Pogačar & Roglič: sloveni, vidi, vici


Tadej Pogačar & Primož Roglič. Come nel loro campionato nazionale, ma in ordine inverso.

Il Tour de France parla sloveno, e a neanche metà corsa di big ne saltano almeno un paio per tappa.

Nella seconda e ultima pirenaica, 153 km dalla classica Pau a Laruns, con l'inedito Col de la Hourcere e il finalone sul Muro del Marie Blanque, scappa via ai -80 km una delle rivelazioni di questa atipica Grande Boucle, lo svizzero Marc Hirschi, che i 4 moschettieri - Roglič, Pogačar, Bernal e Landa scattati ai -20 km - hanno ripreso a -1,7 km dal traguardo dove in volata lo battono i due sloveni che all'ultima scollinata - involontariamente - per poco non si buttavan giù a vicenda.

Saltati l'ex leader Adam Yates e Miguel Angel Lopez, il baby-fenomeno della UAE (22 anni il 21 settembre), in due giorni ha recuperato metà degli 81" persi nei ventagli di Laveur.  E ora è settimo a 44" dalla nuova maglia gialla Roglič, che comanda con 21" su Bernal e 28" su Martin.


L'immagine triste però in casa UAE - e seconda solo agli attacchi diretti di chi, per ruolo, esperienza e carisma, meglio dovrebbe proteggerlo - è quella di Aru ultimo davanti all'auto-scopa. Staccatissimo prima ancora delle salite, e del suo mesto, inevitabile, ritiro. 

Poteva e doveva succedere in gare di avvicinamento, magari a un Giro di Slovenia. Non al Tour. Figuriamoci a questo Tour.

PER SKY SPORT 24, CHRISTIAN GIORDANO
domenica 6 settembre 2020

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