Sta nascendo un vivaio per giovani corridori. Lo hanno inventato Boifava & Prandelli


Un'idea rubata al calcio: una squadra professionistica decide di curare i ragazzi fin dai 13 anni e di seguirli per evitargli inutili sforzi prima del tempo. Per i migliori: professionismo assicurato

Boifava non ha avuto grande fortuna nelle corse. È anche stato in coma e ha chiuso prestissimo. Al volante dell'ammiraglia ha subito dato dimostrazione di serietà ed ha portato nell'ambiente nuove idee: questa è senz'altro clamorosa


di Beppe Conti
BiciSport, n. 12 / dicembre 1980


Tra mille progetti fumosi e già superati prima ancora d'ssere attuati, fra innovazioni che abortiscono prima ancora d'essere considerati tali, per fortuna nel ciclismo c'è anche chi fa sul serio. Un esempio? L'inoxpran di Davide Boifava e Angelo Prandelli.

La novità è ghiotta e quanto mai interessante. Hanno deciso, i due, di creare un vivaio di giovani, sull'esempio delle società calcistiche. Un'idea che rappresenta un grosso passo avanti verso un ciclismo moderno e non più arcaico, diciamo pure un ciclismo con frontiere nuove.

Davide Boifava è personaggio che nella sua nuova veste di tecnico ha assunto ben presto, forse prima ancora di quanto fosse lecito penare, una fisionomia ben precisa. Come corridore durò lo spazio d'un paio di stagioni, il tempo d'illudere se stesso e tanta gente. Poi, cominciarono i guai, la cattiva sorte lo prese di mira e soltanto adesso sta ridandogli il mal tolto.

Davide Boifava cominciò alla grande, maglia rosa al Giro già alla seconda tappa, a soli 23 anni nel '69, la stagione del debutto. Vinse quell'anno il Giro del Lussemburgo ed il titolo italiano dell'inseguimento. Fece piangere Merckx al Trofeo Baracchi. Eddy non riusciva a reggerne la ruota, tanto Davide era scatenato nella cronocoppie di chiusura. Ed al traguardo Eddy si scusò in lacrime.

L'anno dopo vinse il Giro di Romagna, perse il Romandia per soli 3" e la Molteni... lo lasciò a casa dal Giro. Era la Molteni dei quattro moschettieri nostrani.

«Io e Basso avremmo dovuto correre il Tour - ricorda Davide con amarezza -, Dancelli e Vianelli il Giro. Andai in Francia di malavoglia, magari anche poco preparato. E alla decima tappa tornai a casa. Ripresi ad allenarmi e mentre il Tour stava finendo caddi in allenamento rischiando addirittura la vita».

Già, una settimana in coma, trauma cranico e commozione cerebrale, una brutta frattura occipitale ed una contusione alla coscia che gli causò un'ernia tendinea, quel malanno che lo condizionò per il resto dei suoi giorni passati in bicicletta.

«Nel '71 - continua a ricordare Davide - vinci la crono del Giro. Ero passato alla Scic. Poi, risltati a sprazzi, fino al '78, la stagione della chiusura. Ma soprattutto, dal '74 al '78 ben quattro operazioni alla gamba, due volte a Mantova, una a Roma e una a Vienna».

Come dire che non era più il caso a quel punto di insistere con le corse. Ma l'idea di diventar diesse neppure sfiorava Davide in quei tempi. I suoi ricordi, il suo racconto, toccano la storia di ieri, Giro d'Italia nel '78, arrivo sul Bondone, trionfo della Vibor della quale faceva parte come corridore, agli ordini dell'amico Italo Zilioli, altro diesse di fresca nomina. Al Bondone, dunque, trionfo Vibor con Panizza e Visentini davanti a tutti. Davide ricorda:
«C'era al seguito quel giorno il povero compianto Angelo Prandelli. La Selle Royal, se ricordi, era abbinata con l'Inoxpran al debutto in campo professionistico. Io in quei giorni avevo appena deciso di smettere di correre a fine stagione. Il povero Angelo la sera in albergo mi chiama e mi fa: per la prossima stagione faremo una squadra professionistica tutta nostra e mi piacerebbe che tu fossi il nostro direttore sportivo in bicicletta, per addestrare i giovani da vicino. Gli risposi che avevo già deciso di chiudere. Mi invitò ad andarlo a trovare in ufficio a Giro concluso. E lì mi fece la proposta: se smetti perché non diventi diesse? Mi sembrava un impegno un p' gravoso, gli proposi di sentire Albani, se poteva in qualche modo darmi una mano, pur non venendo sempre alle corse».

