Federico Mussini: «Continuate a tifare per me da Reggio Emilia»





Il talento cresciuto nella Pallacanestro Reggiana all’esordio con St.John’s nel campionato di basket NCAA: «Amo ciò che sto vivendo in campo e fuori»  



REGGIO EMILIA. Federico Mussini ha conquistato Reggio Emilia, e non solo. La cavalcata biancorossa dell’ultima stagione ha portato il talento reggiano a diventare l’idolo del pala Bigi e a far conoscere il suo nome al di là dell’Oceano. Tutta la scorsa stagione, l’esterno di Albinea è stato l’ “osservato speciale” di molti scouts di college statunitensi. E’ piaciuto tanto da essere convocato, l’aprile scorso, al Nike Hoop Summit, rassegna che mette a confronto i migliori talenti under19 degli Stati Uniti con quelli del resto del mondo. E, in quell’occasione, Musso ha contribuito al successo della sua squadra realizzando 9 punti. E’ stato un primo assaggio d’America. Al suo ritorno in Italia, però, un infortunio alla caviglia gli ha impedito di scendere in campo nelle ultime partite della semifinale play off con Venezia e l’ha costretto a saltare totalmente la finale scudetto persa poi con Sassari.


Poco dopo è arrivata la chiamata che segna definitivamente l’inizio del sogno a stelle e strisce. È quella di St. John’s University. Il 24 agosto Federico è sbarcato negli Stati Uniti per cominciare l’esperienza nel college basketball. Quanto è cambiata la sua vita in questi primi due mesi?
«E’ cambiata totalmente. Vivo in una città di ragazzi. Quando esco dalla porta di casa incontro miei coetanei, che sono gli stessi tifosi della squadra di pallacanestro e delle altre selezioni sportive. Spesso mi fermano per strada perché mi hanno visto giocare e mi riconoscono. È una sensazione bellissima e non avrei mai potuto immaginarla. Mi piace molto tutto quello che sto vivendo sia in campo sia fuori dal campo».
Come è organizzata ora la sua giornata?
«La giornata è molto intensa. Dopo aver fatto colazione insieme a tutta la squadra, vado a scuola. Finite le lezioni, sempre in mattinata, per tre o quattro volte a settimana, ho una seduta di pesi. Dopo di che pranzo e ritorno in palestra. L’allenamento pomeridiano è piuttosto lungo, dura circa tre ore e, una volta terminato, si va direttamente a cena. Di sera solitamente studio o trascorro un po’ di tempo fuori, in attesa di riposare e ricaricare le batterie per il giorno successivo».
La presentazione della vostra squadra è avvenuta pochi giorni fa in una grande cornice di pubblico. Che emozioni ha vissuto?
«È stata un’esperienza incredibile. Sono entrato per la prima volta nella nostra arena piena di tifosi e mi ha fatto un grandissimo effetto. L’impianto ha 5000 posti: era pieno ed è andata in scena una vera, grandissima, festa. Ho capito quanto la squadra di basket sia importante in questo contesto. Qui c’è un’attenzione particolare anche per questi eventi. Tutto ciò che unisce ai tifosi e crea seguito per la squadra viene organizzato e svolto con grande entusiasmo. Ogni giocatore è uscito accompagnato dalla sua canzone e durante la presentazione di ognuno di noi, si percepiva il calore del pubblico per la squadra e per ogni singolo giocatori. Già il giorno dopo la presentazione molte persone riconoscevano noi giocatori e ci mostravano un grande affetto. Quando inizierà la stagione ci sarà sicuramente un clima ancora migliore, anche se è difficile immaginare che possa essere ancora più grande».
Entriamo in campo. Qual è stato l’impatto con il basket d’oltre Oceano? Sta facendo fatica ad adattarsi a un tipo di gioco cui non era abituato?
«Non abbiamo ancora iniziato il campionato, ma ci sono alcune differenze che ho potuto notare già dagli allenamenti con la squadra. C’è grande fisicità e il gioco è davvero molto veloce. Ci stiamo allenando utilizzando 24 secondi per possesso, ma in campionato saranno 30. Questo potrà portare a rallentare un po’ il ritmo, ma anche a sostenere un’intensità elevata per più tempo. Nel gioco si tende a dare meno attenzione all’esecuzione rigorosa degli schemi, ma trova spazio un gioco maggiormente dettato dall’istinto e con molta iniziativa personale».
Come si sta adeguando alla fisicità e su quale aspetto del gioco sta ponendo l’attenzione?
«Sto mangiando molto, in modo da aumentare i chili e trasformarli presto in massa muscolare. Questo lavoro sulla forma fisica è necessario per rendermi migliore in difesa, che è la fase di gioco in cui ora mi sento più carente e su cui mi sto concentrando maggiormente durante le sedute di allenamento. Per il resto, cercherò di mettermi al servizio della squadra in ogni modo».
Il suo coach è Chris Mullin. Una grande carriera in NBA, membro del Dream Team americano del 1992 e inserito nella Hall of Fame. Com’è essere allenati da lui?
«Chris Mullin una grandissima persona. Mi ha colpito la sua grande umiltà e credo sia questa la qualità che gli ha permesso di raggiungere quei traguardi. Cerca di darci fiducia in ogni cosa che facciamo e ci dà consigli per curare ogni particolare. E’ un onore giocare per lui».
Qual è l’obiettivo di Saint John’s per la stagione? Dove puntate ad arrivare?
«Sicuramente raggiungere la fase finale del torneo NCAA. E’ questo il nostro obiettivo».
Condividerà quest’esperienza con altri ragazzi europei. Quanto è importante la loro presenza per chi, come lei, non è nato e cresciuto negli States?
«In squadra con me ci sono Amar Alibegovic che era in Italia l’ultima stagione, il francese Ron Mvouika e lo spagnolo Yankuba Sima. La loro presenza è molto importante. Con Yankuba abbiamo giocato spesso contro con le rispettive nazionali ed è l’unico che conoscevo già. Viviamo nello stesso appartamento e così trascorriamo molto tempo insieme. Ci siamo trovati subito molto bene. Quando abbiamo un giorno libero spesso lo passiamo in compagnia, così come condividiamo gli spostamenti per andare ad allenarci».


