FOOTBALL PORTRAITS - Zampagna, il bomber con la sciarpa (2008)
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intervista di CHRISTIAN GIORDANO
la Repubblica– ed. Bologna, 3 maggio 2008
Ha fama di Calciatore alla rovescia (azzeccato titolo della monografia dedicatagli da Sfide, su RAI Tre), e non solo per le reti in sforbiciata, tutte dedicate a mammà, Franca Mandoloni. E pare meritata per un 33-enne che nell’Atalanta in A segnava a raffica, prima di finire fuori rosa per una sfuriata con l’allenatore Luigi Del Neri e, a gennaio, in fondo al lotto in B col Vicenza, penultimo col Ravenna.
- Riccardo Zampagna, va bene andare controcorrente, ma non avrà esagerato?
«Per me l’immediatezza è la prima cosa. Io voglio tutto e subito. Il direttore Vignoni e Gregucci li conoscevo già, ci siamo parlati e mi hanno fatto un’offerta molto concreta (600 mila euro l’anno fino al 2010, nda), senza tante chiacchiere. è questo che più mi ha colpito».
- È vero che a gennaio era a un passo dal Bologna?
«Sì. Ma non c’era solo il Bologna, anche se a volermi erano più club di A che di B».
- Come titolare nel Torino o per la prospettiva di salire subito in A ha chiesto garanzie?
«Quando leggo o sento queste cose mi viene da ridere. Gioca chi merita, il resto sono stupidaggini. Il Vicenza era una nuova sfida. Questa categoria l’ho già fatta, e bene. La conosco. Per un attaccante come me è persino più dura della A: più botte, meno spazi e tempi di gioco, tanto agonismo. Ma se sto bene, il gol arriva».
- Sta bene, adesso?
«Non sono al 100% e il periodo non è positivissimo, ma per ora gli infortuni sembrano superati».
- Che cosa cambia dal 4-4-2 di Del Neri al 4-2-3-1 di Gregucci?
«Per me niente, faccio le stesse cose. Rispetto a come il capo (Del Neri) comandava là, cambia qualcosa per gli esterni, che devono giocare più larghi».
- Gregucci schiera tre trequartisti, Arrigoni oggi forse neanche uno. Che partita ne esce?
«Una battaglia. E la vincono gli uomini, con il cuore, al di là del modulo. Sarà durissima, loro sono strafavoriti ma noi non siamo qui in gita. Vincendo, saremmo salvi».
- E comincerete a programmare per la A?
«Piano. Il progetto c’è ma prima deve arrivare la salvezza».
- Che cosa farà da grande?
«Non ci penso sennò mi butto giù. Le emozioni che il calcio mi dà non le proverò in nessun’altra situazione. Mi piacerebbe un posto dove poter contare. Ma sarà difficile».
- Soprattutto per uno poco diplomatico.
«Lo so. Dico solo che mi piacerebbe. Per guidare un gruppo ci vuole uno tosto. Ma io santi protettori non ne ho mai avuti. E credo proprio che non li avrò mai».
CHRISTIAN GIORDANO
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