Primoz di nome e di fatto
by Alberto Vigonesi
15 maggio 2016, CICLOWEB.IT
La particolare storia di Roglic, talentuoso saltatore diventato eccellente ciclista
Inizio febbraio, Volta ao Algarve. Ai giornalisti presenti dichiara: «È pazzesco immaginare di sfidare alla pari i ragazzi che sei abituato a vedere solamente in tv». Tre mesi più tardi non solo sei assieme a loro in gruppo; li batti tutti in una delle corse più importanti al mondo. La vita di Primoz Roglic è piena di sliding doors: il ventiseienne del Team LottoNL-Jumbo ha colto oggi nella cronometro toscana del Giro d’Italia la più grande affermazione della sua seconda vita sportiva, lui abituato da sempre a spiccare (letteralmente) il volo.
Da Primoz Peterka a Primoz Roglic, il trampolino come primo amore
Kisovec, 1997. Un bambino di otto anni si iscrive al locale club dedicato allo sport nazionale della Slovenia, il salto con gli sci. È l’inizio dell’epoca d’oro di Primoz Peterka, grande campione lubianese, l’eroe della repubblica da poco separatasi dalla Jugo che sta contando gli ultimi giorni della propria esistenza. È un baby campione Peterka: grazie al fatto che il movimento slavo non conosce un periodo fertile può debuttare a neppure diciassette anni sul Bergiselschanze di Innsbruck, una delle cattedrali della disciplina. Subito ottavo, questo Peterka, che sconquassa il panorama internazionale nelle successive due stagioni portandosi a casa altrettante Coppe del mondo, condendo il tutto con la conquista della Tournée dei Quattro Trampolini 1997.
Ha lo stesso nome del campione, Primoz Roglic, e in un giovinetto questa coincidenza non può che inorgoglire. Se poi dimostri che anche tu con i trampolini hai un bel feeling e bruci le tappe entrando nel settore giovanile federale a quattordici anni, ecco che la coincidenza appare più evidente. La prima gara internazionale è il 18 gennaio 2003, a Villach; sull’impianto carinziano è ventesimo nella prova di FIS Cup (il terzo e ultimo livello delle competizioni). I progressi sono costanti e già l’esordio in Coppa Continentale (il secondo circuito) è più che buono con il ventitreesimo posto. Primoz cresce, nel fisico, nell’età e nel livello sportivo. La prima vittoria giunge il 7 gennaio 2006: nel tempio del salto sloveno, Planica, Roglic batte la concorrenza nella gara dal trampolino normale dei più esperti connazionali Jure Sinkovec e Jernej Damian.
Una promettente carriera interrotta all’improvviso
Altra gloria un mese più tardi, nell’altro grande impianto nazionale: a Kranj è secondo nella prova mondiale juniores a squadre, dietro per un’incollatura all’Austria. Gli sloveni si rifanno con gli interessi un anno dopo a Tarvisio, dove sbaragliano la concorrenza giapponese e finlandese dando il terzo successo al proprio paese. Tutto procede per il meglio, e lo sbarco in Coppa del Mondo viene fissato per la fine della stagione 2007. Classica chiusura a Planica, stavolta però sull’imponente trampolino di volo Letalnica. Roba da scafati atleti, come Peterka, che ha già imboccato il viale del tramonto ma ancora si barcamena. Giovedì 22 marzo, primo salto di allenamento, pettorale numero 3: Roglic si prepara da stanga 12, due in meno rispetto a chi ha aperto la gara perché il vento è aumentato. Roglic parte e…
E appena uscito dal dente un’improvvisa folata da sotto gli toglie stabilità, portandolo in balia di Eolo. L’unico finale possibile è una rovinosa caduta con il volto sul ripido pendio; perde conoscenza, Roglic, fortunatamente per un breve lasso di tempo. Al pronto arrivo dei sanitari è già vigile, seppur intontito e ammaccato. Col morale a pezzi si dedica nella successiva estate alla riabilitazione: gli viene consigliato di tenersi in forma in bicicletta, in modo da presentarsi alla stagione successiva nel modo migliore. Nella quale ritorna ad indossare la tuta e ad attaccare gli sci alle proprie calzature; i risultati sono discreti, lontani però da quelli pre-incidente. La sua prima vita agonistica si chiude il 16 gennaio 2011, in Polonia: in FIS Cup a Szcyrk è diciassettesimo.
