Storie di ciclismo - Carlo Oriani




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Nasce a Cinesello Balsamo il 5 novembre 1888 Carlo Oriani, vincitore in carriera di un Giro d'Italia e di un Giro di Lombardia.

Corridore completo, Oriani è professionista dal 1908 al 1915. Al Giro del 1909 era semplicemente "el Pucia", il giovincello che correva ancora come indipendente, ma che prometteva un grande avvenire. Un predestinato fin da poco più che bambino, che imparò l'uso della bicicletta come mezzo di necessità per sfamarsi e per dare alla sua famiglia, immersa fino al busto nella povertà della mezzadria. Portava il latte al centro di Cinesello Balsamo, l'allora poco più che borgo in cui era nato il 5 novembre 1888. Un paio di bottiglie la volta, poche, per pensare di far fruttare di più quel servizio allora così raro, ma sufficienti per farlo notare come il piccolo pedalatore che poteva far sognare. E fu lì che Carlo divenne "el Pucia". Lo conoscevano tutti nel paese e fece presto a divenire idolo, anche quando dal latte, più grandicello, si trasferì fra i mattoni dei cantieri. Aveva già un passato quando si presentò al Giro lontano un secolo, ed il più che buon comportamento al cospetto dei più forti, 5° assoluto e primo fra gli indipendenti, fece infervorare il tifo della sua Cinesello. Fu l'inizio di un crescendo che lo porterà a vincere nel 1912 il Giro di Lombardia davanti ad Enrico Verde e nel 1913 il Giro d'Italia battendo Eberardo Pavesi, e i "balsamesi" che avevano subito inserito nel loro cuore Oriani, poterono con più forza liberare quel motto-auspicio che li contraddistingueva: "che crépa la vacca ma che 'riva el Pucia" (che muoia pure la mucca, ma che el Pucia arrivi primo). Poi, arrivò la Guerra, e lui Carlo che era sì "el Pucia", ma era alto e prestante, venne arruolato nei bersaglieri ciclisti ed il 3 dicembre 1917 morì di polmonite all'ospedale di Caserta. Era giunto là per cercare il caldo e quelle cure necessarie dopo il tragico fattore scatenante: poco più di un mese prima aveva attraversato le acque gelide del Piave in piena, per mettersi in salvo dopo la disfatta di Caporetto.

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