Ecco Superman Lopez: c’è una stella a Superga

La 97a edizione della classica Gazzetta
Milano-Torino: vince lo scalatore colombiano dell’Astana, 22 anni, già 1° al Giro di Svizzera. Nel 2013 accoltellato dai ladri, ma non mollò la bici

di Ciro Scognamiglio - INVIATO A TORINO
twitter @cirogazzetta
Gazzetta dello Sport, giovedì 29 settembre 2016
Una, due, tre coltellate alla gamba destra. Due ladri cercarono così, tre anni fa, di rubare la bicicletta a Miguel Angel Lopez, uscito in allenamento in Colombia nei dintorni di Sogamoso. Non ci riuscirono. Lopez si difese. Tornò a casa sanguinante, ma come ne era uscito: in sella.
PODIO 
Adesso Lopez si mette la mano sul petto quando sul gradino più alto del podio della Milano-Torino dei 140 anni (prima edizione 1876, era la numero 97) sente suonare l’inno di Colombia. E’ orgoglioso. Ha firmato per distacco la classica più antica all’ombra della Basilica di Superga dopo un bel duello sull’ascesa finale con il canadese della Cannondale Michael Woods, uno che prima di fare il ciclista a tempo pieno giocava a hockey su ghiaccio. Un trionfo a sorpresa, un anno dopo quello del compagno di squadra Diego Rosa? Sì e no. Sì perché era più atteso, in casa Astana, Fabio Aru, poi sesto. No perché Lopez è forte. Un potenziale campione, dicono alcuni tra cui il direttore sportivo Giuseppe Martinelli. Ha solo 22 anni e quest’anno aveva vinto la tappa regina del Tour de San Luis, una frazione del Tour de Langkawi e il Giro di Svizzera, prima di doversi ritirare dalla Vuelta per diverse cadute nei primi giorni (e 4 denti rotti).
STORIA «Ho cominciato a fare sul serio col ciclismo solamente da 5 anni. Non ho idoli — racconta Lopez —. Semmai punti di riferimento. Come Contador: un guerriero, un esempio di vita. O come il mio connazionale Quintana. Vorrei diventare come oggi. L’Astana qui è stata perfetta, i compagni hanno lavorato molto e poi nel finale dovevamo provare a turno. Ho visto che si era creata una differenza e ho continuato. Voglio dedicare un pensiero a Scarponi, caduto. I programmi per l’anno prossimo non li so ancora, però mi piacerebbe venire al Giro ad aiutare Fabio Aru, da cui imparo sempre molto. Io potrei puntare alla maglia bianca dei giovani e poi chissà, affrontare la Vuelta da capitano…».
NAIRO & ESTEBAN 
Lo chiamano «Superman». Ecco perché. Cinque giorni dopo quel tentativo di furto di cui sopra, Lopez partecipò alla Vuelta a la Juventud. Nella tappa più dura si trovava in fuga, era un novizio ma aveva un buon vantaggio, e così al telecronista scappò un «Ecco Superman». La crescita è stata frenata da qualche infortunio, ma nel 2014 aveva mandato un segnale chiarissimo vincendo il Tour de l’Avenir, la corsa a tappe giovanile più importante. Come, nella storia recente, già Nairo Quintana nel 2010 e Esteban
Chaves nel 2011. Sono gli stessi connazionali che idealmente, in questo mese di settembre, fanno compagnia a Lopez. Quintana ha vinto la Vuelta, Chaves – sul podio della gara spagnola — ha trionfato sabato all’Emilia. E se aggiungiamo un Rigoberto Uran terzo all’Emilia e alla Milano-Torino, capiamo come la Colombia che pedala stia vivendo un momento magico.
COME GAVIRIA 
E’ stato bello e sincero l’abbraccio al traguardo tra i compagni Aru e Lopez. Il 26enne sardo a questo punto punterà tutto sul Lombardia di sabato, per lui ultimo appuntamento stagionale. Mentre Superman – del 1994 come il connazionale Fernando Gaviria e il nostro Gianni Moscon, per citare altri due bei talenti – può essere già ampiamente soddisfatto del bilancio stagionale. Un Giro di Svizzera non si vince per caso. E una Milano-Torino che finisce sul Colle di Superga neppure.

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