GIRO 1987 - Non credete ai duellanti
di Mario Fossati
la Repubblica, 9 giugno 1987
la Repubblica, 9 giugno 1987
RIVA DEL GARDA - Visentini contro Roche è, per molti, il 70esimo Giro ciclistico d'Italia. Ieri l'altro verso la Marmolada, Johan Van der Velde ha staccato la compagnia: ha sprintato la salita di Malga Ciapela.
Dopo avere scollinato Monte Croce, Gardena, Sella, Pordoi, il Giro d'Italia già ci ha presentato, lassù, a oltre 2 mila metri, un ex muratore, che conosce le lingue, ossequioso e, perché no, sgherro quanto serve. Argentin ha vinto lo sprint dei battuti, a 2' 20". E' scivolato all'indietro Rominger.
La folla aveva trasformato il monte in una tribuna. Aveva colpito e fischiato anche, con un malinteso spirito di amor di patria, l'irlandese Roche, che avrebbe tradito il co-équipier-idolo di casa Visentini.
Il ciclismo, è risaputo, ha per sede una strada. Non c'è il filtro del biglietto. La gente, composta pure dai semplici di spirito, ama di un amore viscerale questo antico gioco basato sulla fatica. Accade che si apposti sul monte, magari all'alba, in attesa del passaggio. Naturalmente l'alcool fa un discreto lavoro: e l'avversario appare, alla fine agli sprovveduti, che popolano questa cittadina semovente, di volta in volta gracile o insolente, infido o borioso. Non mi stupisce che simile sorte sia toccata, nella Sappada-Canazei, a Roche, che, per conquistare la maglia, ha lottato, in famiglia, con Roberto Visentini.
Una corsa delle proporzioni di un Giro o di un Tour è un confronto di caratteri. L' uomo della strada, che è l'eterno cliente del ciclismo, ci vede dentro la lotta per la vita, a cui partecipa. La gente, del ciclismo, si affronta o si abbraccia. Non c'è via di mezzo.
Coppi, del resto, puntualmente ripagato, non amava Bartali. Gino era per Fausto un incubo a cui si era affezionato. Un giorno, uno scrittore, al seguito del Giro, chiese a Coppi chi fosse Bartali: e a Bartali chi fosse Coppi. La risposta di Fausto e di Ginettaccio fu sorprendentemente equale: "L'avversario". Ne ho modestamente dedotto che l'avversario non è tale, per un campione, se non in proporzione alla stima che gli si concede.
Quella di Coppi-Bartali, mi sorge il dubbio, non è una esemplificazione che fa al caso nostro. Era una rivalità monumentale. I due erano entrati nella vita degli italiani: erano argomento di disputa. La pelle di Gino e di Fausto era di ben diverso spessore.
Ripenso ai fratelli nemici Roche-Visentini. Nella mattinata del 7 giugno la Carrera aveva invitato ad una conferenza stampa di estrema politicità, ossia di assoluta ovvietà (perciò inutile) gli inviati del Giro. Le posizioni erano state chiarite, ci aveva assicurato il patron: l'infelice 6 giugno doveva considerarsi una pagina stralciata dal ruolino di marcia dell'équipe. Scattava il silenzio stampa.
Tutti zitti, dunque, la testa sotto l'ala. Il cielo del Giro doveva restare purissimo. Ci siamo ribellati anche perché un simile responso non valeva la levataccia, che ci era stata praticamente imposta. Poi la corsa, la Sappada-Canazei. E le dichiarazioni immediate e niente affatto convergenti di Roche e Visentini (al diavolo il black-out).
