Dmytro Grabovskyy (1985-2017) - L'abisso di Dima



«Aveva qualche problemino ma era davvero un buono»
– Paolo Bettini, suo ex compagno alla QuickStep

di CHRISTIAN GIORDANO ©
IN ESCLUSIVA per © Panache magazine - Rainbow Sports Books ©

Il nuovo Merckx. Un altro, l’ennesimo.  Se va male, il prossimo Jan Ullrich. Alla peggio, un altro Sergei Suchoručenkov.

Oro in linea con fuga solitaria a metà dell’ultimo giro davanti all’australiano William Walker e al russo Evgeny Popov e argento fra il russo Michail Ignatiev e il neozelandese Peter Latham nella crono di Casa de Campo ai Mondiali di Madrid 2005; e sempre contro il tempo, un argento iridato a Hamilton 2003 (dietro Ignatiev) e back-to-back europeo a Mosca 2005 e Valkenburg 2006; primo al Giro delle Regioni 2006; secondo – a 5” da Dario Cataldo – al Giro d’Italia dilettanti: Dmytro Grabovskyy da Under 23 ha un palmarès da predestinato, ma anche un «problemino» di cui il gruppo sussurra ma non parla. No, non è il doping, ma un altro male se possibile ancora più subdolo: la bottiglia. 

Ucraino di Sinferopoli, classe 1985, sembra il classico enfant prodige dell’Est che, giovanissimo, si trasferisce in Toscana per imparare il mestiere. Abita in una modesta casetta sul San Baronto, la salita fuori Lamporecchio preferita di Vincenzo Nibali quando abitava là, e fra i dilettanti domina per un team-satellite della superpotenza belga Quick-Step, la Finauto di Angelo Citracca e Luca Scinto, che da quelle parti è di casa.

In squadra ci sono anche Giovanni Visconti, come i fratelli Nibali un altro siciliano trapiantato lì da ragazzino, e Alessandro Proni. Con Visco il rapporto va e viene (anche se ancora oggi Giovanni è iscritto alla pagina facebook del Dmytro Grabovskyy Fans Club); con Ale sono quasi amici: quasi perché poi, oltre un certo limite, Grabo tira su la sua personalissima versione della cortina di ferro.

Il talento però è di grana finissima, e la casa madre lo firma come stagista nel 2006 – anno del back-to-back europeo a cronometro di Mosca – e poi lo blinda con un biennale. Sembra l’incipit di una favola dall’inevitabile lieto fine, invece è la porta dell’inferno.

Nell’inverno 2007 s’infossa con l’auto, e per poco non ci resta. Lui dice che correva troppo, ma circola voce che si fosse messo alla guida nonostante un tasso alcolemico cinque volte oltre il consentito. La stagione, neanche a dirlo, è già andata ancor prima di iniziare; colpa, in gruppo si sussurra e stavolta si dice, dell’incidente. 

La Quick-Step però in lui già non crede più, o forse non può aspettare uno che non è né sarà mai Soukho né Ullrich, figuriamoci Merckx. Riecco allora Scinto & Citracca, che intanto con lo co-sponsor ucraino Unione Industriale Donbass (ISD) hanno allestito una squadra Professional, la ISD. Sembra la classica seconda chance, per l’ex enfant prodige ormai perduto: «[Grabo] non è stato capito, ha qualche problemino, ma anche talento. Con noi tutto si sistemerà». 

Dima, invece, sprofonda sempre più. 
Nel 2009 due ricoveri per coma etilico. «Vino e birra. La vodka no, non mi piace – spiegava a Claudio Ghisalberti, inviato della Gazzetta dello Sport, a inizio gennaio 2010 – So che ho sbagliato, ma ora nel mio frigo c’è solo acqua. E non ho mai fatto uso di droghe. In Ucraina facevo tre allenamenti il giorno, la sera ero morto: non potevo che andare a dormire. Dopo, mi sono sentito troppo libero. Allenamenti il mattino, dopo pranzo andavo al mare: feste, donne, alcool».

La botta grossa, il punto di non ritorno, erano stati il «tradimento» della Quick Step nel 2008. «Mi avevano promesso di farmi fare il Tour, non mi ci hanno portato e io sono saltato di testa. E mi sono attaccato alla bottiglia. Ma ne uscirò, ne sono sicuro». Era un "Grabo" che ancora ci credeva, quello che si aprì con Ghisalberti della Gazza a inizio 2010, l’anno del suo miglior risultato nei pro’: il terzo posto in una tappa del Langkawi e la classifica scalatori alla Tirreno-Adriatico. 

«Stare a lungo senza correre mi ha portato un po’ di depressione. Mi sono sentito abbandonato. Allo sbando. Ora penso solo a pedalare». Funziona per un po’. La stagione 2011 con la squadra Continental della ISD che a fine anno si abbinerà alla Lampre, poi la nuova vita e il cambio di nazionalità in Israele con la Dynamo Racing nel 2013 e i genitori, la non fortunata esperienza nel triathlon, l’avventura cinese nello Jilun-Shakeland Team. L’ultimo dorsale a Odessa il 7 agosto 2016.

Nella notte del 23 gennaio 2017, la notizia che mai avresti voluto leggere. Ad Arad, cittadina israeliana prossima al Deserto del Negev, il cuore del 31enne Grabo s’era fermato per sempre. Non il suo ricordo. Era per tutti un ragazzo buono, e profondo. Come il suo abisso. 

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