mengão in cima al mondo. Ci ha provato anche col Brasile. Per tre volte. Ad Argentina '78 non aveva la squadra. Ce l'aveva a Spagna '82 ma insieme con la maglia Claudio Gentile gli strappò il sogno. A Messico '86 sbagliò il rigore della vita. Come Roby Baggio a USA '94.
Quando a trent'anni sbarcò a Udine sembrava - anzi: era - un marziano. «Zico o Austria» gridava - e scriveva - la piazza. Durò neanche due stagioni, ma per sempre. Il Pelé bianco. O Galinho. Zico.
PER SKY SPORT 24, CHRISTIAN GIORDANO
3 marzo 2013
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