Kwiatkowski & Carapaz e Il libro degli abbracci


Il libro degli abbracci - al Tour - si arricchisce di un nuovo, esaltante capitolo. Ma un finale così nemmeno Eduardo Galeano avrebbe potuto inventarselo.

Buona la terza, per il Team Ineos-Grenadiers che, il giorno dopo aver perso il suo capitano Egan Bernal, azzecca la fuga giusta con Michał Kwiatkowski e Richard Carapaz.

Tappa al polacco iridato a Ponferrada 2014, maglia a pois all'ecuadoriano, vincitore del Giro 2019; e quello che - al suo primo Tour - forse più di tutti meritava il successo parziale, se non altro per averci provato due volte in altrettanti tapponi. 

Finale scritto da ordini di scuderia, e di gerarchie: epilogo tutt'altro che inedito nella storia del ciclismo.

Al Tour dei veleni '86, Bernard Hinault e Greg LeMond si fecero immortalare mano nella mano in cima all'Alpe d'Huez: tappone al bretone, Tour all'americano già in giallo, e ricambiato - controvoglia - dal Tasso per la Grande Boucle dell'anno prima.


Volate - si fa per dire - quelle fra Mapei: Museeuw-Tafi-Bortolami alla Roubaix '96, ordine, si disse, deciso al telefono dal patron Giorgio Squinzi; 


più vero lo sprint alla Liegi 2002 di Paolo Bettini su Stefano Garzelli, ma lì il Grillo avrebbe vinto comunque.

A due giorni della cronoscalata di La Planche des Belles Filles, Primož Roglič - quarto al traguardo scortato da Wout Van Aert - sembra padrone del Tour: e pare deciso anche il podio, con Tadej Pogačar che insegue a 57" e Miguel Ángel López terzo a 1'27". Già contenti di aver scritto anche loro (tre) pagine memorabili nel libro degli abbracci - letali - degli Jumbo-Visma.

PER SKY SPORT 24, CHRISTIAN GIORDANO
giovedì 17 settembre 2020

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