Sport e Covid19, chi si ferma e chi no


La margherita che ogni innamorato dello Sport mai avrebbe voluto sfogliare:

m'ama, non m'ama in tempi - ufficialmente PANDEMICI - di Coronavirus significa, nell'ordine: SI FERMA, NON SI FERMA.

Le prime positività di giocatori NBA, il francese Rudy Gobert e a ruota Donovan Mitchell, suo compagno negli Utah Jazz, ha spazzato via all'istante le ultime resistenze del Commissioner Adam Silver: stagione NBA sospesa da subito.

La chiusura della NBA ha fatto da catalizzatore all'effetto-valanga che tra mercoledì e giovedì ha portato allo stop di tutte le maggiori leghe professionistiche statunitensi attive in stagione (quindi NHL e MLS), più la NCAA che poche ore prima aveva già deciso di cancellare i Tornei di Conference e giocare a PORTE CHIUSE la "March Madness" di college basketball, sia maschile, sia femminile.

Si fermano anche l'ATP nel tennis almeno fino al 20 aprile; la stagione del rugby Pro14;

e come la MotoGP anche la Formula Uno si ferma, dopo la positività di un meccanico in auto-quarantena come tutta McLaren in vista del Gran Premio di Australia.

Primi positivi anche in Serie A - Rugani della Juventus e Gabbiadini della Samp; e in Zweite Bundesliga, Timo Hubers dell'Hannover.

Fa riflettere che a voler fermarsi ci siano arrivati prima oltreoceano che in troppe parti della vecchia Europa, dove solo in giornata hanno annunciato lo stop la Eredivisie e l'Eurolega (dopo la positività di Trey Thompkins del Real Madrid e la quarantena anche della squadra di calcio che usa lo stesso centro tecnico di Valdebebas). 

Il tutto prima che scendesse in campo una Europa League mutilata della duplice sfida italo-spagnola Inter-Getafe e Roma-Siviglia; a 72 e 48 ore dal ritorno degli ottavi di Champions in un surreale mix fra porte chiuse e un Anfield col pienone delle grandi serate di coppa.

Lo stesso ciclismo che ha già rinviato Strade Bianche, Tirreno-Adriatico e Sanremo, in Belgio ha sospeso le corse fino a tutto marzo (quindi Gand-Wevelgem del 29 compresa) ma continua a correre in Francia, dove Bonifazio ha vinto la quinta tappa. 

In questo scenario di allerta globale si fa sempre più assordante il silenzio di UEFA e UCI, i cui presidentissimi Ceferin e Lappartient - con l'immobilismo delle loro pachidermiche istituzioni - fanno assurgere anche predecessori come Johansson e Verbruggen alla statura di un Churchill.

PER SKY SPORT 24, CHRISTIAN GIORDANO
12 marzo 2020

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