Proprio l'altra notte, la vita zingaresca del Giro ha voluto che il mio albergo fosse lo stesso della Carrera. Ieri mattina, alla colazione, avevo Visentini e Roche di fronte a me. Li dividevano due piatti vuoti. Visentini arrotolava sulla forchetta gli spaghetti all' olio, in silenzio: Roche scambiava qualche parola con Schepers. D'un tratto, Roche si è rivolto, con il suo italiano carico di cicatrici a Visentini. Del loro discorso mi giungeva solamente un'eco metallica: la voce di Visentini. Consumata la dieta mediterranea che rallegra l'introduzione alla corsa dei ciclisti, i due si sono separatamente accomiatati. Visentini mi ha scorto ed è venuto a sedere alla mia tavola. "Non credo, gli ho detto, che il tuo Giro sia finito". Ha sorriso. Poi, una banalità: un cenno al tempo punto promettente. "Adesso, gli ho fatto io, ti voglio insegnare una massima: la maggiore astuzia è l'onestà". "Lo credo anch'io, mi ha risposto Roberto. Però, qui, non si può aspettare che il dio del ciclismo paghi il sabato. Mi saranno saltati i nervi. Io sono stato tradito. Perché ero la maglia rosa, c'eravamo tutti accordati che la corsa l' avrei comandata io, senza interferenze o collusioni. Io sono stato attaccato direttamente da un compagno di squadra, che aveva contratto misteriose alleanze".
Ho accennato timidamente al costume ciclistico: alle tattiche e alla parodia delle sue tattiche. Visentini mi ha ascoltato attentamente: "Anche per questo intendo smettere al più presto. Però l'immagine della Carrera va rispettata. Si faranno i conti, l'indomani del Giro".
Ho salutato Visentini. Ho veduto 38 Giri d'Italia e 30 Tour. La dinamica delle corse a tappe, pensavo, si presenta sempre come una battaglia ma la maniera di affrontarsi è del tutto particolare. Fratelli-nemici, ne ho veduti altri, anche in passato.
Nel '62 De Filippis si ritenne tradito, ferito da Balmamion, suo partner alla Carpano. Il "Cit" avrebbe potuto benissimo vincere quel Giro ma la tattica di gara gli aveva preferito Balmamion. De Filippis, ricordo, aveva fatto fagotto: era filato a Torino. Lo dovette ripescare nella notte, il fotografo Bertazzini, suo estimatore.
Ora la Carrera ha acquistato Stephen Roche, che è uno splendido mercenario delle due ruote (al termine mercenario non intendo dare alcun significato spregiativo). Roche ha veduto la possibilità di vincere il Giro: e, secondo la sua morale, nel Lido di Jesolo-Sappada, ha mandato bellamente al diavolo, gli ordini, gli inviti ad addolcire, a favore di Visentini, una pedalata che lui trovava enormemente redditizia. Ha attaccato addirittura Visentini.
E' capitato al ciclismo italiano di assoldare e di servirsi di mercenari (che docilmente si facevano tagliare la cresta). Capita, anche, che i mercenari la cresta la alzino.
ORDINE D'ARRIVO 17T:
1. Vitali (Svi) km. 206 in 5h42' 52", media 36,048, abb. 20"; 2. Paganessi s.t. abb. 15"; 3. Giovannetti abb. 10"; 4. Van Brabant (Bel) a 4' 43" abb. 5"; 5. Jourdan (Fra) a 7' 05"; 6. Freuler (Svi) a 8' 37"; 7.Van Der Velde (Ola) s.t.; 8. Lejarreta (Spa); 9. Roche (Irl); 10. Mujica (Spa); 11. Breukink (Ola); 12. Schepers (Bel); 13. Giupponi; 14. Conti; 15. Winnen (Ola); 16. Chioccioli; 20. Visentini; 34. Argentin a 10' 46".
CLASSIFICA GENERALE 17T:
1. Roche (Irl) 82h47' 10", media 37,502 kmh; 2. Breukinkg (Ola) a 33"; 3. Millar (Gbr) a 2' 08"; 4. Giupponi a 2' 45"; 4. Giovannetti a 3' 08"; 6. Lejarreta (Spa) a 3' 12"; 7. Visentini a 3' 24"; 8. Rominger (Svi) a 3' 33"; 9. Van Der Velde (Ola) a 4' 29"; 10. Mujica (Spa) a 5' 10"; 11. Winnen (Ola) a 5' 48"; 12. Argentin a 6' 37"; 13. Anderson (Aus) a 6' 43"; 14. Bauer (Can) a 7' 14"; 15. Munoz (Spa) a 7' 41". Così domenica a Canazei: 1. Van der Velde (Ola) in sei ore 16' 28' ' alla media oraria di km. 33,628; 2. Argentin a 2' 19' ' ; 3. Breukink (Ola) s.t.
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