FOOTBALL PORTRAITS - Cruijff, fuoriclasse totale (2003)


Johannes Hendrik (Johan) Cruijff, figlio di un fruttivendolo, Manus, e di una lavandaia, Nell Draaijer, nasce ad Amsterdam il 25 aprile 1947. La sua è la classica storia del bambino prodigio. A cinque anni esegue come niente fosse 150 palleggi consecutivi. Casa Cruijff, nel sobborgo popolare di Betondorp, letteralmente «villaggio di cemento», dista poche centinaia di metri dal De Meer, il vecchio stadio dell’Ajax, società nel cui settore giovanile entra a dieci anni, assieme al fratello Heini, di due anni più grande. A 12 anni, Johan perde il padre, appena 44 enne, per un attacco di cuore. La famiglia, già povera, deve vendere casa e negozio. La signora Cruijff trova un impiego presso i locali della società come addetta alle pulizie e commessa del bar. Intanto Johan fra sfracelli nei campionati categoria. In una stagione segna 74 reti e a 14 anni vince, con la maglia numero 14, il suo primo campionato «Ragazzi»: quel numero sarà il suo portafortuna, il suo segno distintivo.

Con l’Ajax, da giocatore, vince tutto tranne la Coppa Uefa e la Coppa delle Coppe, trofeo che invece conquisterà due volte da allenatore, con l’Ajax di Van Basten nell’87 e con il Barcellona nell’89.

Nel ’73-74 passa al Barcellona con cui vince subito la Liga (che i blaugrana non conquistavano da… 14 anni) e, nel 1978, una Coppa del Re. Ai Mondiali tedeschi del ’74, è il trascinatore della grande Olanda, passata alla storia come Arancia Meccanica, come l’omonimo film-cult di Kubrick del 1971, per i perfetti meccanismi di gioco. I tulipani perderanno la finale ma entreranno nella storia come successo vent’anni prima, sempre contro i tedeschi, alla Grande Ungheria di Puskas.

Nel ’78, Cruijff, ricchissimo e spaventato dalle minacce di rapimento rivolte a lui e ai suoi familiari (gira con otto guardie del corpo), decide di lasciare il calcio. Speculazioni sbagliate e la voglia di dire ancora la sua lo spingono al rientro. Prima nella Nasl, la lega professionistica nordamericana, con Los Angeles Aztecs e Washington Diplomats, poi nel Levante, seconda divisione spagnola. Torna fiinalmente all’ovile nell’81 e con l’Ajax vince due campionati e una Coppa d’Olanda. Dato per finito, litiga col presidente e nell’83-84 chiude al Feyenoord una carriera straordinaria vincendo l’ennesimo «double» campionato-Coppa. In Nazionale, tolti i mondiali del ’74, non si spreme come potrebbe ma accumula 48 presenze e 33 gol. 

Nell’85 è di nuovo all’Ajax, consigliere tecnico del presidente e poi allenatore al posto del nemico storico Beenhakker. Rifonda il settore giovanile (da cui uscirà una nuova nidiata di talenti) e torna a riempire la bacheca nel 1987, con la Coppa delle Coppe. L ’anno dopo passa al Barcellona dove nell’89 rivince il trofeo, contro la Sampdoria. Nel ’91 a Cruijff, fumatore incallito, vengono applicati due by-pass in seguito a un infarto. Torna in tempo per godersi la prima di quattro vittorie consecutive nella Liga e, nel 1992, la storica Coppa dei Campioni vinta (sulla Sampdoria, con la punizione di Koeman nel secondo tempo supplementare) proprio a Wembley, dove da giocatore aveva vinto quella del ’71, la prima dell’Ajax.



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