WAYNE ROONEY - The Man United Man

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Christian Giordano
WAYNE ROONEY
The Man United Man
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È l’ultimo dei mohicani, Wayne Rooney. Il calciatore guerriero, se ne esiste ancora uno. Nato per giocare a calcio, come tantissimi che cominciano a farlo per piacere, ma per giocarlo a quella maniera, come quasi nessuno dei pochissimi che finiscono a farlo per mestiere. E lì c’è tutta la differenza fra Wazza e le altre superstar. 

Rooney è una stella operaia, nella migliore accezione. Un giocatore di squadra dalla generosità, in campo e fuori, straripante, esagerata; a volte persino controproducente. Non solo per le espulsioni, tante, ma anche per il suo stesso rendimento. Il suo gioco, tutto velocità e potenza e intensità, spesso lo porta a correre ovunque in aiuto dei compagni e quindi, talvolta, a strafare. Ma se avesse concepito il calcio in altro modo, non sarebbe stato né diventato Wayne Rooney. Ed è anche e soprattutto per questo che Roo è il footballer ideale di ogni allenatore. 

La voglia di vincere, lo spirito di sacrificio, l’altruismo sono, con le doti naturali e l’infinito talento, le architravi su cui ha costruito una carriera da record al Manchester United. Il club più ricco e forse il più importante al mondo. La sua dieci ai Red Devils è diventata la maglia di Rooney e viceversa, il ragazzo di Croxteth, cresciuto tifando Everton e indossandone la 18 in onore di “Gazza” Gascoigne, un Geordie assurto a icona Spurs, è diventato il simbolo dello United a noi contemporaneo. 

La squadra che si è identificata nei monumenti Denis Law, Bobby Charlton e George Best – la Holy Trinity la cui statua campeggia davanti all’Old Trafford – e poi capitanata da Robson e Keane, Cantona e Giggs, è, ora, di Wayne Rooney. Questa è la sua storia. La storia degli ultimi quindici anni di United e di uno Scouser ribelle che ne è divenuto re.

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