A St. John’s ha trovato un nuovo Splash Brother?
«No (scoppia a ridere, ndr) Amedeo Della Valle è insostituibile. Sono in contatto con lui, come con gran parte dei miei compagni della scorsa stagione. Ho avuto modo di incontrare Andrea Cinciarini qui a New York quando l’Olimpia ha effettuato il tour negli Stati Uniti. Ho parlato con Achille Polonara e di recente ho chiesto notizie a Rimas Kaukenas per quanto riguarda il suo infortunio. Sento spesso anche Diego Flaccadori (giocatore dell’Aquila Trentino e compagno in nazionale, ndr) e ci tengo moltissimo a essere informato su quello che succede in Italia».


Quindi, ha avuto modo di vedere giocare la Grissin Bon?
«Purtroppo non sono riuscito a vederla. Gli orari e gli impegni che si sovrappongono non mi hanno ancora permesso di farlo, ma sono informato sui risultati. Sono contentissimo per la vittoria in Supercoppa e per le entusiasmanti vittorie di inizio stagione».
Vuole mandare un messaggio a Reggio Emilia?
«Certo. Spero che, nonostante la mia lontananza, tanta gente continui a fare il tifo e a seguirmi da Reggio. Nonostante gli orari non siano agevoli, mi auspico che i tifosi possano trovare il modo di vedermi giocare. Conto sulla vicinanza della mia città e di tutti i tifosi della Pallacanestro Reggiana per affrontare al meglio quest’esperienza».



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