EL PARRICIDIO
di CHRISTIAN GIORDANO ©
Guerin Sportivo ©
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Il 5 settembre 1993 al Monumental di Buenos Aires, la cancha del River Plate, la lanciatissima Argentina – fresca vincitrice della Copa América in Ecuador e imbattuta da 33 partite – deve superare la Colombia nell’ultima gara delle eliminatorie sudamericane per il mondiale di USA ’94.
Del Gruppo 1 fanno parte anche Perù (già fuori causa) e Paraguay, ma la corsa si fa dura perché al mondiale accede direttamente solo la prima, la seconda dovrà giocare lo spareggio con la vincitrice del raggruppamento oceanico. Nello stadio che quindici anni prima vide i padroni di casa laurearsi campioni del mondo, tutto fa pensare a una passeggiata degli uomini guidati da Alfio “el Coco” Basile. I cafeteros, che all’ingresso in campo sono subissati di fischi, derisi e insultati, hanno però idee diverse.
Del Gruppo 1 fanno parte anche Perù (già fuori causa) e Paraguay, ma la corsa si fa dura perché al mondiale accede direttamente solo la prima, la seconda dovrà giocare lo spareggio con la vincitrice del raggruppamento oceanico. Nello stadio che quindici anni prima vide i padroni di casa laurearsi campioni del mondo, tutto fa pensare a una passeggiata degli uomini guidati da Alfio “el Coco” Basile. I cafeteros, che all’ingresso in campo sono subissati di fischi, derisi e insultati, hanno però idee diverse.
La partita scivola senza sussulti fino al 41’, quando Rincón, schierato da Maturana dietro due punte di ruolo, sorprende Ruggeri e infila Goycochea. Nella ripresa i colombiani dilagano in contropiede (pardon, ripartenza), alternando conclusioni di potenza a giocate di gran classe. Con la squadra arroccata davanti all’insuperabile Perea, e sfruttando la sapiente regìa di Valderrama, vanno a rete i tentacoli del Pulpo” (polpo) Asprilla, due volte (50’, 76’), Rincón (74’) e “el Tren” Valencia (86’). Argentina 0, Colombia 5: una partita incredibile, salutata dagli applausi dallo stesso pubblico, tutto in piedi, che non aveva risparmiato agli ospiti la propria ostilità.
Due giorni dopo, il settimanale El Gráfico esce con una copertina nera e un titolo a caratteri cubitali: «¡Vergüenza!», vergogna. A pagare per tutti è “Goyco”, esposto al pubblico ludibrio televisivo e agli strali lanciatigli dal “monumento” José Francisco Sanfilippo da "Tiempo Nuevo", il programma condotto da Bernardo Neustadt.
In Colombia, è festa nazionale e si parla di «parricidio». Mezzo secolo prima erano stati loro, gli argentini Pedro Pedernera, Di Stéfano, Rossi, Rial, Pontoni e Moreno, i padri del fútbol venuti a miracol mostrare a Bogotá, Cali, Medellín. Adesso, lo spettacolare “mostro” che quei fuoriclasse avevano generato costringeva i loro discendenti a richiamare Maradona per superare l’Australia (1-1 a Sydney con rete di Balbo, 1-0 di “Batigol” Batistua a Baires) e andare in America.
Potenza del "pazzo felice", Francisco "Pacho" Maturana.
Il tabellino
5 settembre 1993, Buenos Aires (stadio Monumental)
ARGENTINA-COLOMBIA 0-5 (0-1)
Argentina (4-4-2): Goycochea – Saldaña, Borelli, Ruggeri, Altamirano – Zapata, Redondo, Simeone, Leonardo Rodríguez – Medina Bello, Batistuta. Ct: Basile.
Colombia (4-3-1-2): Óscar Córdoba – Herrera, Perea, Mendoza, Wilson Pérez – L. Alvárez, Gómez, Valderrama – Rincón – Asprilla, Valencia. Ct: Maturana.
Arbitro: Ernesto Filippi (Uruguay)
Reti: 41’ e 74’ Rincón, 50’ e 76’ Asprilla, 86’ Valencia.
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