STEPHEN ROCHE, IL “CANNIBALE” IRLANDESE DEL 1987



di NICOLA PUCCI


Tracce di cannibalismo nel 1987. Rilevate sui percorsi ciclabili d’Europa, nel triangolo alpino Italia-Francia-Austria.

No, cari amici del pedale, non è riesumato il buon, vecchio Eddy Merckx, che ormai si gode una pensione dorata da quasi un decennio, ma spadroneggia e acchiappa tutto quel che c’è da acchiappare un certo signor Stephen Roche, prima e dopo buon corridore forse incompiuto, ma in quell’anno di grazia tanto simile al fiammingo nel fare incetta di traguardi di pregio.

Irlandese di Dublino, dove ebbe i natali il 28 novembre 1959, Roche ha nondimeno già un palmares interessante. Una Parigi-Nizza all’esordio da professionista nel 1981 (in maglia Peugeot), due successi al Giro di Romandia nel 1983 e nel 1984, così come un terzo posto al Tour de France nel 1985 (in maglia La Redoute), oltre ad un paio di piazzamenti in classiche di prima fascia, 2° all’Amstel Gold Race nel 1982, 3° al Mondiale di Altenrhein nel 1983, ancora 3° alla Liegi-Bastogne-Liegi nel 1985, la prima del tris consecutivo di Argentin.

Insomma, quando approda in casa Carrera-Jeans nel 1986, il direttore sportivo Davide Boifava sa di avere tra le mani un diamante prezioso, seppur incostante, che scala bene le montagne, vola a cronometro (fu 2° al Gran Premio delle Nazioni del 1981 alle spalle di Bernard Hinault), ci sa fare sui percorsi misti ed è pure relativamente veloce allo sprint (vinse la Parigi-Roubaix espoirs nel 1980 battendo Dirk Demol in una volata a due), anche se una brutta caduta alla Sei Giorni di Parigi a novembre 1985 gli sbriciola il ginocchio sinistro e l’infortunio, oltre a pregiudicarne la competitività per la stagione 1986, lo limiterà nel proseguimento della carriera.

Ma non nel 1987. Che vede Roche tornare protagonista brillante in primavera, vincendo per la terza volta il Giro di Romandia, giungendo 4° alla Freccia Vallone e facendosi beffare, ancora, da Argentin alla Liegi-Bastogne-Liegi. Ma poi è l’ora del raccolto e l’irlandese, ingordo, non si fa certo pregare.

Primo obiettivo. Il Giro d’Italia ha in Roberto Visentini, l’altro leader in maglia Carrera-Jeans, vincitore l’anno prima, il principale favorito alla rosa finale. Ed in effetti il bresciano, dopo aver vinto il prologo, toglie proprio a Roche le insegne del primato, che l’irlandese aveva indossate dopo la vittoria nella crono-discesa del Poggio e la prova a squadre, a conclusione della cronometro individuale di 46 chilometri di San Marino. Visentini e la Carrera dominano e sembrano ben avviati a concedere il bis, forti di un vantaggio di 2’42” sul primo degli avversari, che altri non è che proprio Stephen Roche, luogotenente che tutti credono fedele al capitano designato. Patatrac. Nel corso della quindicesima tappa, tra Lido di Jesolo e Sappada, si consuma l’inatteso tradimento: contravvenendo agli ordini di scuderia di tutelare Visentini, Roche attacca a più riprese. Visentini, pur sostenuto dai compagni che si schierano apertamente con lui, ad eccezione del belga Eddy Schepers, va in crisi, perde minuti su minuti e la coppia… scoppia. Roche è nuovamente maglia rosa, e pur nell’ostracismo dei compagni di squadra, nonché di quello del pubblico italiano, trova nella Panasonic di Millar e Breukink – che infine saliranno sui due gradini più bassi del podio – una valida alleata per portare a termine vittoriosamente il Giro.

Secondo obiettivo. Il Tour de France, privato dei due dominatori del recente passato, Greg Lemond impallinato qualche mese prima durante una battuta di caccia e Bernard Hinault che ha appeso la bici al chiodo, si appresta a vivere un’edizione appassionante. La corsa è aperta a molti pretendenti, i due specialisti delle corse a tappe Delgado e Fignon, Kelly e Millar che parlano inglese, i camosci colombiani Herrera e Parra, i beniamini di casa Mottet e Bernard. Roche potrebbe pagare gli eccessi di fatica del Giro, invece vola sulle ali dell’entusiasmo, vincendo la chilometrica (87,5) cronometro di Futuroscope, che gli consente di rimanere incollato al gruppetto dei pretendenti alla vittoria finale in attesa di piazzare l’acuto decisivo. Cosa che puntualmente avviene con l’arrivo in quota a Villard de Lans, Roche strappa la maglia gialla a Bernard ma l’indomani, all’Alpe d’Huez, la cede a sua volta a Delgado. La sfida tra i due campioni è epocale, pure terribilmente prostrante sul piano fisico, se è vero che a La Plagne, 24 ore dopo ancora, Roche sviene dopo aver tagliato il traguardo limitando il distacco dallo spagnolo a soli 4″ e deve esser rianimato con la bombola dell’ossigeno. Ma le lancette della cronometro sono favorevoli a Roche, che prima riduce di 18″ il margine di disavanzo da Delgado scappando in discesa verso Morzine, poi scavalca il rivale con la cronometro di Digione, 40″ che gli regalano la doppietta Giro/Tour come in precedenza era riuscita solo a Coppi, Merckx, Anquetil e Hinault, ovvero i più grandi di sempre.

Terzo obiettivo. Il Mondiale, che si corre in Austria a Villach, è in programma il 6 settembre. Affatto appagato, Roche si è preparato con scrupolo e all’appuntamento iridato si presenta in buona forma, seppur nei panni del coequipier di lusso dell’altro irlandese, Sean Kelly, gran favorito della prova e implacabile cacciatore di classiche. Roche svolge perfettamente, e pure correttamente, il compito assegnatogli, ma ha birra in corpo e quando la corsa entra nel vivo va a giocarsi le sue carte con eccellenti credenziali. Prima ricuce sul tentativo di Argentin di andarsene a 60 chilometri dall’arrivo in compagnia di Van Vilet, Fernandez e Nevens, poi all’ultimo dei ventitre giri è lui stesso a scatenare l’azione risolutiva. Allunga con lo stesso Van Vliet, Golz, Winterberg e Sorensen, a 500 metri dal traguardo sente che il plotone degli inseguitori sta rinvenendo da dietro ed accelera ancora, resistendo al recupero degli avversari lanciati per la volata e trionfando a braccia alzate. Il tris Giro/Tour/Mondiale è servito, come solo Merckx, e chi se non lui?, fu capace di fare nel 1974.

Ecco… nel 1987 in giro per l’Europa si aggirava un cannibale, affamato di gloria ciclistica, e si mangiò il resto del gruppo. Il suo nome era Stephen Roche.

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