I 70 anni di Franco Cribiori


di Gian Paolo Porreca
TuttoBiciWeb.it, lunedì 28 settembre 2016

Il 'biondino' di Corsico, l'intelligenza ed il bon ton del plotone nei primi anni '60. Ai tempi di De Rosso, di Dancelli e Vianelli, al tempo in cui esisteva ancora il Trofeo Cougnet, Cribiori fu il garbato protagonista di cento e cento corse, penalizzato talora dal modesto spunto di velocità. 

Primo nella Coppa Placci '62, nella Milano Torino '63 e nel Giro dell'Appennino '64, Cribiori fu pure una volta secondo ('64) e due volte terzo in un Campionato italiano ('62 e '65). E secondo, dietro De Rosso, nel 'Romandia '62. 

Ma è ancor più giusto, altresì, ricordare, ed invocarne le memorie personali, il suo successivo ruolo di perfetto direttore sportivo: con De Vlaeminck e Sercu, De Muynck e De Witte, alla Brooklyn. E con poi Freuler e Bugno, già, quel 'primo' indecifrato Bugno lì, all' Atala. Quel Bugno 'lì', che resta il rebus affettivamente e tecnicamente sospeso di un ciclista e di un maestro, come Cribiori, dal distillato di classe. 

E sì, come recitava il titolo di un supplemento della 'Gazzetta dello Sport' a fine stagione '64, in quell' epoca di un ciclismo ricco ancora di un cuore semplice. 'Cribiori, il ciclista che non confonde il Dom Perignon '64 con un insetticida'. Auguri, allora, stappando almeno un mignon della Veuve.

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