Roubaix story, dal pioniere Fischer al poker di De Vlaeminck
L’Inferno del Nord nacque il 19 aprile 1896 e ha respinto fior di campioni. Nell’albo d’oro ci sono anche 13 vittorie italiane
di Paolo Marabini, Gazzetta dello Sport
Domenica si corre l’edizione numero 113 della Parigi-Roubaix, quella che per molti è considerata la madre di tutte le classiche. Una corsa spietata, massacrante, che vale una carriera. Una gara per duri , che sfugge a qualunque canone. Vinta da fior di campioni - da Fausto Coppi a Eddy Merckx - ma anche da corridori che hanno legato il loro nome solo alle pietre dell’Inferno del Nord.
MERITO DEL VELODROMO — L’idea di organizzare la Parigi-Roubaix venne a due patiti della pista, Theodore Vienne e Maurice Perez, dopo che nel 1895 avevano fatto costruire un velodromo tra gli abitati di Croix e Roubaix. L’anno dopo, per fare cassetta, pensarono a una corsa che partisse da Parigi per arrivare proprio nel velodromo. Louis Minart, capo-redattore del giornale sportivo Le Velo, e il suo braccio destro Victor Brayer, raccolsero l’invito di Vienne e Perez, rendendosi disponibili a curarne l’organizzazione. La pista venne però distrutta durante la Prima Guerra Mondiale. Dal 1919 la corsa ebbe varie sedi d’arrivo. Poi dal 1943 ad oggi, tranne che dal 1986 al 1988, l’arrivo è sempre stato sulla pista del Parc des Sports.
Domenica si corre l’edizione numero 113 della Parigi-Roubaix, quella che per molti è considerata la madre di tutte le classiche. Una corsa spietata, massacrante, che vale una carriera. Una gara per duri , che sfugge a qualunque canone. Vinta da fior di campioni - da Fausto Coppi a Eddy Merckx - ma anche da corridori che hanno legato il loro nome solo alle pietre dell’Inferno del Nord.
MERITO DEL VELODROMO — L’idea di organizzare la Parigi-Roubaix venne a due patiti della pista, Theodore Vienne e Maurice Perez, dopo che nel 1895 avevano fatto costruire un velodromo tra gli abitati di Croix e Roubaix. L’anno dopo, per fare cassetta, pensarono a una corsa che partisse da Parigi per arrivare proprio nel velodromo. Louis Minart, capo-redattore del giornale sportivo Le Velo, e il suo braccio destro Victor Brayer, raccolsero l’invito di Vienne e Perez, rendendosi disponibili a curarne l’organizzazione. La pista venne però distrutta durante la Prima Guerra Mondiale. Dal 1919 la corsa ebbe varie sedi d’arrivo. Poi dal 1943 ad oggi, tranne che dal 1986 al 1988, l’arrivo è sempre stato sulla pista del Parc des Sports.
FISCHER PRIMO VINCITORE — La prima edizione della Parigi-Roubaix si disputò il 19 aprile 1896. Il via davanti al ristorante Gillet, a Porte Maillot, alle 5.30, 109 iscritti e 55 partenti, di cui 48 “internazionali” e 7 amatori della circoscrizione di Lilla. Primo a tagliare il traguardo, dopo 280 km, il tedesco Josef Fischer, in 9 ore e 17 minuti (media 30,162 km orari). Vinse un premio in denaro di 1000 franchi, pari a sette volte il salario mensile di un minatore dell’epoca. Secondo il danese Charles Meyer, staccato di 25 minuti. Terzo posto per Maurice Garin: soltanto nel 2004 si scoprì che il corridore di origini valdostane, emigrato Oltralpe a 13 anni, aveva ottenuto la cittadinanza francese nel 1901, e non al raggiungimento del 18° anno di età, come sembrava all’epoca. Per cui, al fianco del suo nome, oggi compare la bandiera tricolore. Da francese, Garin vinse poi la prima edizione del Tour de France, nel 1903.
