L’Esperimento surreale
Nota:
Nella storia si susseguono diversi temi e i dettagli sono molto
importanti al fine di una comprensione più profonda.
Il racconto è una sorta di esperimento, poiché tra le righe ci
sono dei commenti che scandiscono le vicende e interrompono lo scorrere del
tempo, e che nella storia narrata sono di una
persona diversa dall’autore, mentre nella realtà sono
miei sia il racconto sia i commenti.
Tramite questa tecnica posso ampliare alcuni discorsi e focalizzare l’attenzione su degli
aspetti. Il metodo adottato è una rivisitazione in chiave moderna
dello stesso adoperato da Alessandro Manzoni ne I Promessi
Sposi. Mediante questo espediente riesco a prendere le distanze sia dall’autore, sia da chi ha scritto i commenti.
Sopra a queste figure c’è
il burattinaio, (termine che ritroveremo all’interno del racconto) ovvero
l’autore del racconto e dei commenti (io) che conduce il reale
Esperimento, che consiste nella coesistenza di queste tre figure.
Ciò che leggerete è il frutto dell’intreccio di questi tre
individui.
Buona lettura.
Qualche giorno fa mi è arrivato un messaggio da un amico dove mi è stato
proposto di fare una reaction a un racconto. Non penso sia già stato
fatto, le uniche regole sono:
- scrivere di getto;
- non si possono cancellare frasi, ma solo parole per "aggiustare" il significato
o facilitare la comprensione del periodo;
- procedere con la lettura piano piano, e quando si vuole esprimere un
parere, che può nascere anche a metà di una frase, coprire la parte successiva.
Non so come
iniziare a scrivere il mio racconto, fidatevi però, il contenuto è originale.
Continuate a leggere. Se per caso doveste trovare qualche errore, non prendetevela con me. Questo testo è stato scritto da una
scimmia che per decenni ha premuto tasti in modo casuale sulla macchina per scrivere di mio padre e questo è il prodotto finale, nel quale sono comprese
anche queste parole introduttive. In questa maniera prendo le distanze da un
eventuale gradimento o da un giudizio negativo dei lettori.
[L'inizio mi ha colpito molto per la
sua contraddittorietà, in quanto inizialmente presenta lo scritto come suo, e
poi afferma, ovviamente con ironia, di averlo fatto scrivere a una scimmia.
Spero sia voluto, anche se mi pare di trovarci un significato
nascosto, e nascosto talmente bene da non esserci. Ripensandoci non
avrebbe alcun senso inserire questo elemento contraddittorio. Cambio opinione,
l’inizio è pessimo.]
La notizia è
delle ultime ore, ed è già stata riportata dai giornali e dai
blog di tutto il mondo. l'Italia si occuperà di condurre un esperimento,
denominato Kaspar Hauser, nel quale un ragazzo verrà, poco dopo essere stato
concepito da una donna (non mi pare il caso di chiamare madre una persona del
genere) consenziente, seguito nella sua crescita senza venire a contatto con
altri esseri umani.
Il cibo dovrebbe, secondo le fonti più attendibili, essergli portato in una gabbia "naturale" (non si hanno informazioni sulla grandezza) nella quale il
bambino vivrà sino ai 18 anni. Arrivato alla soglia della maggiore età avrà inizio la seconda parte dell'esperimento, quella in cui gli scienziati osserveranno
come Kaspar (così viene chiamato sulla stampa) si inserirà nella nostra
società.
L'opinione pubblica è divisa in due. La maggior parte
è convinta che si tratti di una violazione dei diritti umani. Alcuni ricercatori
la ritengono invece una grande opportunità per il mondo scientifico e
osservano come, utilizzando uno spirito cinico, la scienza possa ottenere vari benefici a fronte di un sacrificio parziale. Addirittura alcune persone pensano
che il ragazzo stesso possa ottenere grandi vantaggi, poiché non sarà circondato
da una società malata come quella odierna e vivrà da essere
umano autentico. Altri scienziati si sono schierati contro la
messa in atto di questa folle idea, per poi nei fatti andare a comporre
l'équipe che si sarebbe occupata dello studio, appena gliene è stata concessa la
possibilità.
[Mi sorge un dubbio: Ma se al posto di
un bambino fosse nata una bambina sarebbe cambiato qualcosa?
Oppure, nel caso in cui il nascituro presentasse problemi mentali o fisici si manderebbe
a monte tutto? Però direi di tralasciare questo discorso e terminare qui questo
breve commento.]
Nell’ultimo
mese non si è parlato d’altro, i social network sono stati invasi dalle
opinioni degli utenti, e in televisione ogni canale ha approfondito la
vicenda, invitando psicologi, scienziati e altri esperti. Il mondo sembra si sia fermato, l’esperimento ha
catalizzato l’attenzione di tutti. Sul web circola un’immagine che rappresenta
un ragazzo in gabbia che si copre con un telo, e dal lato opposto trova spazio
un cane che indossa un cappottino. Sotto, una scritta a caratteri cubitali
recita: «Chi è l’essere umano ora?».
