Addio a Connie Hawkins, il Falco che sfiorò la Fortitudo
Tagliato prima del via, rimase a Bologna facendo la bella vita e inventando storie alla moglie negli Usa per quasi un anno
di ENRICO SCHIAVINA
Il Corriere di Bologna, 7 ottobre 2017
BOLOGNA - È morto The Hawk, e l’NBA gli tributa i dovuti onori, perché Connie Hawkins è stato un grandissimo, anche se di lui a Bologna se ne ha memoria per motivi che col basket c’entrano solo di passaggio. Restò da noi quasi un anno, il Falco, che si era innamorato di quella che ancora nessuno chiamava Basket City e del suo stile di vita, al punto da inventarsi con la moglie la storia di un contratto mai firmato per restare qui a spassarsela…
Era l’inizio della stagione 77/78 e Hawkins, fermo da un anno dopo una grande carriera NBA, era arrivato alla Fortitudo in prova ma dopo un paio di amichevoli venne tagliato (serviva un pivot puro e al suo posto arrivò Jeff «Cannarella» Cummings) poco prima dell’inizio del campionato. Lui non fece una piega e decise di restare a Bologna lo stesso, ovviamente lasciando la moglie in America, raccontandole una serie di clamorose balle, impossibili da verificare in un’epoca in cui internet era ancora molto di là va venire. Le telefonava tutte le settimane, inventando risultati e tabellini di partite mai giocate, per un anno intero. Invece non ha mai giocato una partita ufficiale, anzi non ha mai nemmeno toccato un pallone: aveva trovato un modesto posto letto a casa di un amico a San Lazzaro, Maurizio gatti, e passava le notti tra un locale e l’altro, facendo strage di cuori femminili. Poi ha finito i soldi, anche se in America ne aveva guadagnati una montagna, ma scialacquati altrettanti in una vita molto fuori delle righe, e se ne andò lasciando il rimpianto di non averlo mai visto in azione in una partita vera, a parte quella leggendaria della notte di Natale 1977, al PalaDozza, sfida improvvisata con dentro giocatori di Virtus, Fortitudo, Gira e semplici passanti.
Talento formidabile, per stile, inventiva, capacità acrobatiche, Hawkins è considerato tra i più grandi di tutti i tempi. «He was Julius before Julius, Elgin before Elgin, and Michael before Micheal» disse di lui coach Larry Brown, considerandolo un predecessore di Erving, Baylor e Jordan. Leggenda dei playground della sua New York, soprattutto del Rucker che ha reso celebri anche Earl «the Goat» Manigault e Kareem Abdul-Jabbar, Hawkins ha giocato anche negli Harlem Globetrotters e poi 8 anni nell’NBA, è stato 4 volte All-Star e inserito nella Hall of Fame. Se n’è andato a 75 anni, in Arizona.
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