ITALIA A FORZA 13 — Undici nazioni hanno vinto almeno una volta la Parigi-Roubaix. Su 111 edizioni, il Belgio ne ha conquistate 55. Seguono: Francia con 28, Italia con 13, Olanda con 6, Svizzera con 4, Irlanda con 2, poi con 1 Germania, Lussemburgo, Svezia, Moldova e Australia. Le vittorie italiane portano la firma di Maurice Garin (1897 e 1898), Jules Rossi (1937), Serse Coppi (1949), Fausto Coppi (1950), Antonio Bevilacqua (1951), Felice Gimondi (1966), Francesco Moser (1978, 1979 e 1980), Franco Ballerini (1995 e 1998) e Andrea Tafi (1999), unico italiano ad aver vinto entrambe le classiche del pavé, cioè Fiandre e Roubaix.
IL PARI MERITO DI SERSE — Uno degli episodi più controversi nella storia della Roubaix è legato all’edizione del 1949, il solo caso - con la Liegi-Bastogne-Liegi del 1957 - di una grande classica che ha un ex-aequo sul gradino più alto del podio. Al comando c’erano André Mahé, Jesus-Jacques Moujica e Frans Leenen, che nei pressi del velodromo di Roubaix sbagliarono percorso su indicazione di un giudice per poi entrare nel velodromo da una porta secondaria. Mahé vinse su Leenen e Moujica, poi arrivò Georges Martin, che faceva parte a sua volta della fuga di testa. Quindi il gruppo, regolato da Serse Coppi, fratello di Fausto, il quale a fine gara chiese la squalifica dei 4 che lo avevano preceduto, in quanto avevano seguito il percorso sbagliato. La giuria assegnò a Serse la vittoria, ma sei mesi dopo Mahé verrà riabilitato e si decise per il pari merito.
IL VOLO DEL CANNIBALE — Nella storia della Roubaix, il massimo vantaggio tra il vincitore e il secondo classificato risale alla terza edizione, nel 1899: Maurice Garin, già a segno l’anno prima, tagliò il traguardo con 28’ sul francese Auguste Stephane. In altre tre edizioni il primo classificato ha concluso con un margine di oltre 20 minuti: nel 1901 (26’), nel 1896 (25’) e nel 1899 (23’21”). Negli ultimi 80 anni, il vantaggio massimo tra il primo e il secondo è di 5’21”, tempo che nel 1970 separò Eddy Merckx da Roger De Vlaeminck. Poi ci sono i 4’16” del 1998 fra Franco Ballerini e Andrea Tafi e i 4’08” del 1966 fra Felice Gimondi e l’olandese Jan Janssen.
PER UN PELO — La vittoria con il minimo scarto risale all’edizione 1990: dopo 7 ore, 37 minuti e 2 secondi gara, necessari per coprire i 265,5 km di gara, si giocarono il successo allo sprint i sei protagonisti della fuga decisiva, nata a 60 km dalla fine. E a spuntarla fu il belga Eddy Planckaert, che beffò il canadese Steve Bauer per un misero centimetro. I giudici impiegarono parecchi minuti per esaminare il photofinish e assegnare la Roubaix al corridore della Panasonic.
MONSIEUR ROUBAIX — Due soli corridori, entrambi belgi, hanno conquistato 4 volte la Roubaix: Roger De Vlaeminck (1972, 1974, 1975, 1977) e Tom Boonen (2005, 2008, 2009, 2012). Ma non è un caso che De Vlaeminck sia indiscutibilmente Monsieur Roubaix. Dal 1969 (fu 5° all’esordio) fino al 1982 non ha saltato una sola edizione. E se si eccettua il ritiro nel 1980 per caduta, non ha mai chiuso oltre il 7° posto, con 4 primi, 4 secondi e 1 terzo posto. De Vlaeminck è anche l’unico vincitore della Roubaix capace di laurearsi campione del mondo nel ciclocross. Undici sono invece le partecipazioni di Boonen (ha saltato solo l’edizione 2013), con 4 primi, 1 secondo e 1 terzo posto.
