A Roglič il Galibier, Aru giù ma non di testa
Nella giornata più difficile, Fabio Aru perde di vista il podio (è quarto a 53”) ma non il lato positivo. La testa, c’è. A mancargli, nel finale, sono state le gambe.
Tappone già storico, il primo dei due alpini consecutivi: 183 km su e giù da La Mure a Serre Chevalier con tre colli da leggenda, Croix de Fer, Telegraph e Galibier, tetto di questa Grande Boucle a quota 2642 metri, prima dei 28 km di discesa finale.
Perso Kittel dopo 20 km per una caduta (addio Champs-Élysées, maglia verde a Matthews) e ritrovato Contador (suo il record di scalata di Glandon e Croix de Fer a 25 media) prima che scoppiasse, il successo è andato per distacco al due volte Primož Roglič: mai uno sloveno aveva vinto una tappa al Tour. A 1.13 la rivelazione Urán Urán, secondo anche nella generale a 27” dalla maglia gialla Froome, che va a sprintare per il terzo posto davanti a Bardet, poi Barguil e un super Landa.
Aru ha perso 31 secondi dai big che hanno corso una cronosquadre per spingerlo giù dal podio, dove è salito Bardet, (complimentato da Macron, assente il 14 luglio per ricevere Trump, prima di volarsene via con l’elicottero presidenziale). II lato positivo, per Fabio, è che c’è ancora l’Izoard, ma lassù, oltre alla testa, dovranno esserci anche le gambe.
Da Serre Chevalier, Per Sky Sport 24, Christian Giordano
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