Liegi 2016: Poels, una "Doyenne" da tregenda


Ben Swift secondo alla Sanremo. Ian Stannard terzo alla Roubaix. Insomma, la prima classica-Monumento del Team Sky era nell'aria. Nemmeno Stannard però poteva immaginare che a vincerla - per di più in una Liegi da tregenda - fosse Wouters Poels, per tutti Wout. Non solo il più simpatico in gruppo, ma anche il più forte nella 102esima Doyenne, la classica più antica e, quest'anno, persino più dura della Roubaix. 

Non soltanto per freddo, pioggia e neve paragonabili alla leggendaria edizione del 1980 vinta da Bernard Hinault, l'ultima di un francese. Ma anche per la Côte de la Rue Naniot, introdotta per speziare con un'ascesa in pavé gli ultimi tre di quei durissimi 253 km, poi ridotti di 5 in un tratto reso troppo pericoloso dal maltempo. Sullo strappetto spezzagambe di 600 metri al 10.5 percento di pendenza media e 15% di massima, Poels ha messo in fila lo svizzero Albasini e il portoghese ex iridato Rui Costa, ultimo del quartetto in fuga lo spagnolo Sanchez.

Primo degli italiani, decimo, il debuttante Diego Rosa. Fuori dalla top ten, sedicesimo, il grande favorito Valverde, vincitore un anno fa, che dopo il poker alla Freccia inseguiva quello di Argentin alla Decana, che un olandese non vinceva dal 1988. L'ultimo fu il quasi omonimo Adrie van der Poel, un cacciatore di classiche specialista anche nel ciclocross. In questa Liegi già storica, Poels - scalatore veloce che al Tour of Britain beffò in volata Boasson Hagen e ad Abu Dhabi cadde all'ultima curva - s'è dimostrato degnissimo successore. E non solo per la simpatia.

PER SKY SPORT 24, CHRISTIAN GIORDANO

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