Ha fatto molto discutere la dichiarazione
di un politico (di cui non faremo il nome) che, incalzato da un giornalista, di
fronte alla semplice domanda “Lei, è a favore o contro il KH (Kaspar Hauser)?”, ha risposto: “Io non sono né a favore né contro, ma credo se ne stia
parlando troppo, alla fine è la vita di soltanto una persona».
Il suddetto politico, giunto a casa e accortosi della gaffe, ha postato uno scritto su Facebook che non intendeva affermare che la vita di un individuo
ha poca importanza, ma che si parla esageratamente, e spesso senza nemmeno conoscere i fatti, di un progetto ancora allo stato embrionale, mentre intanto ci sono migliaia di persone che ogni giorno muoiono a causa delle guerre e
della fame.
[Questa parte del racconto mi è
piaciuta molto, poiché l’autore interseca la storia con le dinamiche dei social
network, e con la stampa, forse anche per dare un’impronta sul momento
storico del racconto, un periodo riconducibile ai nostri giorni.]
Mio figlio (…)
[Perché parla di suo figlio? Il
racconto non era stato scritto da una scimmia? Ma posto anche sia stata una battuta, il racconto dovrebbe essere il suo, ma dato
che si tratta di una storia immaginaria, per quale ragione inserisce la vicenda
del figlio? Oltretutto, nulla c’entra con il racconto. Questa proprio non l’ho capita. Continuo a leggere, ché è meglio.]
La vicenda
che ho scritto prima non faceva parte del racconto, mi serviva solo per verificare
che tu stessi utilizzando il metodo che ho richiesto.
[Ora si spiega tutto. Colpa mia,
scusate.]
Il mondo
dello sport è stato coinvolto nella vicenda, anche se pochi atleti italiani
hanno espresso la propria opinione, o se l’hanno fatto non si sono schierati apertamente.
Oltreoceano invece, in particolare le stelle della NBA e
dell’NFL, hanno preso una posizione molto forte contro il KH.
In particolare
LeBron James. "The King", come viene sopranominato, durante la parata lungo le
strade di Cleveland per festeggiare la vittoria del secondo titolo NBA della
franchigia e il quarto del loro migliore giocatore, ha fatto realizzare una
maglietta apposita raffigurante sul davanti il Larry O’Brien Trophy (il trofeo consegnato ai campioni NBA) e sul retro la scritta: «We Don’t Want KH».
LeBron non si è fermato qui. Ha chiamato un giornalista
sportivo italiano che si occupa di NBA sul sito di riferimento per gli appassionati e con il quale aveva parlato anni prima. LeBron gli aveva dato il proprio numero di cellulare e rilasciato un’intervista nella quale aveva condannato, con valide argomentazioni, l’attuazione dell’esperimento italiano. Ancora una volta James aveva dimostrato di
essere un abile comunicatore e anche molto informato. E così l’attenzione sull’argomento da parte delle nazioni non europee, e a maggior ragione
degli USA, si era intensificata ancora di più.
[Vale il discorso fatto
in precedenza con i social network. L’autore aumenta il raggio dei punti di
vista e si scopre che il racconto è ambientato in un futuro molto vicino, anche
se non si sa se la previsione sulla vittoria dei Cavs (se di questo si tratta)
sia esatta. Per il resto viene descritto uno scenario realistico, basandosi su
un contesto immaginario, in quanto LeBron è un personaggio che espone spesso le proprie opinioni e ha grande influenza sulle persone. Inoltre anche la vicenda
del giornalista potrebbe corrispondere al vero. Tra l’altro ho un’idea di chi quel giornalista possa essere, perché in un podcast dedicato alla
pallacanestro ho sentito raccontare da lui (preferisco tacerne il nome per non
incorrere in scivoloni) di un’esperienza che almeno inizialmente combacia con
la storia.]
Ogni aspetto
del mondo è stato contaminato dal KH. Si ipotizza che questo avvenimento, non ancora avvenuto, abbia mutato, più o meno in profondità, l’arte,
la musica e secondo alcuni intellettuali pure il pensiero di tanta gente. Secondo
i sondaggi, nella prima settimana il 95% della popolazione italiana si
dichiarava contraria alla messa in atto del Kaspar Hauser.
Giorgio Aldisi, giovane autore emergente, cavalcando la particolare situazione scrive una distopia, intitolata “L’esperimento
(sur)reale”, nella quale racconta
del lento ma continuo cambio di opinione da parte delle masse, sino ad arrivare
al punto in cui la popolazione aderisce all’attuazione del KH. Coloro che
si dimostrano reticenti, non molti, vengono uccisi. Nel terribile
scenario previsto in quelle pagine, il test sul ragazzo nemmeno aveva avuto inizio, nonostante il pressoché unanime consenso. Più che di
Kaspar si trattava di Casper.