Le prime pedalate danno soddisfazione
Nel frattempo, si è allacciato un altro tipo di caschetto e ha vestito un altro tipo di tuta a fini per così dire terapeutico-ricreativi. Solo che ha rapidamente scoperto che pedalare è un’altra attività che gli calza a pennello. Ha iniziato ad appassionarsi al duathlon, disciplina derivata dal triathlon al quale però manca il segmento a nuoto; OK, la corsa a piedi è divertente e interessante, ma Roglic capisce di essere particolarmente portato per le due ruote. Smessi i panni del saltatore Roglic, dopo alcune prove di livello nel calendario nazionale nel 2011, trova spazio nel 2012 con una delle squadre tradizionali del ciclismo sloveno, la Radenska; nell’annata la formazione capitolina si dedica alle gare élite del proprio paese puntando su due giovani in particolare, Luka Pibernik e Jan Polanc.
Le buone prestazioni convincono il team leader del paese a metterlo sotto contratto: è l’Adria Mobil, che ha appena perso i capitani Kristijan Durasek e Marko Kump diretti nel World Tour con Lampre e Saxo-Tinkoff. La prima gara UCI a cui Roglic prende parte è il Porec Trophy del 10 marzo: termina 106°, nel gruppo dei migliori. Subito viene chiamato a destreggiarsi ad un livello superiore: la squadra lo schiera alla Settimana Internazionale Coppi & Bartali dove pedala per la prima volta assieme a campioni plurititolati come Ivan Basso e Damiano Cunego, Stefano Garzelli e Davide Rebellin. Conclude sessantesimo, a 25′ dal vincitore Diego Ulissi. Migliora a vista d’occhio nel corso dell’anno: al Giro di Slovenia è quindicesimo pur lavorando per il capitano Radoslav Rogina (che si aggiudica la corsa), mentre raccoglie la prima top 10 della carriera al campionato nazionale chiuso, al decimo posto.
L’Adria Mobil crede in lui: scommessa ripagata con gli interessi
Nuovo anno e nuove responsabilità: per il 2014 l’Adria Mobil gli permette maggior spazio di fare la propria corsa. E così, al decimo giorno di gara, arriva il primo successo da ciclista professionista: arriva per giunta in una corsa di categoria 2.1, seppur una delle meno popolate a livello qualitativo. Giovedì 8 maggio al Giro dell’Azerbaigian si disputa la seconda tappa, da Baku a Ismayili: soffia un forte vento, elemento che ancora una volta ha a che fare con la sua carriera da sportivo. Sfrutta le condizioni e, mentre il gruppo si fraziona in più tronconi, riesce ad avvantaggiarsi con l’australiano William Clarke e lo beffa in uno sprint a due. Al campionato nazionale di giugno è quarto, dovendo sacrificarsi per il leader Matej Mugerli. Entra nella fuga della prima ora al Giro del Medio Brenta e finisce tredicesimo.
Dà spettacolo la settimana seguente in Romania: al Sibiu Cycling Tour è secondo in due frazioni (in salita) su quattro chiudendo terzo in classifica generale dietro al compagno di squadra Rogina e a Rebellin. Per la seconda vittoria bisogna attendere l’ultimo giorno di agosto: a Novo Mesto, a poco più di 50 km da casa, conquista al termina di una cavalcata solitaria il Croazia-Slovenia, corsa che collega le due nazioni slave. Prosegue il momento buono al Giro del Friuli con due settimi posti nella tappa di montagna e nella classifica finale. Prende parte con il team al mondiale a squadre di Ponferrada; chiude la stagione a dicembre inoltrato in Qatar, al Tour of Al Zubarah, dove conquista un terzo posto nel prologo, un secondo nell’ultima tappa e la nona piazza finale.
