IN FUGA DAGLI SCERIFFI - Lo sfregaselle del decennio
Simone Basso
IN FUGA DAGLI SCERIFFI
Oltre Moser e Saronni: il ciclismo negli anni Ottanta
Prefazione di Herbie Sykes
Rainbow Sports Books, 160 pagine - kindle, amazon.it – € 9,90
Definire l’atleta più rappresentativo degli Ottanta è impresa controversa e alquanto scivolosa. Se ci si basa sul palmarès, la supremazia di Hinault è indubbia.
Definire l’atleta più rappresentativo degli Ottanta è impresa controversa e alquanto scivolosa. Se ci si basa sul palmarès, la supremazia di Hinault è indubbia.
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Facendo l’avvocato del diavolo, rileggendo quei tempi con un microscopio elettronico, si potrebbe anche obbiettare sugli avversari battuti dal Tasso in alcuni grandi giri: Joop Zoetemelk, Lucien Van Impe, Wladimiro Panizza, Robert Alban, Tommy Prim.
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Non a caso il bretone, in parabola discendente, fece la cinquina al Tour (1985) senza Laurent Fignon nel plotone e con Greg LeMond, vicecapitano de La Vie Claire, profumatamente pagato per scortarlo fino al traguardo.
Per rappresentare al meglio l’epoca rimangono dunque tre nomi: Sean Kelly, che quantitativamente non ebbe rivali, Fignon e LeMond. Gli ultimi due caratterizzarono il decennio in maniera contraddittoria e decisiva, non soltanto attraverso vittorie e sconfitte, ma anche con i rispettivi incidenti che cambiarono il corso degli eventi agonistici.
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Nel 1980 LeMond corse, in Europa, per il club parigino US Créteil. Quando rientrò, dopo un viaggio negli States, firmò per la Renault-Gitane di Cyrille Guimard che sconfisse la concorrenza di Peugeot e La Redoute.
Greg, ragazzino di Carson City nel Nevada, iniziò a interessarsi alla bici dopo aver assistito a una gara locale, svoltasi nel deserto.
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Prima degli spari nella riserva californiana, Greg LeMond corse tutto il calendario come d’uso per i campioni di quel tempo.
Regolarista potente, a suo agio un po’ ovunque, magari privo di grande fantasia ma infaticabile nel timbrare il cartellino del plotoncino davanti.
Poi, costretto anche dalle conseguenze di quell’infortunio, divenne il precursore involontario (?) del ciclismo anni Novanta; quello che porterà al prototipo armstronghiano di corridore monouso, all’insegna di una specializzazione esasperata e avvilente.
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