Addio a Casillas, la leggenda del Santo paratore
Stavolta, la prima e l'ultima in trent'anni, è stato lui, il Santo, a invocare i suoi devoti. E non il viceversa.
Iker - per tutti "San" - Casillas li ha ringraziati tutti - blancos, rojos, dragoes - con una lunga, accorata lettera. Una preghiera laica di un Prescelto che oltre al dono innato ha avuto in sorte anche le durezze della vita. In campo e fuori.
Per precocità, talento, carattere e longevità è stato il Buffon di Spagna. L'uno si è sempre rivisto nell'altro.
Caratteri diversi, stessa classe. Pari pressioni ambientali, a volte oltre a quelle che, al Real come alla Juve, e in nazionale, la fascia di capitano comportano.
L'esposizione mediatica di un amore glamour con tanto di "Beso del Mundial" alla futura moglie Sara Carbonero. Le questioni di salute familiari.
I problemi al cuore come spartiacque della carriera. Da calciatore la sua sembrava finita, invece si è concesso un dorato tramonto al Porto.
Il suo sogno di bambino - poi diventato realtà - è stato però il Madrid, di cui è stato l'incarnazione stessa del Senorio Blanco.
Quella sorta di "stile Real" che neanche 19 titoli e 725 presenze in 25 anni possono misurare. E che non si ha, si è.
Un Iniesta madrilista rispettato, se non amato, persino in Catalogna al tempo dei Clasicos più infuocati.
È forse questo il suo lascito più grande, insieme con la personalità, la completezza, l'equilibrio più ancora che la reattività, e la straordinaria capacità di "coprire" lo porta.
"Non conta il meta, ma il viaggio e chi ti accompagna. E posso dire, senza esitazione, che il percorso e la meta sono stati quelli che sognavo".
Gracias a te, Iker.
PER SKY SPORT 24 ©, CHRISTIAN GIORDANO ©
martedì 4 agosto 2020
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