Lombardia 2016 - Rosa imparerà, Chaves campione vero



di CHRISTIAN GIORDANO

Premessa. Potrei apparire in una sorta di “conflitto di interessi”, visto che Diego Rosa correrà dalla stagione 2017 per il Team Sky e io mi occupo di ciclismo per Sky Sport 24. Fugo subito ogni dubbio: scriverei le stesse cose anche se avesse firmato per la Pinco Pallo Racing Team.

Come si fa a non essere d’accordo con “Martino”, al secolo Giuseppe Martinelli diesse dell'Astana? Il punto è che Diego Rosa ha corso come sa, o perlomeno come sa fino a questo punto della sua spero straordinaria carriera, esplosa un anno fa - ricorderete - con quella liberatoria esultanza, alzando la bicicletta vincendo la tappa regina al Giro dei  Paesi Baschi e poi la Milano-Torino, il suo primo grande successo da pro’.

Nel Lombardia 2016 era forse il più forte, Chaves escluso. Come in altre corse in passato, Rosa aveva più gamba del proprio captano. Bravi Aru e Martinelli a dargli il via libera, ma poi avrebbe dovuto vedersela da solo. Esperienza, quella che ancora gli manca. Non di corsa, ma di “mestiere”.

Diego sapeva - come ammette a Ciro Scognamiglio della Gazza - che allo sprint sarebbe stato meno veloce di Chaves. E non immaginare che i due colombiani si sarebbero (giustamente, aggiungerei) aiutati è a dir poco da ingenui, ma Rosa sapeva anche questo. Diego ha giocato il tutto per tutto, sicuro (forse troppo) di una gamba forte e del doppio desiderio di farsi e fare un duplice, forse triplice regalo: sabato prossimo si sposa con Alessandra e voleva lasciare l’Astana con un Monumento e magari chiudere la stagione attenuando il ricordo della sua prova a Rio 2016, dove purtroppo non abbiamo visto il “vero” Rosa. 

Infine, credo che arrivare nel top team mondiale quale è il Team Sky (nessun conflitto di interessi qui: è il budget a dirlo) avendo nel palmarès una Monumento sarebbe stato tutto un altro approdo. Detto tutto questo, Diego Rosa ha davanti a sé un radioso futuro e farà tesoro di queste esperienze. Quelle sue lacrime al traguardo però non si cancellano. Un Monumento come il Lombardia perso così non si dimentica. Mai. 

Ah, due righe sul degnissimo vincitore. Il primo non europeo per la Classica delle foglie morte, la prima Monumento per un colombiano. Che corridore, Esteban Chaves. Il Colibrì è diventato grande. Quasi quanto il suo sorriso. 
(chgiord)

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