L'arcobaleno dell'eterno "Imbatido"
E al settimo podio, si riposò.
Due volte secondo, quattro volte terzo: Alejandro Valverde che correva dietro l'arcobaleno sembrava un bambino che non sa che l'unico modo di afferrarlo è voltare le spalle al sole. E così, a 38 anni, quando forse neanche lui ci sperava più, ecco l'occasione della vida: a Innsbruck, al mondiale forse più duro degli ultimi quarant'anni dopo Sallanches '80 e Duitama '95.
Sull'Höttinger Höll, dopo 255 km d'inferno e quasi 5.000 metri di dislivello, son saltati tanti big. Per primo il tri-campione del mondo uscente Sagan, ai -93 km. Nel finale anche il favorito Alaphilippe e la nostra prima punta Nibali, poi 49-esimo a 6'02". Il primo azzurro e' stato l'altro nostro capitano, Moscon, quinto a 13 secondi. L'Italia ha corso come meglio non poteva.
Davide Cassani sarà attaccato, come capita a ogni Ct. Ma questi ragazzi han dimostrato di avere cuore, testa e gambe. Hanno dato tutto. E forse di più. Sul podio con Valverde il francese Bardet e il canadese Woods. Quarto, uno strepitoso Dumoulin, che dopo la cotta sul muro di Höll (2.8 km all'11.5% di pendenza media e 28% di massima) ha avuto la forza di rientrare sui tre davanti. Quella forza mancata a Moscon, che qui pure abita, a 24 anni. E invece trovata, a 38, con una volata delle sue, dall'Imbatido.
L'eterno bambino per afferrare l'arcobaleno ha imparato a dare le spalle al sole. E quei (cinque) colori, su quel tracciato, non potevano fasciare spalle migliori.
DA INNSBRUCK, PER SKY SPORT 24, CHRISTIAN GIORDANO
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