Mandzukic: mai feeling con Pep, con Simeone rapporto idilliaco
di Filippo Maria Ricci, La Gazzetta dello Sport
@filippomricci
Con il gol all’Italia Mario Mandzukic ha interrotto un digiuno che durava da quasi 4 mesi. Perché la seconda parte della sua prima stagione spagnola non è andata granché bene. Il croato si è accartocciato tatticamente, fisicamente e psicologicamente, tra acciacchi, malintesi col ‘Cholo’ e un progressivo distacco dal gioco dell’Atlético.
GRANDE PARTENZA - Una sorpresa, perché le cose per lui a Madrid erano cominciate nel migliore dei modi: il gol che aveva portato all’Atlético la Supercoppa di Spagna nel derby col Real, reti in serie e prestazioni più che positive. No, Mandzukic non è il super rimpianto Diego Costa ma sembrava potesse rimpiazzarlo e proseguire la grande striscia di attaccanti in biancorosso: Torres, Aguero, Forlan, Falcao, il brasiliano naturalizzato spagnolo…
LA DIFESA DEL ‘CHOLO’ - Le cose non sono andate come dovevano, ma sentite Simeone: «Mario è un ragazzo con un carattere forte, una personalità enorme e un grande cuore – ha detto a fine stagione a Al Primer Toque di radio Onda Cero –. Da agosto a febbraio ha fatto 20 gol. Poi non è più riuscito a segnare e si è arrabbiato per primo con se stesso. È stato criticato ma io dico che per quanto riguarda la mentalità e l’amore per la maglia è inattaccabile. Se devo giudicare la sua voglia di lavorare, in una scala da 1 a 10 gli do 11. E per questo ha continuato a giocare anche quando non segnava più. Non può essere paragonato a Diego Costa: Mario dev’essere rifornito continuamente, Diego a volte è autosufficiente. Però vi dico una cosa: i 20 gol di Mandzukic nell’Atlético hanno ancora più valore dei 28 che fece l’anno scorso nel Bayern».
I PROBLEMI CON GUARDIOLA -
Già, perché l’attaccante croato passa da un grande club all’altro. E i tecnici non sono da meno. Due anni a Monaco, la stagione 2012-13 spettacolare con Jupp Heynckes chiuso col primo ‘triplete’ della gloriosa storia bavarese, il secondo, più complesso, con Guardiola. Col quale non c’è mai stato feeling: Pep lo riteneva inaffidabile e anarchico tatticamente, almeno per i suoi altissimi standard, e con l’arrivo previsto di Lewandowski nell’estate 2014 non ha avuto il benché minimo dubbio o problema a salutare Mandzukic. «Con Heynckes la vita era due volte meglio che con Guardiola – ha raccontato Mario al croato Sportske Novosti –. Guardiola mi ha deluso, non mi ha trattato con rispetto. Non voglio avere una persona così nella mia vita: no che non mi prenderei un caffè con lui, io se sento energia negativa attorno a qualcuno cerco di evitarlo. Io ho dato tutto per il Bayern e quando è arrivato Guardiola ho cercato di adattarmi, ma per far sì che le cose funzionino bisogna essere in due». Ora Mandzukic riparte di nuovo, da Torino, dalla Juventus, da Allegri. Anche qui far dimenticare Tévez non sarà facile, ma Mario come ricorda il Cholo ha le spalle grandi come il cuore, una gran voglia di lavorare. E non ha dimenticato come si fa a far gol.
L'IDENTIKIT di MARIO MANDZUKIC
NATO A SLAVONSKI BROD (CRO), IL 21 MAGGIO 1986
RUOLO ATTACCANTE
Mario Mandzukic comincia a giocare nel 2004 in una squadra di dilettanti croata, firma il primo contratto da professionista con l’Nk Zagabria, per passare nell’altra squadra cittadina, la Dinamo dove, nel 2008-09, raggiunge il record personale di gol: 16 in 28 partite. Dopo l’esperienza in Germania con Wolfsburg e Bayern, passa all’Atlético Madrid.
IN NAZIONALE
Debutta con la nazionale croata all’Europeo 2008. Il bilancio con la Croazia . di 14 gol in 42 partite.
LA CARRIERA NEI CLUB
- NK ZAGABRIA 2005-2007
- DINAMO ZAGABRIA 2007-2010
- WOLFSBURG 2010-2012
- BAYERN MONACO 2012-2014
- ATLETICO MADRID 2014-2015
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