FOOTBALL PORTRAITS - Rafinha, l’espresso di Londrina


Piedi buoni a parte, tutto sembra tranne che brasiliano. Ricordate Falcão? Boccoli biondi, spariti con l’ultimo taglio, quasi teutonico, occhi chiari, aspetto, mentalità e gioco europei (e non senza perché), nessuna storia strappalacrime da meninhos da rua o figlio delle favelas. E allora la sua “storia” è tale proprio perché opposta, “anti”. La parabola di un ragazzino di una città del nord di uno Stato del sud. Se poi il pargolo emigra in Germania, e non nell’opulenta Baviera, ma a Gelsenkirchen, uno dei principali centri urbani della Ruhr, un tempo cuore dell’industria tedesca e tuttora assai fiera delle proprie origini minerarie, allora tombola. Eccola lì, bella e pronta, la storia. Tutta da raccontare.

Márcio Rafael Ferreira de Souza, in arte “Rafinha” (apelido condiviso col connazionale Rafael Scapini De Almeida, 23enne alona di 1.84 x 77 kg che in maggio ha lasciato il Campinas per l’Oulu, prima divisione finlandese), è nato il 7 settembre 1985 a Londrina, seconda città del Paraná. Uno Stato, quello paranaense, pieno di contraddizioni, ma con notevoli livelli di efficienza – specie a quelle latitudini – sul piano socioeconomico. La capitale, Curitiba (1,5 milioni di abitanti, negli Anni 30 erano poco più di 100 mila), è da un quarto di secolo un modello di riferimento mondiale per la sua pianificazione e gestione urbanistica. Al centro di un vastissimo altopiano poco abitato (nel Paraná sono in 9,5 milioni), ricco di praterie, boschi e campi coltivati, Curitiba era legata alle fortune del maté prima e del caffè poi. Londrina, fondata nel 1934 e oggi arrivata al milione di abitanti, si sviluppò come una delle tante “città del caffè”, prodotto che dagli Anni 40 visse un boom ventennale prima che il crollo dei prezzi portasse a produzioni agricole più meccanizzate (come la soia e il mais), cui seguirono le industrializzazioni automobilistica, elettronica, componentistica, i servizi alle imprese, la ricerca universitaria eccetera. Il clima (subtropicale con precipitazioni moderate, ideale per giocare a calcio) e la vegetazione ricordano quelli del Vecchio Continente e forse non è un caso che quelle lande siano state colonizzate da polacchi, ucraini, italiani, tedeschi e giapponesi. Insomma una terra che ha poco della sterotipata immagine che si ha di “O Pais do Carnaval”. 

Come Rafinha. Terzino destro di fisico compatto, passo svelto e sette polmoni, comincia a giocare a sette anni in una squadretta cittadina, il Grêmio Londrina. Ci resta fino al 1997, quando approda al PSTC, eccellente vivaio per il quale sono passati anche il pentacampeão Kléberson e Fernandinho, centrocampista offensivo della Under 20 venduto a peso d’oro dall’Atlético Paranaense (105 presenze e 25 gol e una finale di Copa Libertadores) allo Shaktar Donetsk, la multinazionale che alla vecchia volpe Mircea Lucescu ha dato una ricca colonia brasiliana: Matuzalem, Brabdão, Jadson e Elano.

Proprio la nutrita presenza brasiliana è stata uno dei motivi che più hanno influito nella scelta se vogliamo un po’ “controcorrente” operata dal lateral-direito del Coritiba, squadra della capitale del Paraná nella quale è arrivato nel 2002 dopo un anno nelle giovanili del Londrina. Dipinto come l’ennesimo erede di Cafu («è pronto per sostituirlo ha detto al Ct Parreira l’ex genoano Branco, coordinatore delle Nazionali giovanili»), Rafinha è meno veloce, meno travolgente di Cicinho (che dell’ex milanista è divenuto il primo cambio dopo le ottime prestazioni in Confederations Cup), forse un po’ più solido, sicuramente più completo. In alcune partite con la “Coxa”, così chiamano il Coritiba i fedelissimi della Mancha Verde, il tecnico Cuca lo ha schierato da esterno destro di centrocampo, da ala pura e persino da meia de criação, mezzapunta con ampia licenza di inventare o di dirigere il traffico offensivo. Lo volevano Arsenal e Manchester United, ha scelto lo Schalke 04 per avere un atterraggio morbido in Europa, strategia che spesso paga (vedi Ronaldo e Romário al PSV o Ronaldinho Gaùcho al PSG) e opposta alla strada battuta dal neomadridista Robinho. 