I FANTASTICI QUATTRO — Sono 14 i corridori che in carriera hanno abbinato la vittoria alla Roubaix al titolo mondiale. Ma solo 4 si sono imposti nella classica delle pietre con indosso la maglia iridata conquistata l’anno prima: i belgi Rik Van Looy (2 volte: 1961 e 1962) e Eddy Merckx (1968), Francesco Moser (1978) e il francese Bernard Hinault (1981). In 3, invece, hanno vinto il Mondiale nella stessa stagione del successo alla Roubaix: lo stesso Rik Van Looy (1961) e gli altri belgi Johan Museeuw (1996) e Tom Boonen (2005).
HINAULT, NEVER MORE — Vincitore alla quarta partecipazione, con una straordinaria volata in progressione che stroncò due giganti del pavé come Roger De Vlaeminck e Francesco Moser, Bernard Hinault non ha mai amato la Parigi-Roubaix. Anzi, arrivò a definirla - letteralmente - una “stronzata”. La corse anche l’anno dopo, ma solo per onor di firma in quanto campione uscente, poi disse: “Mai più”.
NESSUNO COME KELLY E VAN HOUWAERT — Qualora il tedesco John Degenkolb dovesse vincere l’edizione 2015, sarebbe il terzo corridore della storia a realizzare nella stessa stagione l’accoppiata Sanremo-Roubaix. L’impresa è riuscita soltanto al belga Cyrille Van Houwaert nel lontanissimo 1908 e all’irlandese Sean Kelly, che nell’86 trionfò in via Roma battendo lo statunitense Greg Lemond e poi si impose a Roubaix davanti al belga Rudy Dhaenens.
MOSER SETTEBELLEZZE — Francesco Moser è il miglior italiano di sempre nella corsa delle pietre. Oltre ad essere il solo, insieme al francese Octave Lapize (1909-1910-1911) ad aver centrato tre edizioni consecutive, vanta anche due secondi posti (al debutto nel 1974, dietro a Roger De Vlaeminck, e nel 1976, battuto in volata dal belga Marc Demeyer) e due terzi (nel 1981 e nel 1983). Tra il 1974 e il 1987 ha saltato solo l’edizione dell’84, centrando altri tre piazzamenti fra i primi 10. Soltanto De Vlaeminck vanta più podi del campione trentino.
L'UNO-DUE DEL BALLERO — Il compianto Franco Ballerini ha legato il proprio nome in maniera indissolubile alla Roubaix. La vinse due volte: nel 1995 (1’56” ad Andrei Tchmil) e nel 1998 (con 4’16” su Andrea Tafi). Ma la sfiorò anche nel 1993, quando si lasciò “incantare” dal furbo Gilbert Duclos Lassalle, che si finse stanco morto per non aiutarlo nel finale di corsa e poi lo sconfisse in volata. Sempre al via in 13 edizioni dal 1989 al 2001, fu anche 3° nel 1994, 5° nel 1991 e nel 1996 e 8° nel 2000.
A TAVOLINO — Due volte il vincitore della Roubaix è stato declassato. Nel 1930 il francese Jean Marechal vinse davanti al belga Julien Vervaecke, caduto nel finale in un fossato: all’arrivo accusò Marechal di averlo fatto cadere e la giuria, raccolte alcune testimonianze, decise di attribuirgli la vittoria a tavolino e di relegare Vervaecke al secondo posto. Nel 1934, invece, il francese Roger Lapebie, vincitore per 5”, venne squalificato per aver preso la bici da un tifoso dopo una foratura (operazione vietata dal regolamento) e il successo passò al 2° all’arrivo, il belga Gaston Rebry.
LA DOPPIETTA DEI COPPI — Non sono molti i fratelli ad aver vinto entrambi una grande classica. Alla Roubaix ci sono riusciti Serse e Fausto Coppi. Il Campionissimo, alla seconda partecipazione, si aggiudicò l’edizione del 1950, dodici mesi dopo il fratello. Ma nel suo caso non ci furono controversie. Anzi, il trionfo di Fausto fu limpidissimo, netto. All’attacco con il francese Maurice Diot, lo staccò a 45 km dal traguardo, arrivando nel velodromo di Roubaix con 2’45” sullo stesso Diot. Fausto avrebbe poi sfiorato il bis in due occasioni: nel ’52 perse in volata dal belga Rik Van Steenbergen e nel ‘55” chiuse a 15” dal francese Jean Forestier.
