L'educazione siberiana di Zakarin

Educazione siberiana al Giro per vincere al Tour. E' il thriller interpretato da Ilsner Zakarin, 26enne russo di Naberezhnye Chelny assurto in dodici mesi da signor nessuno a vento nuovo dell'Est per le grandi corse a tappe dopo una storia vecchia un lustro di steroidi anabolizzanti.

"Now or never" (ora o mai più) ha tatuato sull'avambraccio destro questo imperscrutabile scalatore, occhi più blu e profondi del lago Baikal, che non parla inglese e assorbe come una spugna da un grande ex, Dimitri Konyshev.

Vincitore a sorpresa del Romandia e della Forlì-Imola al Giro 2015, al Giro 2016 stava volando su strada prima di farlo anche nel dirupo che ne fece temere per la vita stessa.
Guarito a tempo di record, ha piazzato l'impresa nel tappone tutto svizzero da Berna a Emosson staccando l'escarabajo cololmbiano Jarlinson Pantano, vincitore martedì a Culoz, e il polacco Rafal Majka ormai novello Van Impe, più interessato al bis in maglia a pois che a una tappa o al podio nella generale.

Dietro, Chris Froome ha se possibile ipotecato ancora di più la maglia gialla di Parigi. Altri 40" su Molema, saltati Quintana e - addirittura a 18' Vangarderen - solo l'ex compagno Porte e il nostro Aru, che sale dal decimo all'ottavo posto sembrano poterne tenere il passo. 
La dura cronoscalata di Sallanches-Megève scaverà altri solchi. Ma le gerarchie sembrano già scolpite nell'ardesia. Da qui ai Campi Elisi, cercasi emozioni.
PER SKY SPORT 24, CHRISTIAN GIORDANO

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