Già spezzato il volo di Titì Henry


Mai tornare dove si è stati felici. Thierry Henry ha voluto provarci lo stesso, a costo di scottarsi se non proprio bruciarsi, sulla sua prima panchina da capoallenatore. E' durata 104 giorni, più veloce delle volate in campo aperto che l'hanno reso celebre.

Più a Montecarlo e a Londra-nord sponda gunners che a Torino, Barcellona e New York. Lo doveva, forse, al club del Principato che l'ha scoperto e lanciato dopo la non facile adoelscenza con un padre-padrone alla Agassi e l'alienante fabbrica di talenti di Clairefontaine.

Lì al Monaco, il futuro Titì ancora crossava da ala destra per il gemello Trezeguet. Insieme nel 97 vinsero titolo e supercoppa di Francia. E da ala floppò alla Juve prima di diventare l'uomo-gol dei record all'Arsenal di Wenger. Lo stesso alsaziano che al Monaco allenava la prima squadra quando Henry era all'ultimo anno nelle giovanili.

Dopo tre anni da super talent di Sky Sports UK come risposta, per ruolo e carisma, all'iconico Gary Lineker della BBC, da luglio 2016 si era concentrato sulla carriera di allenatore.

Due anni da assistente per l'attacco nel Belgio di Roberto Martínez culminati col terzo posto mondiale di Russia 2018. Il 13 ottobre scorso firmava fino al 2012 come rimpiazzo dell'esonerato Leonardo Jardim.

Due punti nelle ultime 5 di Ligue 1, il penultimo poso in campionato, l'uscita dalla (Champions con 3 sconfitte su 4 con Bruges, Atlético Madrid e Dortmund) e ora dai 16-esimi di Coppa di Francia (KO per 3-1 col Metz) tre giorni dopo l'umiliante 1-5 con lo Strasburgo in Ligue 1, e infine l'assenza di miglioramenti nonostante l'arrivo dell'ex compagno Cesc Fàbregas, ne hanno sancito il capolinea. E l'investitura ad interim per un altro ex monegasco, Franck Passi.

Ora, a 41 anni, Henry dovrà ancora una volta reinventarsi. L'ha sempre fatto, imparando dagli errori. In campo dopo la mano d'Irlanda che eliminò il Trap, come nella vita: con le battaglie civili per vedere di più la figlia Tea dopo il doloroso divorzio da Claire; e quelle sociali contro il razzismo e la discriminazione. A patto però di aver imparato la lezione: mai tornare dove si è stati felici.
PER SKY SPORT 24, CHRISTIAN GIORDANO

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