AFFARI DI FAMIGLIA — Doppietta di famiglia: è riuscita ai fratelli Pelissier, che nel 1921 occuparono i primi due posti dell’ordine d’arrivo, con Henri (già vincitore due anni prima) a segno con 40” di vantaggio sul più giovane Francis, che gli aveva coperto la fuga. Ma anche Charles, ultimogenito dei quattro fratelli francesi (c’era pure Jean, il meno forte dei quattro), salì sul podio: 2° nel 1931 e 3° nel 1927. Meglio di loro, peraltro, hanno saputo fare i tre fratelli Garin: Maurice, due volte vincitore (1897 e 1898) e due volte terzo (1896 e 1900), ha avuto degni emuli in Ambroise (2° nel 1901 e 3° nel 1899 e nel 1902) e in Cesar (2° nel 1904).
CORSA INDIGESTA — La Roubaix non è una gara per tutti. E non sono pochi i campioni che non solo non l’hanno finita, ma addirittura non l’hanno mai corsa. Tra di essi figurano anche 17 campioni del mondo, 11 negli ultimi 30 anni: Claude Criquielion (iridato nel 1984), Moreno Argentin (1986), Gianni Bugno (1992 e 1993), Lance Armstrong (1993), Luc Leblanc (1994), Laurent Brochard (1997), Oskar Camenzind (1998), Oscar Freire (1999, 2001 e 2004), Mario Cipollini (2002), Igor Astarloa (2003), Paolo Bettini (2006 e 2007) e Cadel Evans (2009).
DAL TOUR ALLE PIETRE — L’ultimo re del Tour de France vincitore della Roubaix è Bernard Hinault, che si aggiudicò l’edizione 1981. Prima di lui, altri 14: Maurice Garin (1897 e 1898), Louis Trousselier (1905), Henri Cornet (1906), Octave Lapize (1909, 1910, 1911), François Faber (1913), Henri Pelissier (1919 e 1921), André Leducq (1928), Sylvere Maes (1933), Georges Speicher (1936), Fausto Coppi (1950), Louison Bobet (1956), Felice Gimondi (1966), Jan Janssen (1967) e Eddy Merckx (1968, 1970 e 1973). L’ultimo vincitore del Tour ad aver corso la classica delle pietre è invece Bradley Wiggins, che lo scorso anno ha chiuso al 9° posto. Prima di lui Greg LeMond, che partecipò all’edizione del 1994: nell’85 aveva chiuso al 4° posto.
I GIGANTI — Soltanto quattro vincitori del Giro d’Italia (oltre che del Tour de France e del Mondiale su strada) hanno conquistato anche la Parigi-Roubaix: Fausto Coppi (1950), Felice Gimondi (1966), Eddy Merckx (1968, 1970 e 1973) e Bernard Hinault (1981). Gimondi, Merckx e Hinault sono i soli vincitori della Roubaix ad aver conquistato tutti e tre i grandi giri.
CORSA PER UOMINI SOLI — Quasi la metà delle 112 edizioni della Roubaix (55 per la precisione) è andata agli archivi con un arrivo solitario. E soltanto 6 volte la corsa delle pietre si è conclusa con una volata fra più di 15 corridori: ma dal 1967 (sprint con 17 contendenti: vittoria dell’olandese Jan Janssen) non ce n’è mai stata una con più di 8 (1997: vittoria del francese Frederic Guesdon). Dal 1998 ad oggi, cioè nelle ultime 17 edizioni, l’epilogo è stato 12 volte in solitaria.
GIMONDI AL PRIMO COLPO — Negli ultimi 51 anni, solo due corridori hanno vinto la Parigi-Roubaix al primo tentativo: Felice Gimondi nel 1966 e il belga Roger Rosiers nel 1971. Prima di loro, oltre al primo vincitore (il tedesco Josef Fischer), c’erano riusciti anche i francesi Albert Champion (1899), Emile Bouhours (1900), Lucien Lesna (1901), Octave Lapize (1909), Henri Pelissier (1919), i belga Paul Deman (1920), Sylvere Maes (1933), Lucien De Simpelaere (1944) e Rik Van Steenbergen (1948), Serse Coppi (1949), il belga Germain Derijcke (1953) e il francese Jean Forestier (1955).
