FOOTBALL PORTRAITS - Bucchi: Grande, grosso e goleador (2008)



di CHRISTIAN GIORDANO
la Repubblica, ed. Bologna, 7 gennaio 2008

«Se riesce a fare il Fava, non ce n’è per nessuno». È il parere/pronostico di alcuni addetti ai lavori che hanno avuto con loro Cristian Bucchi, il centravanti neorossoblù che dovrà trascinare in A la capolista. 

L’interrogativo cui Arrigoni dovrà dare risposta, infatti, non è se e quanti gol Bucchi segnerà, ma come l’ultimo arrivato saprà integrarsi con lo straordinario Massimo Marazzina visto nel girone d’andata: 9 sigilli in 18 recite, tutte da prima punta. Perché Bucchi, che di reti ne ha sempre fatte (91 in 240 gare da professionista, 52 in 86 da dilettante), giocherà eccome: non si spendono 400 mila euro netti per un prestito di sei mesi (dal Napoli, via-Siena, e senza diritto di riscatto), per farlo partire in panchina. In dubbio, semmai, c’è il sistema di gioco: nei tre davanti si alterneranno le mezzepunte (Adailton e Bombardini) più che Fava, che fin qui ha fatto il lavoro sporco, ma non i gol. Bucchi, se sta bene e avverte fiducia, sa fare l’uno e gli altri. Lo dimostra la sua storia: e il ds Salvatori, che lo scoprì al Perugia, la conosce come pochi. 

Nato a Roma il 30 maggio 1977, Cristian (senz’acca) inizia nella Sambenedettese e nel 1995-96 debutta in prima squadra in CND: «Ero nessuno». 

Poi, scende in Promozione: il posto è Settempeda, timbra 23 volte in 32 apparizioni e conquista l’Eccellenza, dove addirittura scollina la media di un gol a partita: 29 in 26. «Una favola». 

Nel 1998 il quadruplo salto in avanti: il Perugia del patron Luciano Gaucci lo porta in serie A. «Pensavo fosse uno scherzo», invece bolla 5 volte in 27 gare. E il 17 novembre debutta in azzurro: 4, tre presenze e un gol nella Under 21. 

L’estate successiva, viene prestato in B al Vicenza e con 10 reti contribuisce alla promozione in A. Ma col tecnico Reja, che poi non lo vedrà nel Napoli, non si piglia: questione di caratteri. Tornato al Perugia, il 14 ottobre 2000 (contro la Lazio all’Olimpico), è il primo in Italia positivo al nandrolone: stop di 16 mesi, poi ridotti a 8. «Sono innocente. Mai dopato, sono un calciatore». Dopo il prestito alla Ternana in B, nell’estate 2002 Gaucci se lo parcheggia al Catania, altro club allora di sua proprietà, ma a gennaio lo cede al Cagliari, sempre in B. Troppi infortuni, Ventura gli fa svolgere una preparazione differenziata. Tanta panca, ma dopo sette gare la ruota sembra girare. Invece, il 3 marzo, al rientro da Marassi (Genoa-Cagliari 1-3), scopre la tragedia. La compagna Valentina Pilla, madre della loro Emily, un anno e mezzo, è morta in casa per arresto cardiocircolatorio. A 24 anni, e a pochi mesi dal matrimonio. «I grandi amori vivono per sempre. Forza Cri», si leggeva, la domenica dopo, sulla maglietta dei compagni, guidati da capitan Cammarata, che allo stadio riuscì a leggere toccanti parole prima del fischio d’inizio. «Mollo», pensò Cristian. Invece ci furono Ancona (poi fallita), Ascoli (in comproprietà dal Chievo, 17 gol più 2 nei playoff in 41 gare) e, soprattutto, Modena: nel decennio la miglior «Città italiana a misura di bambino» (secondo Legambiente) per la sua Emy, e il club della rinascita per il centravanti più forte visto in gialloblù. Il capocannoniere (29 reti) fa reparto da solo nel 4-2-3-1, e quando, nella ripresa, gli affiancano una punta (Asamoah o Colacone), si spreca in sponde e assist. Leader in campo e fuori, rientra in difesa, mette palla per terra e per proteggerla, o spizzarla, usa bene il gran fisico (186 centimetri per 79 chili). Infine, è pressoché infallibile dal dischetto: al Modena ne sbagliò uno su 12, contro il Mantova dello stopperone Cioffi, uno dei pochi a metterlo sotto in tonnellaggio. Sabato, Cioffi (ora all’Ascoli) non ci sarà, l’occasione per far vedere che Bucchi è tornato sì. Basterà fargli fare il Fava, o il Corradi del Chievo. «Io non ho più paura».
CHRISTIAN GIORDANO
la Repubblica, ed. Bologna, 7 gennaio 2008


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