GIRO 1987 - Ma il colpevole non è Roche



di Mario Fossati
la Repubblica, 7 giugno 1987

SAPPADA - Il pulitissimo Johan van der Velde ha tagliato in solitudine il traguardo della prima tappa dolomitica, la Lido di Jesolo-Sappada. Roberto Visentini ci ha rimesso le penne e il pennacchio (la maglia rosa). Ha buscato sei abbondanti minuti. Il fratello-nemico Stephen Roche ha vestito l'insegna del primato. Ecco, sintetizzata in appunti l'episodica, più immediata del dopocorsa.

Visentini denuncerà, oggi, il fattaccio di cui si ritiene la sola vittima. "Parlerò domani", ha dichiarato con il tono di chi non ammette repliche. "Qualcuno, stasera, andrà a casa".

Una parte della concorrenza montata su quattro ruote - per l'esattezza, i direttori sportivi Algeri, Bartolozzi, Stanga - ha assunto la difesa puramente accademica di Visentini. Roche ha attaccato direttamente la maglia rosa Visentini, sostengono costoro, fra lo sgomento dell'intero plotone. E non una ma due volte. Gli ha spezzato i nervi, lo ha distrutto sul piano psicofisico. "Fossi stato Boifava, afferma Stanga, avrei fermato Roche con qualsiasi mezzo, ad ogni costo".

Roche non ha salito il podio della Tv. A Giorgio Martino, che lo ha avvicinato, Roche ha detto: "Non ho intenzione alcuna di creare polemiche. Non ho mai inteso fare la guerra a Visentini". Conosciuti gli umori di Visentini, Roche ha indetto una conferenza-stampa, al suo albergo, opportunamente rientrata per l'intervento dei dirigenti la Carrera, che è la squadra di Visentini e sua.

L'addetto stampa della Carrera, Gianfranco Belleri, richiesto di una opinione, ha ribattuto: "È stato questo di oggi il primo attacco portato da Roche a Visentini. La condotta di Roche era stata, nei giorni scorsi, ineccepibile".

Il Giro d'Italia, come ogni corsa a tappe degna di questo nome, ha una sua vita privata in cui l'affronto e l'abbraccio, sono le forme maggiorate del rapporto umano. Screzi... omerici hanno sempre avuto per contropartita gli elogi che i grandi si rivolgono l'un l'altro, al di sopra della folla. Ma qui sono due compagni di squadra - si badi non di una squadra posticcia come potrebbe essere una nazionale ma di una équipe che li fa forti, per un anno intero, di un contratto - a farsi guerra a colpi di spillo e poi a scendere brutalmente ai ferri corti.

Ascoltavo, i giorni scorsi, il direttore sportivo Davide Boifava e gli stessi Visentini e Roche. Boifava ce l'aveva con G.B. Baronchelli, che aveva confidato di avere colto, nelle scorse giornate più di un'intemperanza fra i due capitani in coabitazione. Boifava negava. Saggiamente non poteva fare altrimenti. Io sospettavo. L'esperienza mi ha insegnato di guardarmi dall'attribuire a questa felicità fraterna tutti i sentimenti di gregarietà che si agitano fra i membri di una stessa équipe. Tali sentimenti, infatti, sono molto più confusi.

La cronaca di ieri ci aiuta a dipanare la vicenda che ha terremotato il Giro. Il percorso si srotolava sotto le ruote dell'Alfa e tu avevi l' impressione che i suoi fondi stradali si personificassero. La corsa, sotto un cielo dapprima purissimo e poi rannuvolato, era netta, dura, scarna come la Carnia dove si svolgeva. Ventottesimo chilometro. Prima rampa della salita di Forcella di Monte Rest. Squaglia Bagot che al culmine precede di quaranta secondi Millar eccetera, eccetera. Discesa. Scattano Roche, il co-équipier di Visentini e Salvador. Mezzo minuto a fondovalle. Qualcuno insinua che la corsa stia prendendo vie traverse. Settantacinque chilometri a Sappada.

Il punto: Bagot in testa: a 13" Roche e Salvador; a 1'05" il plotone, in cui Visentini, che non è in eccellente giornata, evidentemente si rode. Tolmezzo (54 chilometri allo striscione): Bagot ha mollato i pappafichi. Vantaggio di 1' 15" per Roche e Salvador. Quarantasei chilometri ci dividono dal traguardo. Roche e Salvador sono stati raggiunti. Ad Arta Terme, il francese Bernard smuove le acque, addirittura le agita. Parte. Ai suoi mozzi, Anderson, Habets, Vannucci, Chioccioli, Pagnin e nuovamente - non ci vogliamo credere - Roche.

Dall'elicottero comunicano che Roche è attivissimo. Quintarelli - mi hanno raccontato - ossia il direttore in seconda, si è sbracciato per indurre energicamente Roche alla tranquillità. Invano. Sella di Valcada (quota 959, trenta chilometri alla conclusione). I sette si assottigliano a sestetto: ha ceduto Habets. Sui sei di testa, altri sei: fanno dodici al comando. Sotto lo striscione del Gran Premio della montagna sfilano nell'ordine: Conti, Millar, Lejarreta, Anderson, Bernard, Roche, Vannucci, Chioccioli, Pagnin, van der Velde, Munoz e Beccia. Visentini ha un gregario con sé, il belga Schepers, di cui sicuramente non gode i favori. È precipitato a 1' 05".

C'è imbarazzo pari allo stupore fra le ammiraglie del seguito. Visentini non riceve soltanto gli incitamenti accorati di Boifava ma anche dei direttori tecnici della concorrenza. Con i nervi a fior di pelle, la maglia rosa si scorda il rifornimento: è in cotta da fame. Riceve zucchero da Boifava: chiede un panino a Corti, che premurosamente glielo offre. In prima fila la corsa si è sbriciolata. Ha preso il largo van der Valde, che Vannucci, Anderson e Chioccioli inseguono.

L'homme-a-marteau ha colpito Visentini, che perde quota nel gruppo. Boifava continuamente lo accosta con l'ammiraglia. Visentini scivola all'indietro. Mentre van der Velde in bello stile vola al traguardo, l'elicottero indugia e cerca fra gli abeti Visentini che, innestato un rapporto da maestrina, "muore" lentamente. Il suo dio lo ha abbandonato. La grazia di involarsi, la sua leggerezza si è persa. Il suo stile naturale pare lo intralci. Alla fine prenderà anche 2" di penalizzazione per "spinte occasionali". I colleghi controllano il cronometro. Certamente io mi dico era in "giornata no". Ma nulla o pochissimo è stato fatto per nascondere la situazione ai grandi della classifica, per proteggerlo. E perché Roche, mi chiedo, ha attaccato, la seconda volta? E perché Schepers non gli ha dato una mano?

Io non vorrei che, per un malinteso senso di amor patrio, Roche, che ci sa fare, che ha comunque classe, venisse oggi bersagliato sulle strade del Giro. Il sacrificio nel ciclismo esiste. La morale del ciclismo è ambigua. Roche è convintissimo di avere agito bene. Visentini è della ferrea opinione che Roche ha violato, come dire?, la morale della collettività, il gioco di squadra.

Oggi una tappona: Sappada-Canazei: Monte Croce, Passo di Gardena, Passo di Sella, Pordoi-Cima Coppi (metri 2.239), Marmolada: montagne autentiche da scavalcare. Visentini ricomincerà da 3' 14"?
MARIO FOSSATI
la Repubblica, 7 giugno 1987

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