FOOTBALL PORTRAITS - Giac, si gira
di CHRISTIAN GIORDANO (Sky Sport 24, 10 luglio 2013)
© Rainbow Sports Books
Giac, si gira. Da "Schiapperini" a "Giaccherinho". Da comprimario al Cesena, capace di sbagliare gol clamorosi contro la sua futura squadra, a miglior azzurro nella Confederations Cup 2013 capace di segnare gol clamorosi, addirittura, al Brasile.
È la favola che sta vivendo, da due anni, Emanuele Giaccherini. Per Conte, "Giacca".
Il dodicesimo titolare, l'uomo-ovunque, che per duttilità e spirito di sacrificio ha fatto innamorare il Ct Prandelli e Di Canio. Giac ha detto sì al Sunderland: per otto milioni di motivi (sette più uno di bonus) e un quadriennale da 2 netti a stagione. Il doppio di quanto prendeva alla Juventus.
Ne ha fatta di strada da quando, stagione 2003-04 segnò 15 gol nella Primavera del Cesena. Sembrava fosse nata una stellina invece iniziò un giro di prestiti, Forlì, Bellaria, Pavia. Per lui il grande calcio sembrava finito ancor prima di cominciare.
Invece, tornato al Cesena, segna al Milan alla seconda giornata e la sua carriera svolta per sempre.
L'anno successivo va in comproprietà alla Juve, che dopo aver vinto lo scudetto lo riscatta.
Scudetto poi bissato già a marzo con il gol al 91' contro il Catania.
I maligni ci vedono l'istantanea di un calcio italiano livellato sempre più verso il basso. Lui sta zitto e macina: chilometri, pregiudizi e avversari.
In Brasile fa l'artista e l'operaio. Nell'amichevole contro Haiti segna dopo 19 secondi il gol azzurro più veloce della storia. Contro il Messico manda in gol Balotelli, che poi lo ripagherà con il tacco per la sassata alla Seleção. Riacciuffa il Giappone causando l'autogol di Uchida e in semifinale, sennò non sarebbe Giaccherini, centra il palo della vita con la Spagna, prima di rifiutare il rigore che invece segnerà all'Uruguay per il terzo posto.
È l'ultimo capitolo di una favola che per il Giac, tra Premier League e Mondiale, è ancora tutta da scrivere.
È la favola che sta vivendo, da due anni, Emanuele Giaccherini. Per Conte, "Giacca".
Il dodicesimo titolare, l'uomo-ovunque, che per duttilità e spirito di sacrificio ha fatto innamorare il Ct Prandelli e Di Canio. Giac ha detto sì al Sunderland: per otto milioni di motivi (sette più uno di bonus) e un quadriennale da 2 netti a stagione. Il doppio di quanto prendeva alla Juventus.
Ne ha fatta di strada da quando, stagione 2003-04 segnò 15 gol nella Primavera del Cesena. Sembrava fosse nata una stellina invece iniziò un giro di prestiti, Forlì, Bellaria, Pavia. Per lui il grande calcio sembrava finito ancor prima di cominciare.
Invece, tornato al Cesena, segna al Milan alla seconda giornata e la sua carriera svolta per sempre.
L'anno successivo va in comproprietà alla Juve, che dopo aver vinto lo scudetto lo riscatta.
Scudetto poi bissato già a marzo con il gol al 91' contro il Catania.
I maligni ci vedono l'istantanea di un calcio italiano livellato sempre più verso il basso. Lui sta zitto e macina: chilometri, pregiudizi e avversari.
In Brasile fa l'artista e l'operaio. Nell'amichevole contro Haiti segna dopo 19 secondi il gol azzurro più veloce della storia. Contro il Messico manda in gol Balotelli, che poi lo ripagherà con il tacco per la sassata alla Seleção. Riacciuffa il Giappone causando l'autogol di Uchida e in semifinale, sennò non sarebbe Giaccherini, centra il palo della vita con la Spagna, prima di rifiutare il rigore che invece segnerà all'Uruguay per il terzo posto.
È l'ultimo capitolo di una favola che per il Giac, tra Premier League e Mondiale, è ancora tutta da scrivere.
Per Sky Sport 24, Christian Giordano - 10 luglio 2013
Commenti
Posta un commento