L’anno seguente il governo italiano ufficializzerà che l’esperimento del KH non
era mai stato iniziato, e che esso in realtà coinvolgeva tutti, in quanto il fine ultimo era
osservare le reazioni della gente. Lo Stato, senza aver in
pratica fatto niente, aveva convinto la popolazione ad aderire a una cosa inesistente, e
nello stesso tempo aveva manipolato le menti più fragili creando in
esse uno spirito il più possibile cinico, eliminando, o perlomeno riducendo, quella componente contenuta «in ciascuno di noi». L’opera dell’autore piemontese è diventata subito
un best-seller.
«Trovo positiva l’idea di inserire un
racconto all’interno. Sinceramente non riesco a capire dove l’autore voglia andare a
parare. Non ho molti commenti da fare in questo momento e per questo
mi limito a continuare a leggere.]
Sono così in
alto che da qui vedo tutto il globo
Tu lo vedi affacciato a un oblò
In una gabbia scorgo Hauser
Passato nelle tue mani da Daumer
Vuoi fargli da baby-sitter, ma sei più pazzo di Joker
Temporeggi “er” avvicinati e ti schiaccio con un hammer
Uno tra i
rapper più conosciuti e apprezzati di Italia ha espresso
in maniera feroce tutta la sua rabbia per ciò che l’Italia vorrebbe fare a Kaspar. L’artista con quel “tu” si appella allo Stato, e gli intima di stare
lontano dal bambino che si vorrebbe utilizzare come cavia da laboratorio.
[Questa parte credo abbia il compito
di stemperare la tensione accumulata dalla narrazione del libro distopico.
Inoltre penso voglia ribadire che la situazione rimane immutata, mentre piovono
continue critiche sul fantomatico esperimento, a differenza di quanto
accaduto nell’Esperimento (sur)reale.]
A un anno
dall’annuncio, dal governo non sono ancora giunti aggiornamenti, tanto che la
popolazione si dice indignata. La tensione è molto alta e se inizialmente le
proteste erano contro l'attuazione l’esperimento, dopo questo lungo
periodo di “assordante silenzio” non
solo dei cittadini, ma anche delle istituzioni, arriva come un fulmine a
ciel sereno un astruso comunicato, di circa 20 pagine, dove si esprime un concetto
fondamentale: il KH era solo un pretesto per osservare le reazioni della gente.
Tutto qui. La predizione del libro di Aldisi corrispondeva in parte alla
realtà. Forse la pubblicazione ha influenzato in qualche modo la mossa del
governo. La storia lascerà solo dubbi e riflessioni. Il burattinaio è una matrioska.
[Mi sono preso una settimana per
scrivere un resoconto finale, per leggere e rileggere il racconto, e il punto
interrogativo era l’unico segnale che mi indicava il percorso da seguire. Ho
masticato il nulla che trasuda dalla narrazione. Un nulla
dettagliato, ma che sempre nulla resta. Magari per evidenziare l’epoca
contemporanea, nella quale domina la fruizione di contenuti futili, attorno ai quali
ruota parte del nostro tempo.
Mi sono accorto che il racconto contiene un’unica
frase a effetto, e la spiegazione che ho trovato, utilizzando forse io stesso
una lunga frase a effetto, è che è un racconto a effetto. La sola frase che
possiede tale caratteristica è la stessa che conclude la vicenda.
Credo
ci sia un profondo legame tra frase, racconto e l’esercizio che sto svolgendo.
Tre piani (di lettura e di sostegno) dove la base, tra i tre elementi, cambia continuamente.
Tornando alla frase, io l’ho interpretata in modi diversi. Nel primo
caso l’ho letta come se il burattinaio, ovvero colui che ha ideato questo
esperimento a due facce (il KH e infine l’osservazione delle reazioni della
gente), fosse una matrioska, quindi non una persona soltanto, o nel caso specifico
lo Stato, bensì un’organizzazione più profonda.
A questa teoria complottista
segue un’altra più complessa: la correlazione tra burattinaio, cioè colui che
muove i burattini, e la matrioska, che in quanto giocattolo potrebbe venire
identificata come burattino stesso. Di conseguenza se lo Stato è il burattinaio,
cioè colui che apparentemente muove i burattini dell’esperimento, quindi dello
spettacolo, ora che è lui stesso un burattino, perde la propria importanza e
diventa una pedina.
Mi rendo conto che spiegare questo concetto è piuttosto
complesso, ma spero che comunque si sia capito cosa io intendessi. Un’altra
sfumatura di senso potrebbe essere, allargando il significato, che l’ideatore
di questo progetto - che consiste nell’unione tra racconto e commento - e cioè il
burattinaio, sia in realtà esso stesso una matrioska, poiché questo lavoro è composto
dall’autore, dal sottoscritto che sta riordinando le idee, e forse da qualcun
altro che ha avuto, ha o avrà, un ruolo in questo progetto. Nel reale
Esperimento. Un Esperimento di alchimia.
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