FOOTBALL PORTRAITS - Daniel Sturridge, il gol nel sangue


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«Sì, tu, giovanotto col numero 36, scaldati ché tra poco entri». 

Sotto di due gol al Bramall Lane contro lo Sheffield Utd in FA Cup, Sven-Göran Eriksson - ceduto Rolando Bianchi alla Lazio - raschia il fondo della panca e trova una pepita 18enne: Daniel Sturridge. 

Nipote, cugino e figlio d’arte, anche nel ruolo, “Danny Boy” al 47’ controlla con la coscia destra un pallone sporco recapitatogli da sinistra da Martin Petrov e col mancino lo spara secco sotto l’incrocio. Finirà 2-1, e col milionario Manchester City fuori al quarto turno contro una squadra di seconda divisione. Fra gli sfottò del Regno per il gol segnato da Luton Shelton al 12’ nell’area intasata di palloncini, preludio al raddoppio siglato al 24’ da John Stead. Serataccia per i Blues, che negli spogliatoi non ritroveranno contanti, orologi e telefonini per un totale di circa 2800 euro.

Tre giorni dopo, il 30 gennaio, il bis. Alla prima da titolare in Premier League, impatta l’autogol di Sun Jihai nell’1-1 col County. Che fosse un predestinato l’adidas lo aveva già capito quando il rampollo aveva 13 anni. Forse per via del DNA: tutti centravanti, gli Sturridge.

Il papà Michael, bel prospetto al Birmingham City con Sir Alf Ramsey manager, era nelle mire di Man Utd e Arsenal ma non arrivò mai in prima squadra.

Il cugino Chris giocò nello Shrewsbury Town, ma i campioncini erano gli zii: Dean (1973) visse nove memorabili stagioni nel Derby County prima di svernare con Leicester City, Wolverhampton, QPR, Kidderminster; suo fratello Simon (1969) fu buon professionista con Birmingham City e Stoke City prima del tramonto con Blackpool, Northampton e Shrewsbury.

«Il tipo di esperienza che abbiamo in famiglia non si può comprare – dice Dean, oggi analyst per una radio locale e presente al Pride Park di Derby - Sugli spalti i tifosi lo invocavano per i due gol in altrettante presenze stagionali (meglio: 117’, ndr), ma lui sa di dover prendere tutto con le pinze. E non risentirà del clamore e delle pressioni che lo circondano. Guardi me: sembravo già dell’Arsenal per 7-8 milioni di sterline, invece non accadde mai. Daniel sa che non sempre le cose vanno come si vorrebbe».

Nato a Birmigham il primo settembre 1989, anche Dan “Da Man” è stato a un passo dai Gunners, di cui è tifoso dichiarato, e pure dal Man Utd (in pole position su Liverpool, Chelsea e Barcellona).

Cresciuto nelle giovanili dell’Aston Villa, a 12 anni passa a quelle del Coventry City dove resta 14 mesi prima di approdare alla Academy del Man City. Mossa che spinse la Football Association, la federcalcio inglese, a imporre ai Blues una penale di 40 mila euro, che diventeranno 270 mila se Sturridge raggiungerà le 40 gare in prima squadra. Come non bastasse, al Coventry toccherà il 10% su ogni futura cessione del cartellino, blindato dai Citizens fino al 2010.

Tracagnotto (1,78 x 76) e velocissimo, nazionale dalla Under 16 in su, ha fatto onde sin dal debutto, con doppietta, nelle riserve del Man City, allenate da Steve Wigley, e nella finale di ritorno della FA Cup giovanile persa (3-0, 0-2) col Liverpool.

In prima squadra, il gioiello della Congleton High School ha esordito in Premier League il 3 febbraio 2007, subentrando a Georgios Samaras al 74’ nel ko interno per 2-0 col Reading; l’allenatore era Stuart Pearce, neo vice-Capello sulla panca inglese. Non fosse stato per l’intervento chirurgico a un’anca, sarebbe esploso da un pezzo.

«Il vero Sturridge lo vedremo il prossimo anno» giura Eriksson, entusiasta della nidiata che ha già sfornato Micah Richards, Stephen Ireland e Nedum Onuoha.

Se il buongiorno si vede dal mattino…
Christian Giordano, Guerin Sportivo


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