FOOTBALL PORTRAITS - Puyol si ritira, gràcies Carles

Gràcies, Carles. Diciassette anni, 15 stagioni in prima squadra e 21 trofei: tutto in due parole, catalanissime. “Grazie” perché quei riccioli sono stati l’icona di més que un capità del Barça più forte di sempre. E “Carles” perché la differenza col castigliano “Carlos” è tutta lì: in quella vocale, che è come un grido: di indipendenza, di identità, di appartenenza.

Tre i suoi numeri di maglia: 32, 24 e lo storico 5. Più di lui, in blaugrana, solo Xavi: 709 presenze, Puyol 593. Staccatissimo, a 549, il mito anni Settanta-Ottanta Migueli, poi altri due veterani di questo Barcellona, Victor Valdés a 530 e Andrés Iniesta a 492. Non c’erano alla sua conferenza d’addio, ma c’erano il suo successore Piqué e l’ex compagno Iván de la Peña, l’amico di una vita.

Con ancora due anni di contratto, l’ha risolto consensualmente dopo due stagioni di infortuni e altrettante operazioni, troppo pesanti anche per un guerriero come lui. Lascia, Puyol, perché non si sente più “da Barça”. Il suo Barça. Non giocherà, però, nella americana MLS, come invece Thierry Henry, altro suo ex compagno in blaugrana, Nesta, Di Vaio e tanti altri.

Ecco, l’Italia: gli è sempre piaciuta, ma l’ha solo sfiorata. A cento giorni dal mondiale se ne va con cento presenze nella Spagna campione di tutto e sei nella rappresentativa catalana. 

Di lui ricorderemo quell’orribile e innaturale incidente al braccio sinistro. I durissimi tackle chioma al vento. Quello stacco imperioso nella semifinale contro la Germania a Sudafrica 2010. E soprattutto la Champions League 2011 fatta alzare all’amico fraterno Éric Abidal, di nuovo in campo dopo il trapianto al fegato. 

Due vite in due parole, catalanissime: gràcies, Carles.
Per Sky Sport 24 ©, Christian Giordano © 
4 marzo 2014


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