Ed eccolo al volante dell'ammiraglia di Battaglin. Quali le prime difficoltà? Tante, troppe quando si devono gestire i soldi altrui e si vuol dimostrare fiducia al patron. Ma i risultati sono da sempre la milgior medicina. E con i corridori? Obietto a Boifava che tanti suoi colleghi, forse anche lui stesso, chissà, non hanno peso, non hanno sufficiente potere decisionale con i corridori. Rischiano d'essere i loro press agent, più che dei veri tecnici. Davide interrompe: 

«Il rapporto diventa molto difficile con un corridore quando fino a ieri hai cors con lui in mezzo al gruppo. Bisogna usare a volte l'amicizia per non fargli pesare il fatto che sei diesse. Io poi non impongo mai niente a corridori di un certo calibro. Preferisco che sbaglino da soli pr capire. È accaduto con Battaglin. Preferivo che non disputasse il Giro di Sardegna. Ha voluto farlo ugualmente e s'è beccato la tendinite. Ha capito e da quel giorno, per tutta la stagione non ho più avuto problemi nel farmi ascoltare, da lui e dal resto della squadra». 

Siamo all'idea rivoluzionaria, che merita d'essere incoraggiata, della quale si deve parlare in termini d'elogio. La creazione d'un vivaio. Boifava e Prandelli si sono guardati attorno con desolazione. Dal giorno in cui Saronni (che come stradista dilettante non era certo un pezzo pregiato del mercato) è esploso al debutto tra i prof, tutti sono andati a caccia di un altro possibile Saronni, del futuro, facendo aumentare a dimsiura i prezzi d'acquisto.

«Paghi a peso d'oro un dilettante - si sono detti patron e tecnico dell'Inoxpran - e poi magari dopo un paio di mesi nella nuova categoria, scopri che è già bruciato, che ha già dato il meglio di sé, che quando vinceva non andava a benzina normale ma a super, che il fisico ormai risente di certi strapazzi e di certi abusi. Anche se l'età è relativamente giovane».

In primavera debutterà con l'Inoxpran il chilometrista olimpico Guido BontempiÈ costato 15 milioni di lire. Saranno soldi spesi bene? Sarà un buon stradista tra i prof?

Per evitare interrogativi di questo genere ad ogni acquisto, ecco la creazione dei vivai.

«Quando non c'è l'assillo di un bilancio da salvare, anche se non arriva la vittoria va bene lo stesso - dice Davide - ed il giovane può maturare con tranquillità. Nel bresciano di ragazzi che promettono e che amano la bicicletta ne trovi tantissimi. Non era giusto lasciarli perdere».

L'Inoxpran avrà così dalla prossima primavera [1981] una squadra di dilettanti di prima e seconda serie. La dirigerà Ferruccio Manza, iridato della cento chilometri nel '64 ad Albertville. E una squadra di dilettanti juniores, diretta da Pietro Tinchetti, che correva tra i dilettanti con Boifava. Ma non basta. Per pescare davvero alle radici, è stato deciso un gemellaggio con il G.S. Nuvolento, il paese di Davide. Si tratta di un sodalizio che cura gli esordienti e gli allievi in attesa di consegnare quei giovani all'Inoxpran. Così la catena sarà chiusa. Un giovane debutta a 13 anni tra gli esordienti e sa già cosa l'attende. Gli insegnano a non forzare più del lecito, a non correre con troppa frequenza, a vivere insomma l'età più delicata, per un atleta ma anche per un uomo, in serenità e salute. Non c'è bisogno di strafare per aumentarne la quotazione. Il posto tra i prof è già assicurato in partenza. E i soldi spesi per quei giovani, sarann in ogni caso soldi spesi bene.

Non è il caso, singori patron appassionati di ciclismo, di copiare l'idea di Prandelli e di Boifava?
BEPPE CONTI

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