IN FUGA DAGLI SCERIFFI
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Simone Basso
IN FUGA DAGLI SCERIFFI
Oltre Moser e Saronni: il ciclismo negli anni '80
Rainbow Sports Books, 176 pagine, 23 euro
Prefazione di Herbie Sykes
Storie di campioni, meteore e falsi miti di un decennio che ha cambiato per sempre la storia del ciclismo italiano e internazionale. Simone Basso, penna finissima, le tratteggia con la passione dell'innamorato ferito. E con il rigore e la competenza di chi, cresciuto respirando quelle gesta, quei luoghi, quella fatica, non poteva che raccontarli per mestiere.
Non solo Moser e Saronni, Hinault, LeMond Fignon ma anche i flahutes, il piccolo mondo antico degli italiani, i cantori e i mammasantissima del gruppo, gli scapigliati, il vento dell'Est, la Nuova Frontiera di aussie e americani, i gregari, l'altra metà del cielo, i templi sacri. Un piccolo capolavoro. Da leggere e rileggere, perché la memoria è un muscolo: e va allenata.
Negli anni Ottanta lo sport, quasi tutto, visse il suo zenit. Il calcio di Maradona e Platini e il basket NBA più bello di sempre, l’ultima boxe dei semidei e l’atletica della Guerra Fredda, le rivalità feroci di sci alpino e tennis, la Formula Uno e il motociclismo che ancora appartenevano a piloti e centauri.
Un decennio che parve infinito, cristallizzato nel suo splendore, a volte luciferino e con segnali evidenti dell’imbarbarimento prossimo.
Il passare di quell’era del ciclismo fu come un salto inconsapevole di anni-luce, un’epopea che modificò il senso del tempo di questo impareggiabile sport: in due lustri ci si ritrovò ad ammirare un’altra dimensione della bicicletta agonistica.
L’Italia invece si rinchiuse nelle sue alte mura medievali, coltivando un’idea provinciale del movimento.
L’ambiente, sostenuto da media compiacenti e compiaciuti, divenne autarchico e autoreferenziale: l’occasione perfetta, per sfuggire alle frustrazioni, si verificò con la genesi spontanea ma non troppo di un duopolio di comodo. Moser e Saronni furono l’effetto-placebo perfetto per un ciclismo italico in grave crisi d’identità.
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