LA SCUOLA DI SIZA E IL NEGOZIO DEL PORTO

di Alessandro de Calò, ExtraTime, Gazzetta dello Sport, 24 gennaio 2017

C’è una Scuola di Porto - si può dire anche Oporto, non è un dogma – che gode di assoluto prestigio mondiale. E’ legata alla visione e alle opere di Fernando Tavora, Alvaro Siza, Eduardo Souto de Moura, maestri di un’architettura poetica e silenziosa, fatta di piccoli interventi - direi quasi di preziosi punti di sutura - che nasce nel nord del Portogallo, si afferma dopo la rivoluzione dei Garofani, e lascia tracce in diversi angoli del pianeta.
 Non è una scuola che ha avuto una sede fisica, come è stata Dessau per la Bauhaus nella Germania prenazista, né si è disegnata attorno a contorni nitidi come confini fatti
 di muri e filo spinato. Non è neanche una scuola in senso accademico, dove si cristallizzano stili e linguaggi, dove gli allievi si riconoscono per la riproduzione dell’ortodossia. Piuttosto, è un modo di intendere comune che trova terreno fertile in quella porzione di mondo per crescere ed espandersi, forte di qualche piccolo esempio. Mentre il glorioso Milan 
di Rocco, Cesare Maldini e Rivera, nella stagione 1962-63, vince a Wembley contro il Benfica la prima Coppa dei Campioni, Alvaro Siza realizza la piscina sulla spiaggia di Leça da Palmeira. Siamo sul bordo dell’oceano e quella piscina d’autore diventerà famosa grazie a Wim Wenders che la riprende in uno dei suoi film-cult, «Lo stato delle cose», uscito nel 1982 e Leone d’oro a Venezia. 

Il 1982 è l’anno in cui Jorge Pinto da Costa diventa presidente del Porto col quale conquisterà presto l’egemonia sul calcio lusitano, dopo averla strappata al Benfica (20 campionati vinti sugli ultimi 34). Pinto da Costa, che adesso ha 79 anni, è il più longevo dei presidenti di club in carica, tra i grandi d’Europa. Naturalmente non c’è nessun collegamento diretto con l’architettura di Siza e degli altri maestri cresciuti sulle rive del Douro, ma anche nel calcio si può parlare 
di una scuola di Porto e di uno stile. Con i Dragões si sono affermati, in panchina, José Mourinho e André Villas-Boas. Con i prodotti del vivaio e
 i giocatori valorizzati in prima squadra, il Porto ha incassato 800 milioni di euro fra il 2004 e l’estate 2016. Un negozio praticamente perfetto, dove tutto quadra e il gioco resta sempre rotondo. Sul piano sportivo, i Dragões sono di casa nella Champions League, anche se spesso gli ottavi diventano un capolinea. Sulla carta, contro i bianconeri di Allegri, sembra ancora questo il destino. Ma l’ultima cosa che la Juve deve fare è sottovalutare questo Porto. 

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