Visentini vuol partire con la bici a pallone
Ma la giuria non lo autorizza ad usare la bicicletta con la ruota lenticolare anteriore molto larga ed il telaio carenato con la struttura portante. Altri corridori usano telai inclinati, a sezione stellare, con triangoli di lega, e ruote lenticolari molto diverse tra loro. Qualcuno calza perfino il casco aerodinamico...
Bicisport, speciale 1985 - supplemento a Bicisport n. 6 giugno 1985
Lo scorso anno a Verona si è posto per la prima volta il problema della tecnologia del record dell'ora applicata all'attività su strada. Si stava concludendo il Giro ed ancor prima della clamorosa impresa di Moser, si valutava quanto le ruote lenticolari avevano già influito nelle cronometro precedenti, consentendo a Moser di accumulare un vantaggio che avrebbe poi dovuto rivelarsi determinante. Ad un anno di distanza, c'è stata l'evoluzione che era lecito attendersi. Tante industrie ciclistiche, colte impreparate lo scorso anno, si sono prontamente impegnate nella ricerca e così quest'anno al prologo del Giro si sono potuti vedere i frutti di questa ricerca.
Il fatto più clamoroso è certamente stata la bicicletta realizzata dalla FIR e da Battaglin per Roberto Visentini. Il telaio è costituito da una doppia lamina di carbonio di forma quadrangolare irregolare a sezione piuttosto larga, capace di garantire una agevole penetrazione. Le ruote sono lenticolari, ma quella anteriore ha una bombatura centrale molto pronunciata, fino a sembrare una palla. Questa ruota particolare servirebbe a garantire una maggiore stabilità e probabilmente anche a proteggere le gambe dal vento. Il peso oscilla intorno ai tredici chili. La giuria non ne ha consentita l'utilizzazione perché non autorizzata a preventivamente dall'UCI.
Visentini, che l'ha provata per due settimane, sostiene che i vantaggi che è possibile trarne sono notevolissimi. Nella galleria del vento avrebbe fornito una migliore penetrazione pari al 20%.
Altre squadre hanno preferito muoversi in ambiti più sicuri. La Rossin, con le quali corre la Murella di Pedersen e Paganessi, aveva dei triangoli di lega negli angoli del telaio, capaci di garantire una maggiore rigidità del telaio evitando anche delle turbolenze intorno ai tubi.
La Del Tongo ha usato per i suoi uomini più importanti le Colnago Master con i tubi a sezione stellare, con il telaio inclinato davanti per favorire la migliore penetrazione nell'aria. La bicicletta, che non rappresenta una novità, perché Colnago l'aveva realizzata già lo scorso anno presentandola al Salone da Colonia, era stata però utilizzata da Saronni solo due volte.
Per il resto si è vista la grande differenza tecnologica tra il materiale di cui disponevano le formazioni italiane, anche le più piccole, e quelle straniere. Le squadre italiane, sia che avessero telai inclinati che tradizionali, si avvalevano comunque di tubi crono e di ruote lenticolari prodotte da Ambrosio, Nisi, FIR, utilizzate su entrambe le ruote o soltanto sulla posteriore.
Tra le formazioni straniere, tecnologicamente si sono distinte la La Vie Claire e la Skil, mentre la colombiana Varta ha gareggiato con biciclette Alan tradizionali, che non erano specificamente attrezzate per una crono.
Da segnalare che la squadra di Hinault e LeMond ha corso il prologo con un casco che nella forma ricorda molto quello scartato da Moser per il record dell'ora.
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