SEVENTIES - Dave "Spike" Armstrong, Boro scatenato


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David “Spike” Armstrong (Durham, 26 dicembre 1954) al Middlesbrough detiene un record difficilmente superabile. In sette anni col club del Teesside, 356 presenze consecutive presenze fra campionato e coppe da esterno sinistro di centrocampo. Ovvio l’altro suo nickname a imperitura memoria: Mr Consistent, il signor Continuità.

Al Boro da quando aveva nove anni, professionista dal Capodanno 1971, debutta in campionato diciassettenne, nel marzo 1972, contro il Queens Park Rangers.

Già titolare in prima squadra con Jack Charlton manager, nel marzo successivo, dopo aver saltato la trasferta di Huddersfield Town, comincia la fenomenale striscia che durerà fino al match col Nottingham Forest del settembre 1980, quando, per la prima volta in sette anni e mezzo, il suo nome non sarà a referto. Un sacco bello, quel Boro molto Seventies: in porta Jim Platt, John Craggs e Frank Spraggon terzini, Spike a metà campo e Alan Foggon centravanti.

Nazionale inglese Under 23 e “B”, nel maggio 1980 è nella selezione maggiore che Bobby Robson schiera a Sydney contro l’Australia. Sarà il suo unico cap da giocatore del Middlesbrough, gli altri due (contro la Germania Ovest e il Galles) arriveranno ai tempi del Southampton.

Nell’ottobre 1980, appena 25-enne, viene omaggiato con un’amichevole testimonial, la Jack Charlton’s Little Gem, contro il Boro 1973-74, quello della promozione. 

Neanche dodici mesi dopo, e 77 gol in 431 partite, viene ceduto ai Saints per 600 mila sterline. E alla faccia del loro calcio ultradifensivo, nell’81-82, la sua prima stagione al "The Dell", segna - da centrocampista - addirittura 15 gol. Kevin Keegan ne fa 28, e i Saints volano in testa per due mesi salvo poi chiudere settimi.

Con veterani pazzi per le corse (di cavalli) come lo stesso Keegan, Mick Channon (futura superstar pure da allevatore) e Alan Ball, quel Southampton somigliava però più a un Jockey Club di ippica amatoriale che a un club di football professionistico. 

Tanto più con Lawrie McMenemy come manager. «Dicevano che l'allenamento veniva fissato fra una riunione ippica e l'altra, ed era vero - racconterà Spike - Lawrie però sapeva il fatto suo. Per quanto strano possa sembrare, l'allenamento era di altissima qualità. Kevin e Alan pretendevano il massimo. Le sessioni di solito erano brevi, ma tiratissime».

Mancino naturale finissimo, visione di gioco da regista laterale, Armstrong sa ricoprire vari ruoli, e l’innato carisma ne fa una ovvia scelta per la fascia di capitano. 

Dopo 262 gettoni però, stavolta per una disputa contrattuale (e perché per Steve Nicholl era ormai tappezzeria), se ne va al Bournemouth, dove - nel 1987, con 2 gol in nove presenze di campionato - un infortunio a una caviglia gli farà chiudere la carriera.

Dopo un passato nel commerciale al Waterlooville, incarico avuto grazie alle esperienze come dirigente sportivo nelle Hampshire Schools e al Reading come impiegato nelle pubbliche relazioni del club, ancora oggi vive al sud. E segue il Southampton come commentatore per delle radio locali.

Nella sempiterna attesa che, ai Saints o agli Smoggies (contrazione di smog monsters, spregiativo per i tifosi del Middlesbrough coniato da quelli del Sunderland, certo non invidiosi dell'inquinamento industriale petrolchimico e dell'acciaio del Teesside, nel nord-est dell'Inghilterra, nda), qualcuno si ricordi di lui.
Christian Giordano
Indiscreto.it

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