L'interruttore nel campione
VENERDì 30 LUGLIO 2010
C'è un interruttore nella testa del campione. E quando si spegne, riaccenderlo è difficile, forse impossibile.
Quell'interruttore, quando è acceso, non sai di averlo. Si chiama passione, divertimento. E viene prima della fama, del successo. Dei soldi.
Arriva quando fai sport perché ti piace. Perché è il tuo primo pensiero. L'unico che conta. Quando sei solo Michael, non Jordan; Justin, non Henin; Ian, non Thorpe. Alex, non Schwazer.
Ti accorgi di averlo, quell'interruttore, quando è già spento.
E allora ti pesa fare la borsa per l'allenamento. Cominci a "tagliare" gli angoli nel riscaldamento. Il tragitto fino alla palestra, il campo, la piscina, diventa un viaggio che mai avresti prenotato.
E' il segnale. Senza tuo padre a guidarti, e a guardarti, ci provi nel baseball, il tuo primo amore. Ma sei stato il più grande giocatore di basket di tutti i tempi, e non ti è concesso di essere normale. E poi, senza papà James, che senso ha?
Allora torni: una, due volte. Col 45 e poi ancora col "tuo" 23.
Torni, vidi, vici, altri tre anelli coi Chicago Bulls. Poi i Washington Wizards, for the love of the game. Perché lo ami, quel gioco. Perché senza ti senti niente. Anche se niente è come prima.
Torni dopo che hai lasciato da numero uno al mondo, e imparato cosa significa maternità. Torni, due anni dopo, perché sei Henin, e che importa se perdi in finale gli Australian Open, contro la nuova numero 1, Serena Williams.
Torni perché ti è tornata la voglia. Perché ti diverti ancora, come è successo alla Clijsters e a mille altri, in ogni sport.
Non a Thorpe, per ora. Nonostante le smentite che lo vorrebbero di nuovo in acqua, a Londra 2012. Forse ci ripenserà, forse no.
Come Alex, che si è accorto del vuoto che c'è, quando su quell'interruttore c'è scritto "off".
PER SKY SPORT 24, CHRISTIAN GIORDANO
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