Visentini - Gli sono saltati i nervi nel giorno destinato alla sfida con Moser


Bicisport n. 7, luglio 1984

Seduto sul sedile posteriore dell'ammiraglia, Roberto Visentini, con lo sguardo fisso nel vuoto, mostrava ancora la tensione che lo aveva tradito appena la strada iniziava a salire verso Selva Gardena. Davide Boifava, fuori, sotto gli occhi avviliti e sorpresi degli sponsor, cercava di offrire ai giornalisti spiegazioni convincenti.

Quando nella discesa di Montemarcello si era tuffato verso Lerici su strade bagnate ricche di curve pericolose, aveva aggiunto ancora più convinzione alla sua speranza di fare propria la maglia rosa. Sul lungomare di Lerici aveva conquistato la sua prima vittoria in una gara in linea e guadagnato 39" sui rivali. Tutto si metteva bene. Anche Battaglin, attardato nettamente in classifica, era pronto a dargli una mano per fargli conoscere quelle quelle emozioni che lui stesso nel 1981 aveva provato nella stessa Arena di Verona.

Poi qualcosa non aveva funzionato nella cronometro di Milano. Moser con una ruota lenticolare aveva "castigato" tutti e già questo non lo aveva digerito molto perché la convinzione che il mezzo avesse aiutato l'uomo oltre il parametro normale, lo indispettiva.

Ma la cosa che lo aveva mandato su tutte le furie, l'aveva vista il giorno prima sulla salita del Tonale: mentre insieme a Fignon pedalava su quei tornanti, aveva visto di sotto delle moto che favorivano l'inseguimento di Moser. Anche il francese aveva visto ed aveva imprecato a lungo. Insomma il progresso lavorava per Moser, Torriani aiutava Moser, le moto favorivano Moser, tutto il suo lavoro e le speranze che aveva si scontravano contro un muro di nome Moser.

All'arrivo aveva detto tutto al microfono di De Zan. Quella stessa mattina Cannavò, direttore della Gazzetta dello Sport, il giornale che organizza il Giro, lo aveva violentemente attaccato. Visentini si era sentito prigioniero di un meccanismo disposto ad accettare, aiutare, favorire e applaudire solo Moser. Non ha retto. È crollato.

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