Marianne Vos: la piccola Cannibale (2013)



In Italia si svolge la gara a tappe più importante del ciclismo femminile, il Giro rosa, che partirà domani da Giovinazzo, in provincia di Bari e si concluderà il 7 luglio, a Cremona. Tutte le migliori atlete del mondo saranno al via di questa competizione di assoluto valore, ma la più forte, la più attesa, la più temuta, è ancora una volta lei, Marianne Vos, alla quale dedichiamo un ritratto speciale.

di Christian Giordano ©
Cycle magazine, 30 giugno 2013 

L’aspettavano da trent’anni il nuovo Merckx. Figuratevi le facce, in Belgio, quando han scoperto che è olandese e pure donna. Marianne Vos, la Cannibale. A 26 anni, forse già la più forte di sempre. Come il Cannibale.

KILLING ME SOFTLY

In gruppo t’accorgi subito del vento che spazza via un’epoca. Eddy Merckx era diverso, non era “umano”. A sentire Vittorio Adorni «Anquetil spuntava senza preavviso. Mortifero come una stilettata alla schiena. Il suo colpo di pedale era morbido, vellutato. Arrivava come un brusio e se ne andava rombando». Eddy no. «Merckx lo sentivi, lo avvertivi. Più che il rumore, segnali, sensazioni. La percezione che alle tue spalle c’era fermento, qualcosa che bolliva. Un’intuizione strisciante. Non il normale ronzio dei pedali, ma un tonfo sordo nell’atmosfera». Anche per Dino Zandegù, re al Fiandre nel ’67, «aveva un modo di pedalare diverso dal nostro». 

Marianne no: lei ti ammazza col sorriso. Dolce, languido come i suoi occhi chiari del Nord Brabante. È lì che è nata, a 's-Hertogenbosch, 80 km a sud di Amsterdam. Può pugnalarti in silenzio, alle spalle, alla Jacques. O scoppiarti in faccia, alla Eddy. Dove e quando serve. Pioggia o sole. Caldo o freddo. Sul passo come in volata, in salita o contro il tempo, in discesa o su strappetti da finisseur. Persino nel cross.

SPORT NAZIONALI

Prima però ha dovuto imparare. Ha cominciato col pattinaggio, in Olanda vero sport nazionale, mollato ai 14 anni per la mountain bike. A sei correva ma solo in allenamento con la squadretta del fratello, che ancora oggi la segue in camper con mamma e papà. Come quando, in vacanza, andavano a caccia di autografi. «Ho quelli di Indurain, Cipollini, Bettini, Ullrich, Riis. Anche di Armstrong, di cui non ero una gran tifosa: aspettai più di un’ora fuori dal suo pullman, non usciva mai. Quell’esperienza mi è servita».

Col senno di oggi, alcune di quelle firme valevano poco. Ma adesso che le chiedono a lei, Marianne non si nega mai: «So quanto siamo importanti per i tifosi. Per questo mi fermo sempre per una foto, un autografo. Li rendo felici». A otto anni, come da regolamento, le prime corse. A 15, nel 2002, i primi titoli nazionali: campione d’Olanda di MTB e su strada juniores; più il secondo posto a cronometro dietro Roxane Knetemann, figlia dell’occhialuto Gerrie iridato a Nürburg ’78 davanti a Francesco Moser.

Nel 2003 conserva il titolo MTB e il secondo posto nella crono, stavolta dietro Maxime Groenewgen e davanti a Knetemann, quarta.

Il 2004 è l’anno del primo successo internazionale nel ciclocross, arrivato battendo Birgit Hollmann e Arenda Grimberg, e del terzo titolo olandese consecutivo fra le juniores di MTB. Ma soprattutto della maglia iridata juniores a Verona. Sul podio anche l’azzurra Marta Bastianelli (argento) e l’altra olandese Ellen van Dijk, campione nazionale juniores in linea e a cronometro (Vos sempre terza). A 17 anni, alla prima stagione juniores, attacca in salita nell’ultimo dei 5 giri e va a vincere da sola. È nata “la” stella.

MONDO A COLORI

Quella con la maglia arcobaleno è la vera grande storia di Marianne. Con i colori dell’iride vince il campionato olandese 2005 su strada davanti alla campionessa uscente van Dijk, che però mantiene il titolo a cronometro battendo Groenewegen, con Vos ancora terza. Da senior finisce invece seconda nel cross dietro Daphny van den Brand e da junior vince il suo quarto titolo nazionale MTB. Il 2006 è l’anno della consacrazione globale. A Salisburgo, vince il suo primo Mondiale un mese dopo il quinquennale firmato con il team olandese DSB-Ballast Nedam. Con ancora nella mente l’argento juniores 2005 dietro la danese Mie Bekker Lacota, Vos torna a Salisburgo da senior per vincere. Resta in gruppo fino all’attacco di Nicole Cooke, sul secondo strappo, nel quinto dei sei giri. Solo Nicole Brändli e Vos rispondono. Judith Arndt prova a chiudere, Vos le prende la ruota e vengono riprese. Lo sprint se lo giocano in 15, ma lo vince lei. Marianne è campionessa del mondo a 19 anni. 
Una dinastia annunciata, ma di argenti.

LA FOSSA DI MARIANNE

Cinque in fila, quattro dietro un’azzurra: Marta Bastianelli (terza Giorgia Bronzini) a Stoccarda 2007, Tatiana Guderzo (bronzo a Noemi Cantele) a Mendrisio 2009, doppietta di Bronzini a Geelong 2010 e Copenhagen 2011. Destino beffardo per un’atleta che ha l’Italia nel cuore al punto da dominarne, da due anni, il Giro: 5 vittorie di tappa su 9 e finale in rosa nel 2011 e nel 2012. 

Il riscatto arc-en-ciel non poteva che arrivare in casa, a Valkenburg 2012. L’anno del secondo oro olimpico, il primo su strada dopo quello nella corsa a punti di Pechino 2008. 

Sulle sue strade Marianne ha vinto col sorriso, quasi identico a quello dei 5 anni sul gradino “sbagliato” del podio. «I primi cinque minuti era dura, volevo solo piangere. Ma la vincitrice meritava una bella premiazione, così tornavo a sorridere e pensavo all’anno prossimo. Oh, è solo ciclismo». Cannibale a chi?

CHRISTIAN GIORDANO ©

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