THEVENET, L’ALTRO BERNARD CHE FU MAGLIA GIALLA AL TOUR DE FRANCE







Se non ci fosse stato il “tasso” Hinault che ne raccolse l’eredità nel 1978, Thevenet sarebbe stato l’unico, grande Bernard capace di chiudere il Tour de France in maglia gialla. E per ben due volte.

Nato in Borgogna, a Saint-Julien de Civry, il 10 gennaio 1948, Thevenet passa professionista nel 1970 vestendo i colori della Peugeot con cui rimarrà fino al 1979, per poi spendere gli ultimi due anni di carriera con la spagnola Teka prima, la francese Puch-Wolber poi. Ed è proprio sulle strade infuocate della Grande Boucle che conoscerà i suoi giorni più gloriosi.

All’esordio, nel 1970, precettato all’ultimo istante per le assenze di Bracke e Karstens, termina al 37°posto ma si mette subito in luce imponendosi sul traguardo in salita di La Mongie nel giorno della festa nazionale, il 14 luglio. Nel 1971 compare già tra i primi della classe, 4°, vincendo a Grenoble, mentre nel 1972, dopo una terribile caduta nella discesa del Col de l’Aubisque che lo ha momentaneamente privato della memoria, conquista le vette del Mont Ventoux e del Ballon d’Alsace, per poi classificarsi ad un onorevole 9° posto.

Le potenzialità così come le attitudini del giovane Thevenet per le grandi corse a tappe sono evidenti, e se in bacheca può già vantare un Giro di Romandia nel 1972, nel 1973 esplode compiutamente ai massimi livelli salendo sul podio sia alla Vuelta, 3° alle spalle di Merckx e Ocaña, che al Tour de France, 2° sempre dietro a Ocaña, trionfando in maglia di campione nazionale a Les Allues e nell’ultima tappa con arrivo al velodromo di Vincennes a Parigi.

Eccellente in salita e performante a cronometro, non disprezza neppure le corse in linea, se è vero che nel 1974, penalizzato dal ritiro al Tour de France, rientra appena in tempo per partecipare e piazzarsi 5° al Mondiale di Montreal vinto, neanche a dirlo, da Eddy Merckx. Ma la sfida con il grande belga è solo agli inizi.

Eccoci dunque al 1975, l’anno in cui Thevenet entra a pieno titolo nell’Olimpo dei grandi del ciclismo. Dopo aver vinto il Criterium del Delfinato, antipasto prelibato del Tour de France, sulle strade della Grande Boucle impartisce la prima, severa lezione al “cannibale“, vincitore in cinque partecipazioni su cinque, staccandolo e battendolo al Puy de Dome, a Pra Loup e a Serre Chevalier. Thevenet trionfa con 2minuti 47secondi di vantaggio su Merckx e viene premiato dal Presidente della Repubblica Giscard d’Estaing, per la prima volta all’arrivo nel magnifico scenario degli Champs Elysees. L’anno dopo il francese bissa il successo al Criterium del Delfinato, ma al Tour crolla nella tappa di Saint Lary Soulan ed abbandona la corsa qualche giorno più tardi, vittima di un attacco virale.

La rivincita è rimandata al 1977, con Merckx ormai al capolinea, Zoetemelk e Van Impe attardati, il brillante tedesco Thurau leader della classifica generale per quindici giorni, Thevenet che lo scalza al termine della cronometro di Avoriaz, vince quella di Dijon e trionfa infine con 48secondi di margine sull’olandese Kuiper. E’ il vertice della carriera ma anche l’inizio di una veloce eclisse, una malattia epatica da attribuire all’uso di cortisone, sostanza dopante all’epoca permessa, lo vede passare il testimone all’astuto Hinault il bretone, che vincerà tanto e di più.


Resta il tempo di partecipare all’unico Giro d’Italia della carriera nel 1979, chiuso ad un anonimo 31° posto; un paio di discreti piazzamenti nel 1980 a Vuelta (14esimo) e Tour de France (17esimo) in maglia Teka; l’ultima vittoria al Tour du Vaucluse nel 1981 e poi è già l’ora di scendere di sella ed avviare una nuova vita, sedersi su qualche ammiraglia di secondo piano, guidare la nazionale transalpina al trionfo di Luc Leblanc nel Mondiale italiano di Agrigento del 1994, ancor meglio disimpegnarsi come apprezzato commentatore televisivo proprio al Tour de France.

Ma Bernard Thevenet è stato un grande… peccato che poi sia arrivato l’altro grande Bernard in maglia gialla.

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