Nibali campione semplice per gente vera

È questa l’immagine del 99esimo Giro d’Italia. Più delle lacrime di Risoul, della gioia sfrenata di Sant’Anna di Vinadio, dello sportivissimo abbraccio di papà Jairo e mamma Caterina al rivale che ha battuto il loro figliolo Esteban Chaves: Nibali che abbraccia la moglie Rachele e la piccola Emma Vittoria è l’istantanea perfetta di un uomo, prima ancora che del corridore, ormai maturo e completo.

A 31 anni, il suo secondo Giro d’Italia non è una consacrazione. Uno che ha vinto i tre grandi Giri e il Lombardia non ne ha bisogno. Casomai è per come lo ha vinto che questo suo secondo Giro vale tanto. Tantissimo. Più dei 52” secondi rifilati a Chaves, l’1’17” su Valverde e l’1’50” sullo stoico Kruijswijk, quarto nonostante la frattura all'undicesima costa.

Nella passerella di 163 km bagnati e pericolosi da Cuneo a Torino – chiedere al povero Colbrelli – Vincenzo è stato travolto dall’affetto della gente. Tutta, non solo i suoi fedelissimi CanNibali che lo seguono ovunque sin da quando lui era semplicemente “Enzo”. 

Ma lungo il percorso cittadino di 7,5 km da ripetere otto volte e interamente neutralizzato nei tempi, c’è stata anche la delusione di Nizzolo. La maglia rossa aveva centrato quella prima vittoria sfuggitagli in ben 13 podi rosa, ma la giuria lo ha declassato per il cambio di direzione che ha chiuso Modolo, passato da quarto a terzo dietro al tedesco Arndt e a Trentin. 

Nieve maglia azzurra di miglior scalatore e Jungels maglia bianca di miglior giovane sono gli altri verdetti di un Giro già nella storia. Come il suo campione semplice che la gente vera non può non amare.
DA TORINO, PER SKY SPORT 24, CHRISTIAN GIORDANO


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