Il 2015: il Giro di Slovenia e il grande salto
Se il 2014 era stato l’anno del primo approccio ad un buon livello, il 2015 è stata la stagione della sua esplosione definitiva: parte forte a marzo con il secondo posto al GP Izola dove perde lo sprint a due da Gregor Mühlberger, quindi all’Istrian Spring Trophy è quinto nella generale. Torna alla Settimana Internazionale Coppi & Bartali dove dà spettacolo nell’ultima frazione, andando in fuga e conquistando la maglia di miglior scalatore. A fine aprile è tempo della prima edizione del Giro di Croazia: riesce a cogliere la seconda piazza nella durissima salita di Ucka, che gli permette di conservare la medesima posizione anche nella classifica generale, alle spalle di Maciej Paterski. A inizio maggio tocca ad un nuovo viaggio in Azerbaigian: bissa il successo nella Baku-Ismayili, stavolta senza l’ausilio del vento. Vi aggiunge però, e non è cosa da poco, la conquista della classifica generale.
Ci ha preso gusto, Roglic: all’atteso Giro di Slovenia fa sua la frazione più dura, con l’arrivo a Trije Kralji dove ha la meglio su Mikel Nieve fresco reduce da un buon Giro d’Italia. Arriva anche la conseguente affermazione nella classifica generale per quella che, fino ad oggi, era stata la usa giornata perfetta. Anche a diverse miglia di distanza si mette in mostra: al Tour of Qinghai Lake si impone nella quinta tappa e chiude quarto in classifica, dove vince il suo compagno Rogina. Il finire della stagione lo vede poco impegnato, e il Gp di Prato rappresenta la sua ultima uscita in maglia Adria Mobil: il Team LottoNl-Jumbo ha messo gli occhi su di lui già da qualche mese ma ha deciso di sferrare l’affondo per accaparrarsi i suoi servigi per le stagioni 2016 e 2017.
Bene in Portogallo, stupendo in Italia: questo è Primoz
La formazione olandese decide di fargli subito assaggiare il ciclismo che conta con il Tour Down Under, dove si impegna in ruoli di gregariato prima di ritirarsi nel corso della quinta tappa per colpa di una caduta dopo 10 km. Dopo aver recuperato dalla lussazione alla spalla torna ad attaccare un numero sulla schiena in Portogallo, alla Volta ao Algarve. Ed è qui che lo sloveno si fa conoscere anche ai meno attenti: nella seconda tappa, conclusa sull’Alto da Fóia, è ottimo terzo alle spalle di Luis León Sánchez e Geraint Thomas; tra i nomi messi dietro, giusto per citarne alcuni, figurano quelli di Fabio Aru, Tiesj Benoot, Alberto Contador, Tony Gallopin, Thibaut Pinot e Ilnur Zakarin. Anche nella seconda frazione montagnosa, vinta da Contador, si comporta benissimo con un sesto posto di tappa che gli permette di chiudere quinto in classifica generale.
Partecipa alla Strade Bianche e alla Tirreno-Adriatico, ma non brilla. Ben diverso è il rendimento alla Volta a Catalunya, con il secondo posto nell’ultima frazione battuto in uno sprint a due da Alexey Tsatevich complice una poca attenta condotta nella preparazione della volata. Il Tour of Yorkshire è un riscaldamento in vista di quella che è il suo primo grande giro. E il resto è attualità, con quel centesimo scarso che gli impedisce di rovinare la festa olandese ad Apeldoorn e la successiva caduta ad Arnhem, che lo fa uscire di classifica e lo lascia ammaccato. Al secondo tentativo nella cronometro non ha però rivali: come ammesso ai microfoni, il meteo lo ha favorito rispetto agli altri specialisti partiti più tardi, regalandogli in maglia giallonera i primi baci delle miss.
Prima dei 40.5 km ondulati della cronometro del Chianti, Roglic aveva affrontato in carriera esercizi contro il tic tac di lunghezza non superiore ai 18 km. «È tutto splendido» dichiara in conferenza stampa, «mi sentivo bene e sapevo che avrei avuto una chance, ma questa è una grande sorpresa per me. Una cronometro è una sfida innanzi tutto contro se stessi e assomiglia molto al salto con gli sci». È ancora alle prime armi nel ciclismo che conta, e ha colto subito un successo nella corsa che, in tempi non sospetti (aprile 2013), indicava come la preferita fra tutte; il talento di cui è ben fornito e che ha mostrato ancora parzialmente non gli può precludere in futuro traguardi ancora ambiziosi. Intanto, per mettere le cose in chiaro, ha dato appuntamento a domenica prossima per la cronoscalata dell’Alpe di Siusi. Sempre che non abbia voglia di fare qualche scherzetto sulle prossime salite.
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