FOOTBALL PORTRAITS - Ciao Becks, bend & brand
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Bend e brand. Sono le parole magiche che meglio raccontano, nel bene e nel male, le 718 partite da professionista del calciatore peggio valutato e meglio pagato d'ogni epoca. Sottovalutato nel rendimento in campo. Sopravvalutato da chi, abbagliato da glamour e marketing, pretendeva che risolvesse da solo le partite. David Beckham è stato, sempre e prima di tutto, un giocatore. Un giocatore vero, di squadra. Un campione. Non un fuoriclasse.
Bend it like Beckham. Per quel suo modo unico di calciare curvo col destro, piegando l'interno-piede per punizioni e cross perfetti. Il suo marchio di fabbrica, un brand, appunto, che l'adolescente Keira Knightley ha trasformato in cult-movie per ragazzine di tutto il mondo.
Ma lì Becks, o Spice Boy, per il matrimonio del secolo con l'ex Spice Girl Victoria Adams, era già un'icona globale. Ne aveva fatta di strada il ragazzino londinese di Leytonstone. Nel 1992, era uno dei Fergie Fledglings (i Pulcini di Ferguson) che avevano appena messo le ali battendo in finale della FA Cup giovanile il Crystal Palace. In quella squadra c'erano Scholes, Giggs, Butt e i fratelli Gary e Phil Neville. Fergie e Scholes si sono appena ritirati. Giggs giocherà un altro anno. A Gary Neville ha rilasciato l'intervista dell'addio.
Se ne va al top, da vincente, quale è sempre stato. Allo United come al Real Madrid. Ai Los Angeles Galaxy come al Paris Saint-Germain. Ha segnato da centrocampo, al Wimbledon nell'agosto '96 e a fine stagione s'è preso il 7 che fu di Best, Robson e Cantona. Ha calciato, alla Beckham, i due cross della Champions '99 contro il Bayern. S'è preso una scarpa sul sopracciglio in una memorabile phonata di Sir Alex, figlio della working class che non gli ha mai perdonato quella moglie troppo posh.
In nazionale, 115 caps e momenti indimenticabili. Nel bene e nel male. Il 5-1 di Monaco alla Germania. La punizione alla Grecia. L'espulsione, a Francia 98, contro l'argentino Simeone. "Un idiota all'estero" titolarono i tabloid, da una popolare serie tv inglese. Poi il Milan, l'infortunio al tendine d'achille, le olimpiadi mancate nella sua Londra e infine la Ligue 1 col PSG. Il brand continua. Il bend ha detto stop. Bello lo è sempre stato, il difficile viene adesso.
Christian Giordano, Sky Sport 24
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