Fatto insolito per un difensore ma proprio per questo indicativo, la scorsa primavera la Bbc ha spedito in loco una troupe per realizzare un documentario (trasmesso in Italia nel format “Fútbol Mondial”) su di lui e nel quale il giocatore diceva di non avere fretta di varcare l’oceano. L’occasione giusta sarebbe arrivata. Bravo lo Schalke, che lo seguiva da tempo – «Lo abbiamo osservato più volte. Ha giocato così bene che ci siamo decisi a chiudere subito l’affare» ha detto il team manager Rudi Assauer –, a bruciare anche la concorrenza interna del Borussia Dortmund, che per sopravvivere punta solo sui giovani, e del solito, milionario Wolfsburg. Prima dei Mondiali Under 20 costava 4 milioni di euro. Le brillanti prestazioni (suo il gol del 2-1 nei supplementari che ha eliminato la Germania nei quarti), a parte la semifinale con l’Argentina, lo hanno fatto salire a 5: «il prezzo giusto per un giocatore così», secondo il presidente del Coritiba, Giovani Gionédis. Con quella cifra e un quadriennale al giocatore, e 5 milioni di euro al club, uno in più di quanto chiesto prima del mondiale olandese (nel gioco delle parti, dopo l’iniziale rifiuto, il Coritiba, come i suoi procuratori alla Massa Sports, ci ha lucrato un po’). 

Alla AufSchalke Arena, davanti a una delle tifoserie più calde di Germania, giocherà con un connazionale per reparto: Marcelo José Bordón in difesa, Lincoln a centrocampo e il Kuranyi (che ha anche passaporto panamense e tedesco) in attacco. «Questo ttrasferimento non è una sorpresa», ha detto il team manager Andreas Müller «Da metà della scorsa stagione, era chiaro che ci serviva qualcuno capace di coprire per intero la fascia destra». E infatti, come prima scelta si parlava di Cicinho, titolare della Selecao nella Confederations Cup. «Ma poi la scelta è caduta di nuovo su Rafinha, di sei anni più giovane», spiega Müller, che si è avvalso della decisiva opera di convincimento di un altro brasiliano già al suo servizio, Lincoln.

«Rafinha è un investimento per il futuro, e siamo riusciti a farlo quando pensavamo quasi che non fosse più possibile» dice Assauer «Ha solo 20 anni e il suo valore non farà che aumentare». Cosa assai gradita per il club vice-campione di Bundesliga che per togliersi quel prefisso ha preso 5 rinforzi e speso 14.3 milioni di euro (6.9 dei quali sono andati allo Stoccarda per Kuranyi). Adesso la palla passa al tecnico Ralf Rangnick, che dovrà decidere come impiegarlo al meglio. Due stagioni fa Antônio Lopes lo schierava terzino destro in linea con Miranda, Reginaldo Nascimento e Ricardinho, e dietro Juninho o a Márcio Egídio. L’anno scorso Cuca lo ha impiegato nella stessa posizione con Alexandre Luz, Vágner e Rubens Júnior (Tiago) quando difendeva a 4 oppure, nel 3-5-2, esterno destro di centrocampo davanti a Reginaldo Nascimento e in linea con Márcio Egídio, Capixaba (Rodrigo Batata), Jackson (il successore designato) e Ricardinho. Dieci metri più avanti o più indietro non saranno un problema. 

E su eventuali problemi di ambientamento o sulle critiche legate al fisico, non proprio da gladiatore, del nuovo arrivato, Müller non ha dubbi: «È questione di carattere, e lui ha grande personalità. Sono sicuro che si adatterà in fretta, nonostante la giovane età. Come molti difensori brasiliani, è bravo a spingere. Sa ribaltare l’azione da difensiva in offensiva, pressare su tutta la fascia e crossare. Ed è pericoloso sotto rete». Nello scorcio di Brasileirão 2005, prima di attraversare l’Atlantico, ha segnato 3 reti in 13 apparizioni da titolare (nonché rigorista) nel Coritiba e 2 in 14 con l’Under 20. A proposito di Seleção, altro che Pechino 2008, c’è chi giura che sarà nei 23 di Germania 2006. 

Il fatto che sia un po’ minuto (1,72 x 68 kg) non preoccupa Assauer: «Neanche Roberto Carlos è un gigante, ma non commetteremo l’errore di paragonarlo a stelle di livello mondiale. Intendiamo inserirlo per gradi. Ha solo vent’anni e gli è concesso sbagliare partita ogni tanto». Difficile. Fin qui l’espresso di Londrina non ha saltato una fermata.

La scheda di Márcio Rafael Ferreira de Souza

Nato: Londrina (Stato di Paraná, Brasile), 7 settembre 1985
Ruolo: esterno destro
Statura e peso: 1,72 x 68 kg
Club: Grêmio Londrina (1992-97), PSTC (1997-2001), Londrina (giovanili, 2001-2002), Coritiba (2002-2005), Schalke 04 (Germania, 2005-)
Scadenza di contratto: 2009
Presenze (reti) nel Coritiba: 24 (0) nel 2004, 13 (3) nel 2005 (fino ad agosto)


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