Roche-Visentini - La guerra dei trent’anni


STORIA
di Giorgio Viberti 
La Stampa, 1/10/2017

La guerra dei trent’anni. La Carrera Jeans, sponsor della gloriosa squadra ciclistica degli Anni 80 e 90, ha celebrato ieri a Caldiero (Verona) il trentennale di quel magico 1987, quando conquistò Giro d’Italia, Tour de France e Mondiale grazie all’irlandese Stephen Roche, secondo (dopo Eddy Merckx nel 1974) e ultimo corridore di sempre a realizzare la tripletta nella stessa stagione. La festa, nelle intenzioni dei fratelli Tacchella (titolari del brand Carrera) e del famoso ds di allora Davide Boifava, doveva essere anche l’occasione per far riappacificare due fra i più grandi ciclisti nella storia del team, Stephen Roche e Roberto Visentini, che proprio 30 anni fa bisticciarono e si scagliarono pesanti accuse reciproche senza più riconciliarsi.

In sostanza durante il Giro di quell’anno Visentini, che aveva vinto la Corsa Rosa 1986 ed era leader della classifica, accusò il compagno di squadra Roche di averlo attaccato anziché fargli da gregario. L’irlandese si schermì affermando che aveva solo allungato in discesa per riacciuffare i tre fuggitivi di giornata [Bagot, Munoz e Salvador, nda] e che era stato invece Visentini a scatenare la lotta fratricida ordinando a tutta la Carrera di inseguire Roche. I risultati diedero poi ragione all’irlandese, che da quel Giro cominciò il suo fantastico tris. Ma lo strappo con Visentini non fu mai più ricucito. Ieri doveva essere il fatidico giorno della pace, invece la stretta di mano non c’è stata perché Visentini non si è visto. 

«Per mesi ho cercato di convincerlo a venire al trentennale - ha spiegato Boifava -, ma Roberto non vuole più vedere nessuno di quella squadra, tantomeno Roche». Che ieri invece è arrivato apposta dall’Irlanda con l’idea di riabbracciare Visentini e gli altri ex compagni, fra i quali erano presenti Cassani, Chiappucci, Bontempi, Leali e Perini. «Ci ho provato anch’io appena una settimana fa - ha sottolineato Cassani -, ma Roberto ce l’ha con tutti». 

Il più dispiaciuto è parso proprio Roche: «Quel giorno di 30 anni nessuno ha tradito. E’ un peccato che Visentini sia sempre ripiegato sul passato, ho provato a chiamarlo più volte ma non mi ha mai risposto o ha buttato giù il telefono. Speravo che fosse qui, ma temevo che non sarebbe venuto. Non può finire così, la vita è troppo breve per sciupare del tempo. Roberto era un campione e ho sempre avuto grande rispetto per lui. Andrò a trovarlo a casa sua, faremo un giro in bici e ci spiegheremo». Intanto però continua la guerra dei trent’anni. 

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