LE 18 VOLTE DI “POUPOU” — Il record di partecipazioni appartiene al francese Raymond Poulidor: 18 consecutive, dal 1960 al 1977, con 14 edizioni portate a termine e il 5° posto nel 1962 come miglior piazzamento. Dietro al popolare “Poupou” c’è, a quota 17, il quartetto composto dal belga Raymond Impanis (1° nel 1954), i francesi Gilbert Duclos Lassalle (1° nel 1992 e 1993, 2° nel 1980 e nel 1983) e Frederic Guesdon (1° nel 1997) e lo statunitense George Hincapie (2° nel 2005). Impanis è anche l’atleta che ha portato a termine il maggior numero di edizioni (16) assieme all’olandese Servais Knaven (1° nel 2001). Il quale, però, vanta un ineguagliato 100%: 16 edizioni tutte portate a termine.
BABY CHAMPION — Si può vincere la Roubaix a 21 anni? Oggi è quasi impossibile. Ma nel 1899, in un’era decisamente pionieristica, ci riuscì il francese Albert Champion, che il 2 aprile si aggiudicò la quarta edizione della corsa delle pietre tre giorni prima del 21esimo compleanno. Il vero record di precocità appartiene a Eddy Merckx: il futuro Cannibale del ciclismo vinse la prima delle sue tre Roubaix il 7 aprile 1968, battendo in una volata a due il connazionale Herman Van Springel, all’età di 22 anni e 295 giorni.
NONNO INSUPERABILE — Anche il più anziano vincitore della Roubaix è un francese, Gilbert Duclos Lassalle, che l’11 aprile 1993 battè di 8 centimetri Franco Ballerini vincendo a 38 anni e 8 mesi. Altri due 38enni hanno firmato la Roubaix: lo svizzero Lucien Lesna (1902) e il belga di origini italiane Pino Cerami (1960).
FUGA PER LA VITTORIA — La fuga solitaria più lunga di un vincitore della Roubaix nel secondo dopoguerra risale all’edizione 1994 e appartiene ad Andrei Tchmil, allora di nazionalità moldava: 62 chilometri all’attacco. Seguono Tom Boonen (55 km nel 2012), Fabian Cancellara (50 km nel 2010), Fausto Coppi (46 km nel 1950).
IL TRENO SPARTACUS — Sembrerà strano, ma la Roubaix più veloce della storia risale a 51 anni fa. Nel 1964 l’olandese Peter Post volò a 45,129 chilometri orari, tuttavia il numero di settori in pavé era inferiore al consueto. Da quando (nel 1968) il percorso è stato reso più duro, l’edizione più veloce l’ha firmata nel 2013 Fabian Cancellara (44,190 km/h).
OTTOVOLANTE BELGIO — L’ultimo en plein sul podio della stessa nazione risale al 1989, con i belgi Jean Marie Wampers, Dirk De Wolf e Edwig Van Hooydonck. In totale le triplette sono 28, di cui 8 della Francia e 20 del Belgio, che il 15 aprile 1973, in una giornata definita da Inferno dantesco, firmò un vero e proprio filotto piazzando 8 atleti ai primi 8 posti: Eddy Merckx, Walter Godefroot, Roger Rosiers, Walter Planckaert, Freddy Maertens, Frans Verbeeck, Roger de Vlaeminck e Herman van Springel.
RE DEL FANGO E DELLE PIETRE — Diversi specialisti del ciclocross vantano brillanti partecipazioni alla Parigi-Roubaix. Ma un solo campione del mondo attraverso i prati ha centrato anche la classica delle pietre. E non poteva che essere Roger De Vlaeminck, il Gitano di Eeklo, iridato nel fango nel 1975 e, tre mesi dopo, vincitore per la terza volta (in volata davanti a Eddy Merckx) della corsa a lui più cara, conquistata poi anche nel 1977. L’olandese Adri Van der Poel, campione del mondo di ciclocross nel 1996 (ma anche cinque volte d’argento e due di bronzo), era stato invece 3° alla Roubaix dieci anni prima.
Paolo Marabini, Gazzetta dello Sport
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